Essere parte di un gruppo sociale o meno influenza il mondo in cui parliamo e i vocaboli che utilizziamo, basta pensare ai dialetti locali, oppure agli slang e al gergo diffusi in certe fasce di età. Questo accade per noi umani e si pensava fosse una delle caratteristiche esclusive della nostra specie, almeno tra le grandi scimmie antropomorfe. Ma da oggi non è più così, perché qualcosa di molto simile accade anche negli oranghi.
Un gruppo di ricercatori guidati dall'Università di Warwick ha infatti dimostrato che una maggiore socialità modella e trasforma anche il "vocabolario" delle scimmie rosse, mentre al contrario l'isolamento tende a mantenere più costante e tradizionale il repertorio di vocalizzazioni e richiami. I risultati di questo nuovo studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Nature Ecology and Evolution.
Per scoprirlo i ricercatori hanno seguito per mesi le comunità di oranghi del Borneo (Pongo pygmaeus) e di Sumatra (P. abelii), vivendo a stretto contatto con loro tra le paludi e le foreste pluviali. Mantenendosi a distanza hanno registrando i richiami e le vocalizzazioni di circa 70 scimmie, che vivevano suddivise in sei popolazioni distinte. Si tratta del più grande campione vocale mai analizzato tra tutte le grandi scimmie antropomorfe ed è perciò uno studio unico nel suo genere.
Le varie comunità di oranghi, primati dotati di un inaspettato senso artistico, vivevano in popolazione che differivano molto per densità, per cui c'erano quindi gruppi più ravvicinati che socializzavano frequentemente, e altri più isolati e dispersi tra le foreste che "parlavano" meno tra loro. Analizzando migliaia di richiami, versi e altre vocalizzazioni, gli scienziati hanno scoperto che nelle popolazioni ad alta densità gli oranghi comunicavano utilizzando un repertorio di richiami molto più variabile e originale, che veniva continuamente rinnovato e modificato con l'introduzione di nuovi richiami.
Nelle popolazioni più isolate e con una minore densità, invece, le scimmie seguivano un "vocabolario" sonoro molto più convenzionale e consolidato. Raramente introducevano nuovi tipi di richiami, ma quando questo avveniva li mantenevano più lungo nel tempo. Il loro repertorio vocale era quindi più ricco, strutturato e complesso degli oranghi "sociali", che invece cambiavano e sostituivano di continuo i nuovi richiami, proprio a causa della dell'influenza della socialità.
L'influenza sociale, quindi, modifica e trasforma anche il linguaggio delle altre scimmie antropomorfe, che sono considerate invece da sempre linguisticamente meno plastiche e più stabili di noi sapiens, la scimmia parlante per eccellenza. Questo vuol dire che molto probabilmente le vocalizzazioni socialmente modellate sono un tratto evolutivo molto più antico di quanto ritenuto finora, e soprattutto maggiormente condiviso anche dai nostri antenati.
Secondo gli autori stiamo iniziando finalmente a risolvere uno dei più grandi enigmi dell'evoluzione: l'origine e l'evoluzione del linguaggio. Gli stessi autori avevano già approfondito l'origine del linguaggio grazie agli oranghi, ma questo nuovo studio fornisce infatti per la prima volta prove concrete che dimostrano che la socialità svolge un ruolo chiave nel modificare e influenzare anche il linguaggio delle grandi scimmie selvatiche. Smentendo tutte le false ipotesi che additavano i grandi primati "linguisticamente" statici.
Le interazioni sociali e gli individui che ci circondano, invece, portando allo sviluppo di una miriade di nuovi modi di "parlare". Se questo è assodato per noi umani, adesso è vero anche per gli oranghi.