Il suo destino ormai era già scritto: non avendo trovato una nuova famiglia pronto ad accoglierlo, per Bear, questo cane di 11 anni, era arrivato il momento dell’eutanasia. Ma grazie a Madeline, una volontaria del rifugio che lo ospitava, è riuscito a salvarsi proprio quando per lui sembrava non esserci più alcuna speranza. Come racconta Madeline, infatti: «Quel giorno stavo facendo volontariato al rifugio BARC e ho visto Bear: era uno dei cani più tristi che avessi mai incontrato».
Dopo aver vagato per anni tra le strade del Texas vivendo da cane libero, Bear era stato prelevato e affidato a un rifugio di Houston, in cerca di adozione, dove, trascorso il periodo utile per trovare una nuova casa, era stato messo in lista per essere soppresso. La pratica dell'eutanasia, purtroppo, negli Stati Uniti è ancora molto diffusa: si stima che nel 2019, nei primi otto mesi dell’anno, siano stati soppressi circa 733.000 cani e gatti. Un numero calato notevolmente grazie all’opera di sensibilizzazione degli animalisti se si pensa che negli anni ‘70, ogni anno gli animali uccisi con un’iniezione letale erano 13 milioni e mezzo.
«Bear era una delle 28 vite che dovevano essere soppresse quel giorno. Sono andata da lui. Era immobile e stanco, non muoveva neanche la testa». Quando Madeline è entrata nella sua gabbia, Bear ha subito cambiato atteggiamento: quel semplice gesto sembrava aver riacceso in lui la voglia di vivere. Così, continua Madeline: «Ho deciso di portarlo fuori per vedere come si comportava. Quando siamo andati fuori si è letteralmente trasformato. Gli piaceva un sacco stare fuori e giocare con me».
Poco dopo ha iniziato a prendere confidenza con la donna e, una volta arrivati all’esterno del rifugio, ha iniziato a saltare, a giocare e a divertirsi come non faceva da tempo. Oggi Bear è un cane pieno di gioia ed è stato adottato da una famiglia che lo riempie d’amore. Tutto grazie a un singolo atto di gentilezza, che gli ha donato una seconda possibilità di tornare alla vita.