La Regione Lazio ha aperto il bando denominato “benessere degli animali”, finalizzato a premiare gli allevatori che si impegnano a superare le norme minime prescritte dalla normativa vigente in termini di benessere psicofisico degli animali e che sostengono costi aggiuntivi e mancati redditi proprio in virtù della loro scelta.
L’iniziativa rientra all’interno del programma di sviluppo rurale della Regione, e ha come obiettivo promuovere operazioni in grado di incrementare significativamente il benessere degli animali da allevamento, individuando specifici ed oggettivi interventi zootecnici. L’ente si impegna quindi a rimborsare gli allevatori che hanno investito in interventi per garantire maggiore spazio e luce naturale nei recinti e un accesso all’esterno, ma anche in «acqua, mangimi, e cura degli animali conformemente alle naturali necessità della zootecnia» e in «pratiche che evitano la mutilazione e/o la castrazione degli animali o l’utilizzo di anestetici, di analgesici e di antinfiammatori nei casi in cui è necessario procedere alla mutilazione o alla castrazione».
La domanda può essere presentata da tutti gli allevatori, singoli e associati, il cui allevamento è composto da almeno 15 animali per chi si impegna per 3 anni, o di 10, in caso di allevamenti ovini e caprini con impegno per 5 anni. Il contributo per il primo anno, garantendo 3 anni di impegno, è di 189 euro ad animale per i bovini da latte e le bufale, di 119 euro ad animale per i bovini allevati per la carne, e di 80 euro ad animale per gli ovini e i caprini.
Per i ministri dell'Ambiente europei gli allevamenti intensivi sono industrie inquinanti
L’iniziativa della Regione Lazio arriva in un periodo in cui il dibattito sugli allevamenti intensivi è particolarmente di attualità alla luce della decisione dei ministri dell’Ambiente europei di includere quello di bovini nel campo di applicazione della direttiva europea sulle emissioni industriali (IED), escludendo espressamente gli allevamenti “estensivi” con meno capi per ettaro. Per la prima volta, dunque, i ministri dell’Ambiente europei hanno preso in considerazione non solo il numero di animali allevati, ma anche la loro densità, per distinguere le attività zootecniche intensive da inserire tra gli impianti industriali inquinanti e quelli che invece rimangono fuori. Una decisione che l’Italia non ha accolto con favore, votando contro.
«Riteniamo molto preoccupante che l’Italia sia tra i pochi Paesi europei a non avere accolto la revisione della direttiva europea che include per la prima volta gli allevamenti intensivi di bovini tra le industrie inquinanti, continuando a minimizzare gli impatti sul clima – è stato il commento di Greenpeace – Ancor più se pensiamo che gli enormi quantitativi di ammoniaca prodotti dagli allevamenti sono la seconda causa di formazione di polveri fini nel nostro Paese, uno degli inquinanti atmosferici che ogni anno miete più vittime». Il voto della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla revisione della direttiva è previsto per il prossimo 28 aprile.