«La serial killer dei gatti è tornata in azione». Questo il contenuto dei post, spesso corredati da foto di presunti profili creati ad hoc, che nelle ultime settimane stanno circolando sui social e che mettono in guardia contro una donna che da ormai oltre un ventennio è nel mirino dei volontari che si battono per la difesa dei diritti animali. Una donna soprannominata, appunto, la “serial killer dei gatti”, residente in via Lavinio, a Roma, e già nota alle cronache per alcuni episodi di cui si è resa protagonista. Come spesso accade nell’era dei social, però, le informazioni diffuse in Rete non corrispondono sempre alla realtà dei fatti, e contribuiscono a creare allarme sociale e in alcuni casi vere e proprie psicosi. Ed è proprio sulla base del “tam tam” che si è creato su bacheche e chat che il Coordinamento Gatti di via Lavinia, nato proprio per monitorare un caso evidentemente delicato, ha deciso di intervenire.
«Interveniamo in merito alle numerosissime segnalazioni che circolano in queste ore sui social, corredate di screenshot di profili e post che vengono dichiarati come appartenenti a N.A., la quale avrebbe creato questo profili sottraendo identità ad altre persone. Ebbene il 90% di queste segnalazioni, che arrivano anche a noi privatamente qui sulla pagina o via WhatsApp, sono inconsistenti», sottolineano dal coordinamento, ricordando che « le persone ritratte in questi post che circolano non sono la donna in questione, nemmeno i profili spesso segnalati come appartenenti a lei risultano esserle associabili». I post cui si fa riferimento contengono appelli a fare attenzione, presunti avvistamenti della donna mentre si aggira per la città in cerca di gatti, foto e video sfocati o fuori contesto e altri informazioni poco utili alla causa.
L'allarme dei volontari: «No alla psicosi collettiva»
Il coordinamento, che ha seguito la storia sin dal lontano 2006, parla quindi di «psicosi collettiva che non sta giovando alla causa. Questa donna circola liberamente dove e quando vuole, e lo può fare perché nulla glielo impedisce. Quindi: è giusto avvisare la gente dei quartieri dove viene avvistata, ma prima di spacciare persone somiglianti per la stessa N.A., bisognerebbe avere la certezza che sia lei. Noi la conosciamo molto bene – proseguono – e moltissime segnalazioni che ci sono state fatte non corrispondevano, trattandosi di persone del tutto estranee alla vicenda». Da qui l’appello: «in caso abbiate segnalazioni dubbie, scrivete a noi in privato, potremo valutare insieme se la persona che voi ci indicate corrisponde effettivamente a N.A.. Questa psicosi che si è innestata in una vicenda già abbastanza complicata di suo, rischia di distogliere l'attenzione da segnalazioni serie che hanno bisogno di materiale probatorio e cioè di foto o video della persona nell'atto di avvicinare, prendere e portare via gatti».
Alla diffusione di segnalazioni non corrette si aggiungono dettagli di presunte atrocità compiute dalla “serial killer” di via Lavinio, anche in questo caso non corrette: la donna non ha mai torturato né ucciso volontariamente gli animali, ma si è "limitata" ad adottarli o prenderli dalla strada per poi detenerli in condizioni incompatibili con il loro benessere e, in alcuni tragici casi, anche con la vita. Sono gli stessi volontari che si occupano della vicenda, Veronica e Luca, a ricordarlo dalla pagina Facebook ufficiale del coordinamento, ribadendo la necessità di attenersi ai fatti per non complicare una vicenda già molto complessa. Che è iniziata nel lontano 2005 con le prime segnalazioni, ed è culminata nel 2021 con un’ordinanza emessa dall’allora sindaca di Roma, Virginia raggi.
Dalle prime segnalazioni all'ordinanza sindacale di Virginia Raggi
Un passo indietro: è il marzo del 2021, e la sindaca Raggi firma un’ordinanza sindacale di divieto di detenzione di animali a carico di N.A., una donna residente in via Lavinio accusata di essere un’accumulatrice seriale. Nello specifico, stando alle numerose segnalazioni e denunce raccolte nel corso degli anni dai volontari, la donna, affetta da problemi psichici, tende ad accumulare oggetti in casa sua e a circondarsi di animali, gatti in particolare, che tiene poi segregati in casa in pessime condizioni igienico sanitarie.
Nel 2017, sulla base di un mandato di perquisizione emanato dalla Procura di Roma, i volontari avevano fatto un primo accesso all’appartamento per sgomberarlo trovando al suo interno, sotto cumuli di rifiuti e altri oggetti raccolti in trada, alcuni gatti in avanzato stato di decomposizione. Numerosi anche i gatti ancora in vita, ma come detto tenuti in condizioni pessime: scattato il sequestro, gli animali erano stati trasferiti al gattile. Tra il 2017 e il 2018 erano stati quattro i mandati di perquisizione emessi grazie allo sforzo e all’impegno dei volontari, decine i gatti messi in salvo.
Nel 2021, sempre grazie all’interessamento dei volontari e alle denunce, la sindaca Raggi – in quanto massima autorità sanitaria nella città di Roma – aveva quindi emesso l’ordinanza sindacale che imponeva alla donna il divieto di tenere nella sua abitazione gatti o altri animali domestici, oltre che «l’allontanamento degli animali domestici presenti nell’appartamento e la sistemazione degli stessi presso un idoneo luogo alternativo, a cura del servizio veterinario». La Polizia Locale aveva dunque avuto il compito di effettuare un sopralluogo nell’appartamento e di vigilare sul rispetto dell’ordinanza: da allora sono trascorsi due anni, e al netto dell’ordinanza, su una situazione spinosa come quella di N.A. restano puntati i riflettori.
Gli "animal hoarder" e il gap normativo in Italia
Il problema, infatti, è legato al rispetto dell’ordinanza. A livello legale non è possibile impedire in altri modi alla donna di prendere con sé animali: come spiegato su Kodami dall’avvocato Salvatore Cappai, in Italia non esiste una legge nazionale che stabilisca un numero massimo di animali con cui si può convivere, anche se a livello locale vi sono numerosi regolamenti che – col fine di garantire il benessere degli animali, una adeguata igiene pubblica e per evitare diatribe tra vicini di casa – pongono un limite al numero di animali che è possibile detenere. Nel caso degli accumulatori seriali di animali, i cosiddetti “animal hoarder”, il numero degli animali “accumulati” è quasi sempre di svariate decine, tutti tenuti in pessime condizioni e completamente ignorati dalla persona, il cui scopo è solo quello di accumularli, appunto, e di tenerli nello stesso luogo, incurante del loro benessere. La donna di via Lavinio rientra in questa categoria, ed è appunto l’ordinanza sindacale lo strumento con cui si può provare a prevenire eventuali maltrattamenti.
Lo step successivo è procedere con denunce sulla base del reato di “detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”, “maltrattamento di animali” e “uccisione di animali”. Nel primo caso, l’articolo 727, comma 2, del Codice penale punisce con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro “chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze”. L’articolo 544 bis del Codice penale punisce invece con la reclusione da quattro mesi a due anni “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale”. Il successivo articolo 544 ter prevede, infine, la pena della reclusione da tre a diciotto mesi o una multa da 5.000 a 30.000 euro per “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”.
L'appello del Coordinamento: «Girateci segnalazioni comprovate e verificate»
Proprio per vigilare sulla condotta di N.A., il Coordinamento Gatti di via Lavinio ha deciso di chiedere aiuto a Enpa e Lav, così da avere anche supporto legale per la vicenda: «La questione è ostica e di difficilissima risoluzione, ma la nostra speranza (unita alla perseveranza che non ci ha fatto mai mollare in tutti questi anni) è quella di riuscire ad arrivare ad una soluzione che, al di là dell'ordinanza sindacale che è stata emanata, impedisca nel concreto a questa persona di continuare a cercare gatti ed altri animali», sottolineano dal Coordinamento, che ha ribadito la volontà di restare «sempre disponibili, come abbiamo fatto in tutti questi anni, a ricevere pubblicamente o ancor meglio in privato, eventuali segnalazioni notizie utili o coinvolgimenti personali con la donna in questione, soprattutto se siete stati contattati per cedere animali».
«Girateci, però – concludono – soltanto segnalazioni comprovate e verificate, possibilmente da foto o filmati o, se prive di essi, accompagnati dalla volontà di rendere testimonianza di ciò che si è visto. Le segnalazioni non dimostrabili non hanno alcun valore a livello probatorio».