A raccontare a Kodami la storia di Brie è la sua umana Veronica che vive a Milano in compagnia di una famiglia molto numerosa: Afrodite, Pastore Tedesco di 4 anni, e Fred e Barney, due Pastori Maremmani di 9 anni.
Come è iniziata la storia con Brie?
La nostra storia con Brie nasce più o meno un anno fa. Era il 18 ottobre quando vidi il suo musetto su un gruppo Facebook dedicato ai rescue di Pastori Tedeschi. Fra i tanti, troppi annunci, mi imbatto nel suo che era accompagnato da un accorato appello: “adozione del cuore, cucciole di appena due mesi verranno soppresse perché affette da mega esofago”. In quello stesso periodo stavo affrontando un dolore immenso: erano gli ultimi giorni in cui, sera dopo sera, rientravamo dall’hospice dove era stato trasferito il mio più caro amico. Era terminale. In quei pomeriggi in cui l’autunno si faceva più vivo e il freddo via via più pungente, e la pioggia seguiva i colori mutevoli del periodo, pensavo che non potevo lasciare che un esserino tanto piccolo dovesse essere condannato per un “difetto di fabbrica”.
Senza dire niente al mio compagno, decisi di inviare la presentazione all’associazione che aveva in carico le piccole Brie e Brema, sottolineando che avrei preferito che la cucciola, una in particolare mi aveva colpita subito, trovasse casa nelle vicinanze per evitarle una staffetta difficile fino a Milano. Raccontai anche tutto ciò che stavo attraversando, senza nascondere nulla. Sapevo, razionalmente, che non era il momento ottimale per un quinto cane. Ma sapevo anche che non avrei permesso che un problema allo stomaco potesse non lasciare scampo. Chiesi allora informazioni più dettagliate sulla condizione delle cucciole, lastre comprese. Decisero di lasciarmi incontrare Brie perché arrivata prima fra le richieste di preaffido.
Di quali patologie soffrivano le due cagnoline?
Il timore era quello che potessero morire per polmonite ab ingestis, la conseguenza più comune e letale delle forme di mega esofago congenite, specialmente nei primi mesi di vita. Il mio veterinario, consultandosi anche con uno specialista gastroenterologo, mi rassicurò dicendo che assolutamente non si trattava di un cane sul quale attuare eutanasia. Da quel punto, l’associazione, dopo il controllo pre affido, mi ha messa in contatto con l’allevatrice che mi ha spiegato come farla bere, limitatamente e con cucchiaio, e mangiare, in una sorta di seggiolone di fortuna entro il quale farle tenere la posizione di busto e zampe sollevata “in piedi”, tenendola per almeno 45 minuti al caldo e a riposo per la digestione. Nonostante le reticenze della mia famiglia, ho deciso che la piccola, se l’adozione fosse andata a buon fine, sarebbe entrata nella nostra casa. Anche io ho una patologia invalidante all’intestino, ma per questo dovrei essere condannata?
Come si è svolta l'adozione?
Ottenuti i lascia passare per l’arrivo, inizialmente Brie sarebbe dovuta arrivare in macchina tramite associazione, poi rimandarono a una staffetta il 4 novembre, poi fu nuovamente spostata al 18 novembre. Nel giorno in cui ha compiuto tre mesi, lo stesso che sarebbe dovuta essere soppressa, la nostra Brie, soprannominata poi Hebe Artemide, è arrivata, portataci a casa da una volontaria. Un lunghissimo ed estenuante viaggio per lei, affamata e spaventatissima. Aveva le zampe deboli, non deambulava bene.
Come è andato l'ingresso in famiglia?
L’incontro con l'altro nostro cane Afrodite è stato meraviglioso, come lo è tuttora il loro rapporto. Come vere sorelle. Preciso che il 5 novembre il mio amico se ne è andato, e il suo arrivo è stato un rimedio al dolore e alla tristezza di quel lungo periodo. Gli accorgimenti stessi per tenerla in forze, le pappe frullate, le ore a coccolarla prima di dormire e la costruzione del suo seggiolone, nonché i timori costanti, sono stati utili affinché la rabbia confluisse in un’opera di cuore. E dopo i vari e costosi controlli con veterinario e gastroenterologo, per lei ci è stata consigliato una dieta a base di carne tritata fresca, 500g al dì e polenta o riso stracotti, così che non avvertisse la sete, ai quali integrare piano piano patata e/o zucca. Piangeva per uscire dal suo trono, dove mangiava, perché voleva giocare come tutti i cuccioli. Poi è arrivata la scoperta più bella a 10 mesi, con l’ultima lastra: la scomparsa della patologia e la possibilità di una vita normale. L’alternativa sarebbe stata comunque continuare a farle consumare il cibo in posizione sollevata per due volte al giorno.
Qual è il messaggio più importante da far arrivare alle persone in questo caso?
La nostra storia testimonia di come si possa vivere e non solo convivere con un cane affetto da mega esofago, passando dall’imboccarlo piano piano, “sacrificando” tempo e denaro in modo consapevole, costruendo o acquistando strutture idonee per lui o lei, e realizzando quali difficoltà possano esserci, comprese le paure costanti. Noi siamo stati fortunati e travolti dalla sua enorme voglia di vita e di salvezza. Perché se è vero che si è trattato di un’adozione del cuore, è pur vero che ciò significa che il cuore te lo salvano. A ogni carezza, penso a quanto mi abbia aiutata a superare i pianti: a ogni cucchiaiata, a ogni minuto speso con lei perché stesse tranquilla, a ogni scodinzolante timida leccata sul viso, le lacrime erano meno copiose. Non penso, a oggi, di aver mai fatto una scelta di pancia, timore e affetto a monte, apparentemente incosciente, tanto giusta per me quanto adottarla e volerla a tutti i costi nelle nostre vite.