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22 Ottobre 2021
17:55

La storia di Birba e Giovanni: la cagnolina muore un mese dopo la morte del suo pet mate

La cagnolina Beagle Birba è morta meno di un mese dopo la scomparsa dell’umano di riferimento, Giovanni Cerutti: secondo il figlio Massimo giorno dopo giorno si è lasciata andare, affranta per la perdita del suo pet mate con cui aveva condiviso ogni istante della sua vita. Una conferma degli studi che parlano della capacità degli animali di provare dolore per un lutto.

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Credit: Facebook @Massimo Cerruti

Morta a pochi giorni dalla scomparsa del suo umano, quell’uomo che seguiva «come un’inseparabile ombra», con cui aveva condiviso ogni singolo momento della sua vita: si potrebbe dire che è morta di dolore Birba, la cagnolina Beagle al centro di una vicenda che ha commosso centinaia di persone.

La storia l’ha raccontata Massimo Cerruti, consigliere comunale dei Cinque Stelle del Comune di Asti, che ha recentemente perso il padre: «Birba era la sua cagnolina – ha spiegato – Pur essendo in ottima salute, non ha retto al dolore e così, appena si è resa conto di non poterlo mai più rivedere, in pochi giorni dopo di lui si è lasciata andare anche lei per raggiungerlo ancora e sempre, ovunque fosse». Giovanni Cerruti è morto lo scorso 27 settembre, e Birba lo ha seguito meno di un mese dopo: nessun problema di salute, ha sottolineato il figlio di Giovanni, Massimo. Semplicemente, la cagnolina sembrava avere perso la voglia di vivere, sino a quando non ha smesso per davvero.

La storia di Birba e di Giovanni ha commosso e intenerito, mentre Cerrutti ha voluto lanciare un appello: «Non sottovalutiamo mai il profondo affetto, l’amore vero, totale e incondizionato che i nostri amici animali sanno provare per noi. Ciao Birba, salutaci papà». Quando accaduto non dovrebbe d’altronde stupire. Da anni scienziati e ricercatori supportano l'idea, tramite evidenze scientifiche, che gli animali possano provare dolore emotivo e siano consapevoli della morte.

Il primatologo Frans de Waal, per esempio, parla di consapevolezza dell’ineluttabilità, riferendosi ad animali che mostrano chiaramente di essere consapevoli del fatto che l’altro non tornerà più. E di come i cani in particolare sembrino in grado di capire la morte dell’umano di riferimento, e di soffrirne, nel corso degli anni sono arrivate decine di testimonianze. Basti pensare alle storie di quei cani che per anni ritornano sul luogo di sepoltura del compagno umano, o in luoghi simbolici per la relazione che si è creata: il caso più eclatante è sicuramente quello di Hachiko, l’Akita diventato famoso in Giappone per l’abitudine di tornare ogni giorno in stazione, luogo in cui aveva visto per l’ultima volta il suo compagno umano.

A oggi resta da chiarire se questa consapevolezza derivi da una comprensione effettiva della situazione, se si tratti di esperienza o di semplice intuizione. La certezza però resta che sentimenti ed emozioni così viscerali e primarie con il dolore sono universali, e reciproche: così come alcuni Paesi si stanno muovendo per riconoscere l'estremo dolore che arreca la morte di un animale (prima tra tutte la Colombia, in cui si discute dell'approvazione di una legge che consenta due giorni di congedo dal lavoro), è fondamentale riconoscere che il lutto negli animali, proprio come negli umani, lascia segni evidenti e tangibili.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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