Un cucciolo sequestrato da una staffetta nel porto di Genova ha subìto un grave incidente durante la sua permanenza in canile e molto probabilmente resterà paralizzato a vita. I fatti risalgono allo scorso 23 maggio e hanno scatenato la caccia al colpevole tra i responsabili dell'associazione che gestisce il canile, le volontarie della staffetta e i responsabili Asl che hanno disposto il sequestro.
Il campo di discussione è ancora una volta quello dei social, soprattuto per quello che è accaduto a Paco, un cucciolo che era a bordo della staffetta, vittima in canile di un incidente che lo ha reso disabile e che non è stato più adottato dalla famiglia cui era destinato.
Che cosa è successo, la staffetta dalla Sardegna a Genova
Ripercorriamo i fatti. Una staffetta proveniente dalla Sardegna è stata fermata per un controllo nel porto di Genova lo scorso 22 maggio. Il trasferimento dei quindici gatti e dei sei cani, però, è stato bloccato perché trasportati in maniera ritenuta non idonea dal dottor Paolo Allasio, responsabile dell'Igiene urbana veterinaria dell'Asl3 di Genova. Da quanto riportato dal dottore, gli animali viaggiavano in trasportini impilati uno sull'altro su carrelli mobili e più animali occupavano le stesse gabbie. Per questo e altri motivi che approfondiremo più avanti, in qualità di ufficiale di Polizia giudiziaria, il veterinario ha riscontrato la violazione dell'articolo 10 del codice del "Regolamento per la tutela e il benessere degli animali in città" del comune di Genova (approvato nel 2011 e modificato con delibera nel 2019) e ha sanzionato la staffettista per la somma di 850€ (50 euro per ogni animale sprovvisto di microchip), oltre ad ordinare il sequestro degli animali per procedere a un successivo esame. Gli animali sono stati trasportati, come da prassi, al canile comunale: il Monte Contessa gestito dal 2009 dall'associazione "Odv Uomo Natura Animali". La settimana scorsa tutti gli animali sono usciti dal canile e hanno raggiunto le loro famiglie adottive, escluso Pablo che è ricoverato in una clinica specialistica ad Arenzano.
Perché è scattato il sequestro
Il sequestro è stato deciso dal responsabile dell'Igiene urbana veterinaria dell'Asl3 di Genova che è anche un ufficiale di Polizia giudiziaria: «Quello che è stato fatto era legittimo e a tutela degli animali, oltre ad essere obbligatorio, per cui non ci si è potuti esimere dal procedere – spiega il veterinario Paolo Allasio – I gatti erano senza microchip così come due dei sei cani trasportati: la legge prevede che cani e felini destinati al passaggio di proprietà siano identificabili. Inoltre, due cani e quattro gatti sono risultati troppo giovani per essere separati dalla madre e, infine, per tutti gli animali mancava il modulo A previsto dalle linee guida ministeriali 2014 per le movimentazioni e registrazioni anagrafiche degli animali d'affezione».
Le volontarie che sostengono le staffette dicono che sarebbe stato preferibile affidare cani e gatti sequestrati alle famiglie, pur tenendoli a disposizione dell'autorità giudiziaria, per evitare lo stress dei box e la custodia del canile. Perché non è stato possibile lo spiega direttamente il dottor Allasio: «Dal punto di vista del trasporto le condizioni non erano tali da poter consentire il proseguo del viaggio – afferma il veterinario – C'erano più animali per trasportino, questi erano impilati gli uni sugli altri su dei carrelli a rotelle e le due persone che accompagnavano gli animali sono scese dal traghetto a piedi e avrebbero continuato il viaggio in treno per incontrare gli adottanti e consegnare cani e gatti».
Non secondaria la condizione sanitaria: «Questi animali arrivavano in uno stato sanitario sconosciuto e non si poteva consentire che andassero in altri territori, in Piemonte e in Lombardia, e in quanto autorità sanitaria non avremmo mai potuto avvallare questo passaggio non conoscendo lo stato di benessere degli animali».
Microchip e documenti obbligatori
Il testo di riferimento per il trasporto animale è stato redatto dal dipartimento della Sanità pubblica veterinaria, della sicurezza alimentare e degli organi collegiali per la tutela della salute e consiste in linee guida relative alla movimentazione e registrazione nell’anagrafe degli animali d'affezione ai sensi dell’Accordo 24 gennaio 2013 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane in materia di identificazione e registrazione degli animali d’affezione.
Il microchip è obbligatorio anche per i gatti se sono trasferiti da una regione all'altra e bisogna avere con sé il modulo A, come spiega sempre Allasio: «Le linee guida del 2013 lo specificano al punto due, secondo capoverso: le norme si applicano anche in caso di trasferimenti di animali che sono presi dal territorio e vengono tenuti temporaneamente da staffette. In Liguria, nello specifico, abbiamo avuto contatti con il Ministero e un'ispezione ministeriale che ha ribadito questo concetto, ulteriormente precisato in una nota successiva, che spiega l'origine del problema sanitario: gli animali che arrivano dal territorio non sono animali di privati che cedono la proprietà, sono animali che fino a una settimana prima erano appunto sul territorio».
I requisiti dell’Allegato si applicano anche nel caso di trasferimento di animali a scopo di
adozione con temporaneo soggiorno presso siti di accoglienza di privati cittadini o
associazioni di protezione animali. È d’obbligo ricordare che gli animali d’affezione quando
arrivano nelle strutture (canili/rifugi) e nei suddetti siti (luogo di prima destinazione) devono
essere iscritti all’anagrafe regionale di destinazione – Accordo Governo e regione linee guida 2013
Il modulo A, invece, serve per comunicare alle autorità competenti il trasferimento degli animali e autocertifica che i mezzi per il trasporto siano idonei e che gli animali siano sani: «I cani che avevano il microchip sono stati microchippati una settimana prima di essere ceduti – continua il veterinario – Questa per noi è la conferma che la proprietà è fittizia e che queste operazioni vengono fatte dalle staffette per raggirare i controlli e la richiesta del modulo A. Le cose fatte in regola prevedono la comunicazione diretta tra i servizi veterinari di origine e di destinazione e gli animali devono arrivare tutti microchippati, con i prelievi di sangue e con i vaccini».
Il terribile incidente al canile Montecontessa
Il giorno dopo l'arrivo in struttura, una gattaiola che separa l'ambiente esterno da quello interno si è staccata dalla sua sede precipitando sulla schiena del cucciolo. L'associazione U.n.a., che gestisce il canile comunale in via Rollino, si è presa la responsabilità dell'accaduto. Il cagnolino è ora ricoverato a spese dell'associazione in una clinica veterinaria ad Arenzano dove ha iniziato la fisioterapia ma le probabilità che resti paralizzato sono altissime. «Siamo molto dispiaciuti per quanto accaduto – dice Gilda Guardascione, presidente dell’associazione – E' stato un incidente e come tale non prevedibile. Abbiamo ricoverato subito il cagnolino in clinica e la speranza è che, iniziando la fisioterapia, possa riprendere l’uso delle zampe posteriori, al momento riesce a muovere la codina ma la sua situazione è molto grave. Ovviamente ci accolliamo tutte le spese e responsabilità del caso e ci siamo già attivati per trovare una famiglia adottiva».
Il duro lavoro delle volontarie in una situazione sempre emergenziale
Kodami ha contattato la volontaria sanzionata in seguito al controllo nel terminal di Genova (la multa in seguito è stata ridotta a 150€). «Le difficoltà maggiori che abbiamo sono di natura burocratica ma è una fase molto delicata di confronto tra le due Asl regionali, quella sarda e quella ligure, e non voglio rilasciare ulteriori dichiarazioni che potrebbero compromettere il fruttuoso dialogo», dice la staffettista che preferisce non raccontare la sua versione dei fatti. In generale, per quella parte del volontariato che opera per il bene degli animali non è facile destreggiarsi tra leggi nazionali e regionali e tra linee guida che spesso variano da regioni a regione, il tutto in parziale assenza delle istituzioni. Per i volontari e le volontarie la priorità è sanare il fenomeno del randagismo: «Noi abbiamo una chiamata al minuto», dice la staffettista prima di chiudere la telefonata e ribadire, per ora, di non voler parlare.