Sedato a distanza con dardi sparati da una cerbottana, trascinato in canile, strappato alla sua vita di cane libero e accudito dalla comunità per finire i suoi giorni terrorizzato e ferito, poche ore dopo essere stato accalappiato.
Castel Madama, in provincia di Roma, è sotto choc dopo la morte di Cucciolone, un cane anziano che da anni viveva libero, catturato in modo brutale dopo alcuni esposti e nonostante il parere contrario della gran parte dei cittadini. La sua storia è stata denunciata dall’Enpa di Roma, che ha già chiesto tramite un avvocato di indagare sulle modalità di cattura e sulle circostanze in cui Cucciolone è morto.
La cattura di Cucciolone: «Inseguito da persone in tuta mimetica stile Rambo»
Il cane è stato accalappiato il pomeriggio dell’11 febbraio con una cattura che da chi ha assistito è stata definita “stile Far-West”, come raccontano gli operatori dell’Enpa: «Sarebbe stato inseguito per il paese da alcuni addetti, probabilmente riconducibili a una ditta in appalto, in tuta mimetica “stile Rambo” con fucili tele-narcotizzanti, e sarebbe stato narcotizzato ben tre volte – riferiscono – ciò gli avrebbe provocato in primis vomito e delle ferite sanguinanti, come dimostrano le foto che ci hanno inviato».
Cucciolone era «un cane anziano, buonissimo, non ha mai dato fastidio a nessuno nei tanti anni vissuti per strada accudito da molte persone», raccontano ancora da Enpa, riferendo come rientrasse di fatto nel profilo del cane libero accudito, riconosciuto dall'Art. 9 della Legge Regionale 34/97 in applicazione alla Legge Quadro n. 281/91. Il suo status però non è mai stato formalizzato, anche se le richieste avanzate negli anni da diversi cittadini e volontari al Comune di Castel Madama sono state numerose. Negli ultimi mesi Enpa aveva incontrato diverse volte l’assessore all’Ambiente Angelo Moreschini proprio per discutere della questione, ma nel frattempo è accaduto qualcosa che ha segnato il destino di Cucciolone.
«Lo scorso ottobre dei ragazzini gli hanno buttato dei petardi contro, l'unica sua reazione è stata ringhiare – spiegano dall’Enpa – Questo sembrerebbe sarebbe bastato per decretare la sua cattura e deportazione per detenzione a vita. È stato prelevato dal suo ambiente cruentemente, addormentato con una cerbottana neanche fosse una "fiera”. Il tutto è anche successo in pubblica piazza, all'uscita della scuola davanti ai bambini rimasti sgomenti e tra le proteste dei cittadini indignati che hanno anche provato ad inseguire il furgone che lo ha prelevato per portarlo" in galera”».
La morte in canile dopo la cattura
La notizia della morte è arrivata il giorno dopo la cattura, e ha sollevato un’ondata di proteste da parte della comunità di Castel Madama. L’Enpa è decisa ad approfondire l’accaduto e a capire se ci siano responsabilità, e ha lanciato un appello a chi ha assistito alla cattura affinché riferiscano quanto visto: «Chiediamo ai testimoni oculari di quel disgraziato pomeriggio, che ci risulta siano molti, per favore di farsi avanti e contattarci per aiutarci e contribuire a che sia fatta giustizia per Cucciolone. Potete contattarci scrivendo a: roma@enpa.org».
La storia di Cucciolone e la sua fine mettono in evidenza ancora una volta, e nella maniera più brutale possibile, la complessità del fenomeno del randagismo e la questione della gestione dei cani di quartiere.
La legge regionale sui cani liberi accuditi
Nel Lazio la legge regionale 34 del 1997 in materia di tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo stabilisce al comma d) dell’articolo 2 «la creazione della figura del cane di quartiere», e all’articolo 3 che «è riconosciuto al cane il diritto alla vita in condizioni di benessere, sia in stato di libertà che nel periodo di ricovero nei canili».
L’articolo 9 è poi interamente dedicato ai cani di quartiere: «Laddove si accerti la non sussistenza di condizioni di pericolo per uomini, animali e cose, si riconosce al cane il diritto di essere animale libero. Tale animale viene definito cane di quartiere», recita la legge, chiarendo poi che «le condizioni che rendono possibile il riconoscimento del cane di quartiere vengono definite dal servizio veterinario dell'azienda Usl di riferimento, in accordo con le associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali di cui all'articolo 23, comma 1, operanti sul territorio. Tali associazioni propongono al servizio veterinario dell'azienda Usl di riferimento il riconoscimento dei singoli animali, dei quali assumono l'onere della gestione e la responsabilità».
Nel caso di Cucciolone, il fatto che per molti anni abbia vissuto come cane libero, pur senza mai ufficialmente essere riconosciuto (e iscritto all’anagrafe canina) lascia intuire che avesse tutti i requisiti per essere definito tale. La decisione di catturarlo, secondo l’Enpa, deriva dunque dall’episodio dei petardi, cui il cane avrebbe reagito – comprensibilmente – ringhiando spaventato. Senza però aggredire nessuno, né durante né dopo l’episodio (non esistono segnalazioni in merito), e riprendendo a vivere la sua vita accudito dalla comunità di Castel Madama.
Appare inspiegabile dunque la cattura, e in quelle modalità, alla luce del lungo periodo in cui Cucciolone è rimasto a vivere sul territorio pur senza riconoscimento ufficiale dello status di cane libero. La morte in canile invece appare quasi scontata se si tiene conto delle modalità di cattura di un cane anziano: sedato tre volte, inseguito, traumatizzato, ferito e poi rinchiuso in un ambiente estraneo e ostile.