«Gabbie trappola dove i cinghiali catturati si dibattono, disperati e urlanti per oltre due giorni», è quanto denuncia attraverso un comunicato la Sfattoria degli Ultimi in merito alla gestione dei cinghiali in zona Pineto, a Roma. Secondo il rifugio romano che ospita 140 suidi tra cinghiali, maiali e ibridi, il piano per il contenimento della Peste Suina Africana si starebbe perpetrando nell'illegalità e nella crudeltà, favorendo inoltre la diffusione stessa della PSA: «Molti resti di cinghiale, brandelli di pelle affini allo scuoiamento, si trovano tutt'ora a terra, disseminati fino al punto in cui iniziano impronte dei pneumatici che hanno portato via questi animali. Lasciare, infatti, brandelli di animali al suolo è da criminali, è volontà di provocare una strage per eventuale contagio di PSA», si legge nel comunicato.
Il virus della peste suina è contagioso e letale solo per maiali e cinghiali e si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori come le zecche. Ma secondo testimonianze dirette, gli animali sarebbero stati uccisi sul posto dopo essere stati lasciati per oltre due giorni all'interno delle gabbia trappola, contravvenendo così alle norme di biosicurezza per il contenimento della PSA che invece la Sfattoria «è costretta ad osservare in modo ferreo».
Gli animali che ospita il rifugio, maiali, cinghiali e ibridi recuperati dalla strada o da condizioni di maltrattamento, rischiano ancora di essere abbattuti e tutto dipenderà dalla sentenza del TAR del Lazio, che si pronuncerà il prossimo 4 ottobre. Con il ritrovamento di un cinghiale morto a causa della peste suina africana avvenuto nel parco dell'Insugherata nel maggio 2022 a Roma, la Sfattoria è infatti rientrata in zona rossa e dalle indicazioni fornite dal Commissario Straordinario per la Peste Suina, Angelo Ferrari, i circa 140 animali ospitati al rifugio dovevano essere abbattuti.
Fin dalle primissime ore dall'ordinanza di abbattimento arrivata ad agosto, migliaia di volontari da tutta Italia si sono riuniti davanti e dentro ai cancelli del rifugio a nord di Roma, attirando attenzioni e sostegno anche da parte di politici e volti noti. Kodami ha raccontato quei momenti delicati attraverso un reportage all'interno dei recinti della Sfattoria proprio nei giorni in cui gli attivisti temevano l'arrivo dei funzionari dell'ASL incaricati degli abbattimenti.
Anche grazie alle proteste e alla battaglia legale portata avanti con l'ASL dai legali del rifugio e delle associazioni intervenute ad adiuvandum, gli abbattimenti sono stati più volte sospesi. Ma l'impegno della Sfattoria per la tutela dei suidi va ben oltre i recinti del rifugio e coinvolge tutti i cinghiali che vivono nei pressi della Capitale: «La crudeltà perpetrata è illegale, come sancito dall'articolo 9 della Costituzione. Gli animali, infine, sono stati catturati in natura, non in città. Esiste ancora per la fauna un posto dove vivere?», si legge in fine nel comunicato.