Non sempre le specie estinte sono morte per sempre.
No, non stiamo parlando di un caso di clonazione animale, che dovrebbe riportare in vita qualche vecchia specie di dinosauro o di mammut, né ci stiamo riferendo a qualche virus scoperto fra i detriti sepolti sotto al permafrost e riportato in vita in laboratorio. Stiamo parlando invece della tartaruga Nilssonia nigricans, creduta estinta in natura dal 2002 da quando le zone umide dell'India settentrionale furono bonificate per far posto a delle grandi dighe.
Gli unici esemplari rimasti in vita venivano allevati in un santuario in Bangladesh e come tutti gli esemplari di questa specie venivano venerate come animali sacri.
Alcuni ricercatori fortunati ora hanno identificato dei nuovi esemplari in due popolazioni: una nel fiume Brahmaputra, il fiume più importante dell'India dopo il Gange, e l'altra in Nepal, nella zona umida di Betana, nella regione meridionale del paese.
Questa scoperta ha riacceso le speranze di molti ricercatori, che stavano pensando di far riprodurre i pochi esemplari (qualche centinaio) presenti nei santuari, attraverso complesse tecniche bio ingegneristiche che prevedevano l'uso di "madri surrogate" appartenenti ad altre specie. Ora questo impiego così faticoso della biotecnologia può essere ridotto, ma è giunta l'ora di salvaguardare meglio gli areali della specie e di censire l'intera regione del Nepal meridionale alla ricerca di nuove popolazioni.
La riscoperta della tartaruga nera del Nepal è attribuita a Hermann Schleich, erpetologo e presidente di Arco-Nepal, che già qualche anno fa aveva segnalato qualche avvistamento; è stato necessario però un po' di tempo per svolgere le ricerche che avrebbero portato alla conferma. Oggi le due nuove popolazioni contano 17 esemplari e insieme alle tartarughe venerate nei santuari rappresentano un nuovo inizio per la specie, che ora ha maggiori garanzie – per quanto precarie – di sopravvivere all'estinzione.
Alcuni indù credono che la specie sia un'incarnazione di Vishnu, la divinità maschile vedica e protettore del mondo. Questo è importante, per convincere le popolazioni locali a salvaguardare la specie e per indurli a praticare turismo sostenibile, di matrice religiosa, in grado di aiutare le future spese per i progetti di riproduzione dell'animale.
«Poiché sono così rari, solo una manciata di persone può identificarli», ha detto Tapil Prakash Rai, coautrice del rapporto che descrive la storia retrostante la scoperta, aggiungendo sottovoce che è per questo che l'avvistamento è rimasto segreto per sei anni.
Nella Lista Rossa IUCN, la specie di tartaruga nera dal guscio molle è classificata come in pericolo critico, sulla base della valutazione che la popolazione è diminuita di oltre l'80% nel corso di tre generazioni. L'elenco delle specie dell'IUCN identifica anche l'areale originale della tartaruga, che era presente in India e Bangladesh, ma non in Nepal. Questo vuol dire che la specie o non era mai stata avvistata nella regione o che solo recentemente si è spinta così a nord, per sfuggire dal pericolo rappresentato da molteplici fattori, tra cui l'uomo.
La Rai ha affermato che anche la costruzione di un mini zoo da parte della comunità locale nella zona umida di Betana potrebbe arrecare gravi danni sulla popolazione delle tartarughe. Le minacce principali della specie comunque sono l'infestazione da funghi e la consanguineità, poiché le nuovi popolazioni vivono in aree inquinate, ricche di discariche, si riproducono abitualmente fra parenti, impoverendo il loro patrimonio genetico, e dipendono dall'uomo per il mangiare.
Ci si potrebbe chiedere perché questa tartaruga rischia l'estinzione, considerando quanto viene venerata dai locali? E perché credono che sia una reincarnazione di Vishnu?
Alla prima domanda basterebbe rispondere ricordando come nel corso degli ultimi secoli il bacino del Gange e di molti altri fiumi del sub continente indiano siano stati irreggimentati per fornire acqua e elettricità alle case delle popolazioni locali. Inoltre, sembra che la povera tartaruga sia finita all'interno di un passato mercato collezionistico, che ha portato molti santuari a fare a gara per disporre degli esemplari. Questo ha sicuramente logorato anzitempo la popolazione, ma è stata la cattiva condizione dei fiumi e delle aree umide a mettere KO definitivamente la specie, che si è ritrovata sempre più a fare i conti con la perdita del proprio areale.
La ragione invece che ha spinto gli indù a venerare la specie è legata alla rappresentazione classica del mondo secondo questa cultura.
L'immagine tipica dell'universo per queste popolazione è infatti quella di una tartaruga simile a Nilssonia nigricans, che sorregge quattro elefanti che a loro volta sorreggono il mondo. Un simbolo femminile che sostiene un simbolo maschile della cultura indù, unione degli opposti yin e yang che regolano l'energia dell'intero universo.