“Osya è a casa”: con un video di pochi secondi in cui la vicedirettrice del museo Yulia Malinina, lo abbraccia commossa, è arrivato il lieto fine della storia che ha avuto per protagonista il gatto rosso mascotte del Museo Anna Akhmatova di San Pietroburgo.
Osya era infatti sparito lo scorso 8 ottobre dal vicolo dietro il museo, dove si aggirava liberamente. In un video girato dalle telecamere di sorveglianza e diffuso dal museo per lanciare un appello si vedeva una ragazza avvicinarsi a lui, accarezzarlo e poi prenderlo in braccio, sparendo dalla visuale dell’occhio elettronico. Un gesto che aveva evidentemente buone intenzioni, una giovane donna convinta di portare a casa un gatto abbandonato o randagio, ma che in realtà non ha fatto il bene dell'animale: Osya ha 16 anni ed è sotto cura farmacologica per gravi patologie, e la sua salute è sempre stata attentamente monitorata dall'intero staff del museo, che si prende cura di lui assicurandosi che prenda le medicine.
Quando Osya è sparito, dunque, è partito il tam tam social per chiedere alla giovane donna ritratta nel video di riportare il gatto a casa: «Quando a gennaio un cardiologo ci ha detto che Osya, ormai paralizzato, molto probabilmente non sarebbe stato in grado di riprendersi, non ci abbiamo creduto – aveva spiegato Malinina – Tutti al museo si sono presi cura di lui: qualunque sia l'attività nella struttura, i progetti, le faccende, la prima cosa che fanno i dipendenti che arrivano al mattino è trovare Osya e dargli i medicinali appositamente preparati. I due preparati, macinati in polvere, sono confezionati in una piccola capsula: l'amarezza della medicina provoca un'abbondante salivazione e stress per un gatto come lui che ha problemi cardiaci. Le medicine vengono date da tutti, dalla guardia giurata al direttore. I nostri animali domestici sono circondati da amore incondizionato. Ecco perché Osya si è fatto prendere così facilmente in braccio, è fiducioso e non conosce cattiveria».
Dopo qualche giorno di paura e apprensione crescente, alla fine l’appello è stato accolto e la giovane donna ritratta nel video ha riportato Osya al museo: «Ha già preso la sua medicina, ha mangiato e sta lentamente tornando in sé – hanno scritto a corredo del video che lo ritrae tra le braccia di Malinina – Abbiamo iniziato la nostra ricerca l'8 ottobre, non appena si è saputo della scomparsa. Abbiamo cercato di agire sia ufficialmente che ufficiosamente: abbiamo lanciato una campagna sui social network e sui media, abbiamo pubblicato annunci per strada, ci siamo rivolti al centro di monitoraggio della città e ai nostri vicini per le registrazioni delle telecamere di sorveglianza».
«Il gatto è stato riportato oggi al museo – è la conclusione – È a casa. Ora il nostro compito principale è far visitare Osya al veterinario e informare le forze dell'ordine che è stato restituito. Grazie a tutti coloro che non sono rimasti indifferenti».