Il leopardo delle nevi è indiscutibilmente uno dei predatori più affascinanti e misteriosi del pianeta. Originario delle catene montuose dell'Asia centrale e meridionale, questo elegante e sfuggente felino frequenta le zone alpine e subalpine che vanno dall'Afghanistan orientale, dall'Himalaya e dall'altopiano tibetano, passando per la Siberia meridionale, fino alla Mongolia e alla Cina occidentale. È un predatore schivo e solitario, un vero e proprio fantasma delle montagne che si avvicina alle sue prede di soppiatto, spesso per coglierle di sorpresa lanciandosi dalle rocce.
Anche solo incontrarlo è una vera e propria impresa, figuriamoci riuscire a filmarlo e a documentare la sua vita in un ambiente così estremo, come sono riusciti a fare in maniera magistrale Marie Amiguet e Vincent Munier con il bellissimo documentario La Pantera delle Nevi. Ma ancor prima del pluripremiato film girato in Tibet orientale c'è un filmato che più di ogni altro racchiude tutta la cruda e aspra essenza selvaggia del fantasma delle montagne. È stato realizzato nel 2018 ed è probabilmente la scena più spettacolare e rocambolesca mai filmata di un predatore in azione.
Si tratta probabilmente della prima sequenza ad altissima definizione mai realizzata di un leopardo delle nevi che attacca e uccide la sua preda. Durante una battuta di caccia, un leopardo punta e insegue un bharal (Pseudois nayaur), un caprino selvatico dell'Himalaya conosciuto anche come pecora blu. Mentre entrambi corrono tra le neve e le rocce appuntite, preda e predatore finiscono per precipitare involontariamente da un altissimo dirupo, rimanendo bloccati in un abbraccio mortale lungo oltre 120 metri.
Il felino e il bharal rotolando rovinosamente per il pendio, scontrandosi più e più volte contro le rocce per circa 18 interminabili secondi. Per tutta la durata della sequenza – dal tuffo nel vuoto fino alla caduta finale caduta – il leopardo non molla neanche per un istante la sua preda, rimanendo aggrappato al bharal letteralmente con le unghie e con i denti: una dimostrazione di tenacia e caparbietà che solo chi riesce a vivere perennemente a oltre 4.000 metri di quota è in grado di mostrare.
Il filmato è stato realizzato dalla Wilderness Films India, una società documentaristica che possiede il più grande archivio al mondo di foto e video naturalistici realizzati nell'Asia meridionale. Ci sono voluti ben 31 anni per riuscire a realizzare una sequenza così drammatica, probabilmente una delle più famose e spettacolari riprese naturalistiche mai realizzate al mondo. Le immagini, estrapolate da un filmato molto più lungo, raccontano molto sui due animali protagonisti e sulla difficile vita negli ambienti estremi d'alta quota.
Il modo in cui il Bharal tenta di fuggire, descrive in maniera perfetta l'eccezionale agilità dell'ungulato, in grado di correre e arrampicarsi senza problemi anche sulle rocce e le pareti più ripide e impervie. Capacità che non sono comunque bastate per riuscire a sfuggire al predatore, che invece ha messo in mostra tutta la sua perseveranza ed l'elasticità, persino in aria. Preda e predatore hanno messo in gioco tutta la loro eccezionale forza, ma alla solo uno dei due poteva spuntarla alla fine.
Questa volta è toccato al leopardo vincere la battaglia, riuscendo così a sopravvivere almeno fino alla prossima battuta di caccia e regalandoci un filmato straordinario che non ci stancheremo mai di rivedere e che è già passato alla storia. È questa la potenza più dirompente e spettacolare della vera natura selvaggia.