Perdere i genitori è devastante, per ogni essere senziente. Perderli nel corso di una guerra, a causa di un bombardamento dal quale non sono riusciti a sfuggire, quando tu sei ancora un bambino e oltre alla perdita si aggiunge la paura di una vita senza i riferimenti affettivi più importanti durante la crescita, è probabilmente un dolore che rischia di annientare.
Il protagonista di questa storia terribile è un bambino ucraino, salvato dal rogo della cittadina di Bakhmut in cui genitori hanno perso la vita, uccisi da una granata russa. La notizia arriva da un post su Telegram della Polizia Nazionale Ucraina e racconta anche di un altro protagonista, il cane Bassotto compagno di vita del piccolo. È proprio grazie a lui, infatti, che il bimbo salvato grazie all’intervento dei poliziotti e portato in salvo a casa della zia, sta recuperando la serenità dopo quanto accaduto.
«La polizia ha salvato dal rogo di Bakhmut un bambino i cui genitori sono stati uccisi da una granata russa – spiega il post su Telegram – Bohdan, 8 anni, è rimasto solo sotto i bombardamenti in un'area quasi senza accesso. Suo padre e sua madre sono morti per strada a causa di ferite da schegge. La donna era incinta di sette mesi. Il ragazzo si trovava in quel momento a casa di un vicino. Avendo saputo che i suoi genitori e il fratello o la sorella non ancora nati erano stati uccisi, Bogdan è scappato, ha preso una bicicletta ed è andato in quel posto. Le forze dell'ordine hanno rischiato la vita, ma hanno tolto il bambino orfano da sotto il fuoco. Hanno dovuto superare una parte della strada a piedi, lasciandosi alle spalle l'autoblindo».
E' lo stesso post sull’app di messaggistica utilizzata da 500 milioni di persone al mondo a sottolineare anche il ruolo di Rem, il Bassotto, indicandolo come colui che «assistendo costantemente il ragazzo, ha contribuito a lenire il suo dolore emotivo».
Siamo nel campo minato delle notizie che, arrivando direttamente dalle parti in causa coinvolte nel conflitto, rischiano sempre un uso strumentale dei sentimenti e delle relazioni fra uomini e animali. Ma storie come questa cosa possono dirci rispetto al ruolo di “salvatore” che un cane può assumere nei confronti di un bambino così fortemente provato emotivamente e certamente traumatizzato in modo terribile?
Cani da supporto emotivo, l'etologa: «Il loro affetto conforta e rassicura»
«Il sostegno deriva in modo spontaneo dalla vicinanza, dalle attenzioni che il cane riserva alla persona», spiega l’etologa Federica Pirrone del comitato scientifico di Kodami. Inoltre, secondo l’esperta, va considerata anche «la necessità da parte del cane di essere accudito, che "distrae" la persona e le dà uno scopo nella vita, oltre a conferire un senso di responsabilità, nel complesso innalzandone l'autostima e rafforzandone l'autoefficacia», ovvero la percezione che ognuno possiede rispetto alla propria capacità di organizzare le attività e di raggiungere obiettivi.
Il cane può offrire quindi un supporto ad un bambino così traumatizzato, già soltanto con la sua presenza che necessita cure e attenzioni e che, quindi, offre al bambino stesso un’immediata sensazione di utilità. «Se il cane è particolarmente interattivo – aggiunge Pirrone – si trasforma anche in un veicolo di affetto e contatto fisico che ha sicuramente un effetto rassicurante e di conforto. Il tutto senza mai giudicare».
Che i cani posseggano delle particolari capacità di empatia e di sostegno nelle difficoltà è una teoria ormai largamente comprovata, tanto che negli ultimi anni sono stati molti i casi in cui queste “caratteristiche” sono state sfruttate al meglio in caso di disastri naturali, guerre o attacchi terroristici.
«Si tratta di situazioni in cui ai cani viene insegnato a supportare le persone in difficoltà, quelle con stress post traumatico per esempio. In questo caso si tratta di comportamenti appresi. È la situazione dei cani d'assistenza – aggiunge Pirrone – addestrati ad aiutare in casa e per strada le persone con difficoltà motorie o sensoriali. Ma ormai si sta andando proprio nella direzione di una "figura canina" più specifica per la sfera psicologica, chiamata "cane da supporto emotivo". Ma non esiste ancora un registro ufficiale».
È il caso, ad esempio, degli otto Golden Retriever, addestrati negli Stati Uniti per aiutare le persone a superare momenti drammatici e gravi traumi, che sono stati inviati a Uvalde, in Texas, luogo della strage nella scuola elementare. Per loro è nata addirittura un’unità, la K-9, di cosiddetti “cani di conforto”, un servizio lanciato nel 2008 dal Lutheran Church Charities (LCC), la Chiesa Luterana, che ne fa un gruppo a disposizione per gli interventi post eventi traumatici in grado di entrare in azione in tutta la Nazione.
L’addestramento specifico per le zone di guerra
«Quando si parla di cani da supporto emotivo – spiega Pirrone – allora è bene che siano scelti sulla base di una personalità socievole nei confronti delle persone, equilibrati e con la tendenza a non preoccuparsi davanti alle novità e alle "stranezze", nonché a tutti gli stimoli ambientali e sociali che possono incontrare, anche quelli di intensità medio elevata (es., rumori forti)».
È quello che succede per esempio ai cani utilizzati sui fronti di guerra. L’Ucraina, che nell’ultimo anno si è trasformata nello scenario di scontri più vicino al nostro Paese, ha costretto a rimodulare l’addestramento a cui erano sottoposti i cani del progetto "Cani per le persone". Lanciato da Four Paws nel 2004 con il suo programma AAI (Animal assisted intervention) che addestrava ex cani randagi e grazie ad un'équipe mobile forniva sessioni di terapia in centri speciali per bambini con disabilità.
L’arrivo della guerra ovviamente ha cambiato le priorità e ad esempio Busia, un Pastore Tedesco, ha imparato a fornire anche supporto emotivo e prevenzione del disturbo da stress post-traumatico (PTSD) ai militari delle Forze Armate dell'Ucraina feriti e in cura presso l'ospedale di Vinnytsia. Anche in questo caso l’addestramento è lungo e meticoloso, come aveva raccontato a Kodami James Pirnay, responsabile del Community Engagement di Four Paws.
«In primo luogo, vengono selezionati e addestrati i cani adatti al compito, utilizzando metodi basati sul benessere, come il rinforzo positivo. Dopo circa dodici mesi di preparazione e addestramento, vengono valutati la salute, il temperamento e il comportamento – afferma l'esperta – I cani pronti per il lavoro rimangono calmi in tutte le situazioni. Ad esempio, una sedia a rotelle o le stampelle non sono fastidiose per il cane. È anche importante che il cane voglia lavorare con gli estranei, sia gentile, facilmente avvicinabile e non mostri segni di aggressività. Per lui il lavoro non deve mai essere un peso».
«In quest’ultimo caso di cronaca che riguarda il bambino ucraino sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia, poiché si fa riferimento alla semplice convivenza con il cane – conclude Federica Pirrone – l'unica cosa che conta è che il bambino è per il cane ciò che gli rimane della sua famiglia, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche o comportamentali».
Quasi uno scambio alla pari, quindi. Un rapporto di mutuo soccorso affettivo che sta salvando entrambi: il bambino a superare il suo stress da trauma terribile e devastante; il cane a ritrovare nel bambino quella famiglia con cui aveva vissuto fino a quel momento ormai definitivamente scomparsa e di cui il bambino rappresenta l’unica e ultima insostituibile presenza.