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11 Aprile 2022
16:03

La storia del capovaccaio Sara, il primo nato in cattività a formare una coppia in natura

Sara è un capovaccaio di sette anni cresciuta in cattività che, liberata in natura, ha formato una coppia. A raccontare la sua storia è Guido Ceccolini, responsabile dell'associazione CERM che da anni lavora per la salvaguardia di questa rara specie.

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Una nuova coppia di capovaccai nidificherà nel nostro Paese. Si tratta del capovaccaio Sara, nata in cattività e liberata nell'ambito del progetto di reintroduzione pluridecennale di questa specie, e del suo nuovo partner, un esemplare selvatico: dopo ben 19 anni dall'inizio delle reintroduzioni abbiamo le prove che un capovaccaio nato in cattività e rilasciato in natura ha finalmente formato una coppia stabile. A renderlo noto è Guido Ceccolini, presidente dell'associazione CERM Centro Rapaci Minacciati che da anni gestisce la riproduzione in cattività della specie ed il rilascio in natura degli individui.

Il capovaccaio (Neophron percnopterus) è un piccolo avvoltoio del Vecchio Mondo, un rapace in pericolo di estinzione secondo la IUCN.

La "fortunata" protagonista di questa storia si chiama Sara ed è un capovaccaio di sette anni liberata in Puglia, nella suggestiva Gravina di Laterza pochi mesi dopo la nascita. È stato possibile seguire tutti gli spostamenti di questo avvoltoio grazie alla radio GPS di cui è stata munita prima della liberazione.

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Un capovaccaio adulto

Guido Ceccolini ci ha raccontato così la vita di Sara: «Sara ora si trova nella Basilicata centrale. Non posso indicarvi il luogo preciso per ragioni di sicurezza: c'è molta gente che incuriosita da questi animali vorrebbe avvicinarsi a loro, e se disturbati i capovaccai abbandonano i nidi con facilità».

Il capovaccaio Sara

Nel suo primo anno di vita Sara, verso la fine dell'estate, ha iniziato una lunga migrazione volando prima in Sicilia e poi in Libia, «sorvolando più di 550 chilometri di mare in un solo giorno». Dalla Libia poi è scesa a sud e si è fermata in Niger, rimanendo in Africa per i primi tre anni di vita. «La dispersione giovanile è un comportamento comune dei giovani capovaccai. Nei primi anni di vita gli animali effettuano dei lunghi viaggi per poi stabilirsi in un territorio per diverso tempo. In questo caso Sara si è spostata solo durante i periodi estivi, probabilmente per il troppo caldo, passando la torrida estate sub-sahariana nel nord dell'Algeria».

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Sara nel 2015 poco prima della sua liberazione in natura. Sulla zampa destra è possibile notare l’anello di riconoscimento

Dal 2019 invece Sara è tornata a migrare regolarmente nel nostro paese «La prima volta che è tornata in Italia, tra aprile e maggio del 2019, è arrivata fino in Toscana stabilendosi infine nella sua zona preferita, la Basilicata. Ora ogni primavera torna lì, sorvolando mare e deserto per migliaia di chilometri».

Ma come mai proprio la Basilicata? «Il territorio interno della regione è ancora molto naturale, con una bassa densità demografica. Vi si pratica ancora l'allevamento tradizionale, garantendo agli animali la giusta disponibilità di carcasse. Poi c'è bisogno di pareti rocciose indisturbate adatte alla loro nidificazione». Negli ultimi anni però, anche questo piccolo "paradiso" sembra essere minacciato dalla crescente presenza umana: «purtroppo ora per i capovaccai è difficile trovare siti adatti: molte pareti si sono "riempite" di scalatori. Si dovrebbero vietare le scalate da febbraio ad agosto».

Negli scorsi anni Sara ha frequentato un'area dove è già presente una coppia. Oltre alle 8-10 coppie presenti in Sicilia, in Italia peninsulare si contano al 2021 solo tre coppie: una in Calabria e due in Basilicata. «Incrociando le dita, quest'anno potranno diventare quattro: dopo un tragitto di 2800 km, a marzo Sara è tornata dall'Africa in compagnia di un partner».

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Il percorso di ritorno effettuato da Sara quest’anno per tornare in Italia

Se confermata nei prossimi mesi, quella di Sara sarebbe la prima riproduzione accertata in natura in Europa di un capovaccaio nato in cattività. «Anche se è probabilmente già successo con altri nostri esemplari liberati dal 2003 in poi, questa volta abbiamo la conferma grazie alla sorprendente durata del GPS di cui è stata dotata alla nascita».

Altri capovaccai famosi

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I capovaccai possono superare il mediterraneo compiendo spostamenti di centinaia di km in un solo giorno

Ma la storia di Sara è solo una delle tante vicende che Guido Ceccolini può raccontarci, nella sua più che ventennale esperienza nella conservazione di questa specie, assieme alla moglie Anna Cenerini: «far riprodurre i capovaccai in cattività non è affatto semplice. Sono animali monogami, e la scelta del partner è più difficile in ambiente non naturale. Quando poi uno dei due partner viene a mancare, per riformare una nuova coppia possono passare anche anni, ma non è impossibile – Ceccolini ci ha raccontato poi di altri esemplari famosi che lui e sua moglie sono riusciti ad allevare – La mamma più "prolifica"  del nostro centro era Elena che ha dato alla luce ben 27 piccoli prima con Modesto e poi, dopo la morte del primo "marito", con un altro maschio, Salvatore, di origini calabresi, sparato in natura e non più capace di volare. Negli ultimi anni Elena, vecchissima e non più in grado di deporre uova fertili, ci ha aiutato nella cova di uova di altre coppie problematiche, fino alla sua morte di vecchiaia pochi anni fa».

«La nostra ospite più anziana si chiama Nina ed ha la bellezza di 43 anni», un età che purtroppo, come ci spiega, «è difficile da raggiungere in natura per gli innumerevoli pericoli in cui incorrono durante la migrazione. La zona più insicura per la specie, in Italia è la provincia di Trapani, dove fu sparata Chiara, un avvoltoio che si preparava a sorvolare lo Stretto di Sicilia». Oltre al bracconaggio, un altro grave pericolo sono le linee elettriche su cui gli animali rimangono folgorati: «Si dovrebbero isolare i fili vicino alle strutture portanti delle linee a media tensione: moltissimi uccelli si posano su pali o tralicci, toccano le ali col filo e ricevono scosse di 15mila volt. Purtroppo i costi per gli interventi sono molto alti: si dovrebbero isolare migliaia e migliaia di chilometri di linee elettriche in tutto il paese».

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Un capovaccaio su un traliccio dell’alta tensione in Ungheria

Questo problema è affrontato in una delle principali azioni di un importante progetto comunitario, il progetto LIFE Egyptian vulture che dal 2017 porta avanti attività come l'isolamento delle linee elettriche, la lotta all'avvelenamento e al bracconaggio e la liberazione di altri individui.

Ceccolini poi conclude raccontandoci la storia di Diego, «un giovane di tre anni che dopo essere stato liberato in Italia ha visitato i cieli dell'est Europa spingendosi fino in Ungheria e Romania. È sceso poi in Grecia, da lì in Egitto ed ora si trova in Ciad».

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