Sei persone denunciate e 600 mila euro di multe: sono i numeri dell'operazione ‘Demetra' condotta dal 2020 ad oggi dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle dogane di Spezia per il controllo del commercio di prodotti ottenuti da specie protette in via di estinzione.
Sono stati numerosi i sequestri compiuti in questi mesi compiuti nei confronti di importatori ed esportatori. Tra la merce sequestrata ci sono 800 flaconi di fragranze ricavate dai fiori dell'orchidea, arredi realizzati con il prezioso e rarissimo legno Palissandro Brasiliano legno autoctono dalla foresta amazzonica, parti imbalsamate di un Coccodrillo del Nilo, pelli di vari animali esotici come il Pitone Giraffa, un corallo di 13 kg, un guscio di tartaruga Caretta Caretta.
Le parti di animali e il corallo sequestrati verranno assegnati alla comunità scientifica per essere sottoposti a studi che possano, in qualche modo, in futuro, essere di aiuto alla preservazione delle specie in via di estinzione.
La squadra operativa Cites
I controlli sulle importazioni ed esportazioni derivano dall’applicazione della Convenzione di Washington (Convention on International Trade of Endangered Species), identificata con l’acronimo “C.I.T.E.S.”, entrata in vigore il 1 luglio 1975 e a cui aderiscono attualmente 183 membri, compresa l'Unione europea che ne è diventata parte dall'8 luglio 2015.
Dal 2017 la vigilanza sulla protezione delle specie in via d'estinzione è affidata alla Guardia di Finanza che svolge i controlli doganali in materia di commercio internazionale della flora e della fauna. Le fiamme gialle operano all’interno del porto, in collaborazione con funzionari dell'agenzia delle dogane, un’aliquota di personale specializzato, chiamato “Squadra Operativa C.I.T.E.S”.
L'attività di controllo si svolge attraverso il monitoraggio e l'analisi di traffici commerciali import/export con particolare attenzione a quelli provenienti dalle aree del mondo a rischio: Sud Est Asiatico, Africa e Sud America. Attraverso l’analisi dei rischi locale, effettuata sulle merci in arrivo e in partenza, si mettono sotto la lente d’ingrandimento tutti quei prodotti grezzi, semilavorati o finiti che possono includere elementi derivati da animali o piante che sono riconosciuti a rischio di estinzione dalla convenzione di Washington: la mancanza di apposite licenze, che dovrebbero accompagnare questa tipologia di merce, fa scattare sequestri e denunce nei confronti dei trafficanti.
«In tutto il mondo, il commercio illegale di animali selvatici è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni perché è considerato un’attività a basso rischio e alto rendimento», spiega Legambiente nel Rapporto Ecomafia 2020. «In Italia ancora oggi chi lucra sulla pelle degli animali selvatici rischia al massimo un’ammenda di poche migliaia di euro, mentre chi lo fa sulla pelle degli animali domestici rischia al massimo un anno e mezzo" denuncia l'associazione.
Il nemico numero uno della fauna selvatica è il bracconaggio. I cacciatori fabbricano le trappole con materiali di fortuna come i cavi dei freni delle moto o delle biciclette e i commercianti di fauna selvatica inviano le specie pregiate alle grandi città o le esportano nei mercati esteri. In diverse parti del mondo, come nel Sud Est asiatico il bracconaggio sta spazzando via la fauna selvatica e i numeri sono in continuo aumento.