Fermare una volta per tutte nell’Unione Europea la sperimentazione animale. Gli eurodeputati di Strasburgo hanno votato all’unanimità una risoluzione che chiede di trovare rapidamente metodi alternativi agli animali nei test per scopi scientifici, superando gradualmente questa pratica atroce e crudele. Ma non solo: vengono chiesti anche maggiori sforzi sul tema sia a livello dell'Ue che nazionale, attraverso finanziamenti mirati, e un migliore coordinamento.
La Lav, Lega Antivivisezione, che pone da anni la questione anche dei finanziamenti, visto che in Italia, per lo sviluppo di metodi sostitutivi, sono stati concessi solo 6 milioni, giudica in ogni caso la risoluzione positiva, sperando che possa sollecitare maggiormente l’Europa a destinare più fondi anche per questo campo.
La campagna #EndAnimalTesting
La sperimentazione sugli animali scuote sempre più le coscienze dei cittadini europei sempre più sensibili al tema. Moltissimi, infatti, hanno risposto alla chiamata della campagna #EndAnimalTesting lanciata da Cruelty Free International, firmando la petizione per chiedere all'Unione Europea una conversione radicale in favore dei metodi alternativi alla sperimentazione animale.
I temi portati avanti dalla campagna sono tre: il rafforzamento del divieto di test per i cosmetici, il contrasto ai test sulle sostanze chimiche, il superamento della sperimentazione animale come metodo di ricerca.
I numeri della sperimentazione animale
Nel report uscito ad agosto, la Commissione Europea ha reso noti i dati statistici sull’utilizzo di animali per le sperimentazioni nel laboratori europei di 29 Stati Membri, compresi Norvegia e Inghilterra. Dati relativi al 2018 , visto che gli ultimi risalivano al 2015.
Il numero, 8,921,758, sembrerebbe anche positivo, visto che sarebbe sceso, anche se di pochissimo, per la prima volta dal 1991. Il problema è che, però, aggiungendo i numeri della Norvegia, che nel 2015 non era stata conteggiata, il numero sale invece a 10,572,305. Altissimo, soprattutto considerando che esiste una direttiva che ne vieta l’uso, a meno che non sia l’ultima possibilità, vale a dire un’eccezione.
Nel documento si specificano anche le specie utilizzate: rispetto al 2015, viene rilevato un netto aumento dell’uso di cani (+29%) 17,711 e dei primati (+4%) 8,583, che oltretutto essendo specie protette non dovrebbero proprio apparire.
Ci sono altri due dati estremamente preoccupanti che vengono evidenziati: il primo che ben il 46% degli animali è stato impiegato nella ricerca di base. Il secondo che quasi la metà degli animali, 4,732,546, è stato sottoposto a procedure con le due classi di dolore più alte (moderato e grave).
La Commissione UE ha lanciato, anche, la prima banca dati statistica “UE ALURES” in modo che vengano condivise tutte le informazioni corrette, in maniera ovviamente gratuita, con chiunque sia interessato a farlo, scardinando quel muro di segretezza che esiste sempre quando si tratta di verità scomode.
Giusto un cenno all’Italia di cui non possiamo di certo andare fieri: sempre in basso alle classifiche quando si tratta di temi d’onore, in questo caso invece siamo al quinto posto dei paesi europei per quanto riguarda il numero di animali usati per la sperimentazione, dopo Regno Unito, Germania, Francia e Spagna: nel 2017, ultimi dati disponibili, il numero totale di animali utilizzati per scopi scientifici è stato di 580.073.