Chiunque abbia un cane o un gatto potrà essere d’accordo sul fatto che dopo una lunga giornata non c’è cosa più bella di stendersi sul divano insieme e rilassarsi. Una relazione così stretta è possibile perché gli animali domestici sono stati protagonisti di un processo evolutivo con l’uomo, definito domesticazione, che li ha portati in un arco di tempo molto ampio a condividere con noi la quotidianità. Ora siete invitati a fare però un piccolo sforzo di immaginazione per rispondere a una “semplice” domanda: è, secondo voi, possibile un rapporto di domesticazione tra specie non umane? Riuscite ad immaginare un animale che ne domestica un altro? Uno studio che ha indagato la relazione tra il pesce Stegastes diencaeus e i gamberetti della specie Mysidium integrum, rivela che accade.
Lo studio: la domesticazione tra specie non umane
La relazione domesticatore-domesticato tra specie non umane era stata dimostrata fino ad ora solo per alcuni insetti come formiche, termiti e coleotteri in relazione con i funghi. Alcuni ricercatori hanno però scoperto per la prima volta che esiste questo tipo di "approccio" tra un pesce e un vertebrato non umano: il pesce castagnola pinna lunga (Stegastes diencaeus) che vive nelle acque del Belize e i gamberetti della specie Mysidium integrum. Il pesce castagnola che difende le colture di alghe di cui si ciba dagli estranei sembra infatti ospitare questo gamberetto.
Cercate così di abbandonare per un attimo la visione antropomorfa del mondo che ci caratterizza e non pensate che questa relazione sia come la scena di un cartone animato con un pesce che vive tra i suoi appezzamenti di alghe che alleva volontariamente, magari in un recinto, i poveri gamberetti malcapitati. Al contrario cercate di vederla come una relazione tra due specie diverse che si è venuta a creare casualmente, quando una si è sentita attratta dall’habitat dell’altra e vi è poi giustamente rimasta. Ad un certo punto, probabilmente, entrambe le specie si sono gradualmente abituate alla presenza reciproca fino al punto di instaurare una relazione in cui entrambe ne traggono benefici, come potrebbe essere successo tra uomini e cani.
I pesci difendono i gamberetti dai predatori. I gamberetti aumentano la qualità delle coltivazioni di alghe
Come hanno fatto gli studiosi a scoprire questa strabiliante relazione? I ricercatori hanno notato che i gamberetti avevano l’abitudine di aggregarsi nelle colture algali dove era presenta la castagnola pinna lunga. Un comportamento davvero curioso che ha interessato molto i ricercatori che sono andati più a fondo.
Si sono resi conto che addirittura i gamberetti erano attratti dall’odore delle castagnole e, mettendone alcuni al di fuori delle colture di alghe, hanno visto che venivano predati molto di più da altri pesci rispetto a quelli rimasti all’interno delle colture. Ma non solo: se la castagnola pinna lunga era presente il numero di attacchi da parte dei predatori verso i gamberetti diminuiva drasticamente. Come è possibile? Probabilmente i pesci garantiscono protezione ai gamberetti, difendendoli dalle altre specie che sono soliti mangiarli e per questo motivo i gamberetti preferiscono di gran lunga rimanere all’interno delle colture algali. Ma ogni comportamento che richiede un costo in termini di energia, come la difesa di un’altra specie, deve essere ricambiato in qualche modo. E come potrebbero garantire un beneficio questi piccoli gamberetti al pesce? In un modo semplice, ma molto efficiente: con i loro escrementi fertilizzano le colture di alghe, arricchendone la composizione e facendo sì che la castagnola pinna lunga sia in migliori condizioni fisiche.
Sembra quindi che esista davvero una relazione di domesticazione tra queste due specie che ha portato una maggiore docilità del pesce nei confronti del gamberetto che, in condizioni normali avrebbe invece mangiato per pranzo. Questo studio è davvero importante perché dimostra che la domesticazione potrebbe essere possibile anche senza l’intenzione umana. In futuro sarebbe interessante anche verificare se in queste due specie vi sono anche dei cambiamenti morfologici e genetici, come avviene normalmente per le specie domestiche.
Infine questa relazione ci dimostra che probabilmente non siamo noi esseri umani gli unici ad avere la capacità di domesticare altri organismi viventi. Una caratteristica che si è sempre ritenuto abbia portato al successo della nostra specie ma che ora rischia di smantellare sempre di più quella piramide che ci vedeva al vertice.