Si chiude oggi la stagione di caccia 2022-2023, con un giorno di anticipo rispetto al canonico 31 gennaio che quest’anno coincide con un martedì, giorno di silenzio venatorio. Secondo le stime fornite dalla Lav sono ben 400 milioni gli animali potenzialmente finiti nel mirino dei cacciatori, un numero che è stato elaborato «sulla base dei carnieri giornalieri e stagionali previsti per ogni specie e per ogni cacciatore nei calendari venatori», chiariscono dall'associazione.
Ma quest'anno le doppiette dei cacciatori sono destinate a non fermarsi neanche a conclusione del periodo di caccia stabilito per legge. Questo in ragione sia delle deroghe e dei prolungamenti nelle singole regionali, sia dei nuovi provvedimenti presi dal Governo Meloni.
«Quello che si sta materializzando di fronte ai nostri occhi in questi mesi è un futuro nel quale non esisterà più la stagione di caccia come l’abbiamo conosciuta fino a oggi, soppiantata da un regime di caccia permanente – ha dichiarato Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav Animali Selvatici – nel quale gli animali selvatici saranno considerati solo un ingombrante orpello allo sfruttamento intensivo del territorio piegato all’esclusivo soddisfacimento degli interessi umani».
La chiusura della stagione venatoria infatti non coinciderà più con la fine della caccia a causa delle norme nazionali recentemente approvate. Grazie all'emendamento Far West contenuto nella Legge di Bilancio si è andata a modificare l'attuale Legge quadro sulla caccia, consentendo di sparare anche al di fuori dei calendari venatori:
Le attività di contenimento disposte nell'ambito del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
Una vera e propria "caccia selvaggia" diretta nello specifico contro i cinghiali. Lo scopo del Piano e del provvedimento è dichiaratamente quello di «fronteggiare l'emergenza esistente nel territorio nazionale riferita ai danni causati dalla fauna selvatica, con particolare riguardo a quelli causati da ungulati», si legge. Il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica dovrà essere adottato entro il primo maggio 2023, attraverso l'accordo tra i Ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, e le Regioni.
La delega alle «attività relative al contenimento della fauna selvatica e delle attività venatorie» è stata già attribuita dal ministro Lollobrigida al sottosegretario del suo Dicastero Patrizio La Pietra.
«La LAV si batte da sempre per l’abolizione della caccia, un’attività detestata dalla stragrande maggioranza dei cittadini e pericolosa per animali e umani – ha concluso Vitturi – l’intollerabile liberalizzazione voluta da questo Parlamento rappresenta per noi uno stimolo per rilanciare con ancora più forza il nostro impegno per relegare la sanguinaria passione dei cacciatori al ruolo che le compete, testimonianza di un passato oscurantista, basato sulla sopraffazione e la violenza, come quando ancora vivevamo nelle caverne».
L'associazione ha quindi deciso di organizzare una mobilitazione nazionale contro la caccia e contro l’attuazione dei piani regionali e nazionali “caccia selvaggia”. L'evento si terrà nei giorni 18-19 e 25-26 marzo, in tutta Italia. In quelle date, infatti, i cittadini potranno recarsi presso i tavoli gestiti dai volontari Lav per firmare la petizione, disponibile anche online ed esprimere così la netta contrarietà alle nuove stragi di animali selvatici.