Nel 2013 è entrato in vigore il divieto totale nell'Unione Europea ma dieci anni dopo la sperimentazione sugli animali per la produzione di cosmetici è tutt’altro che scomparsa.
Semmai al contrario sono in netta ripresa in tutta Europa. Soprattutto dopo che la Commissione Europea e l'ECHA, l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche, hanno annunciato il progetto REACH.
Il piano prevede nuovi test per tutte le sostanze chimiche messe in commercio prima del 1981, anno in cui è entrato in vigore l'obbligo di classificare ed etichettare le sostanze secondo la loro pericolosità, attraverso test su animali.
È per questo che ancora una volta la Peta ha riunito un centinaio di associazioni animaliste per promuovere una raccolta firme contro questa assurda richiesta che include la pratica crudele e totalmente inutile di torturare gli animali.
Peta e gli altri chiedono, infatti, alla Commissione Europea due cose ben precise: la prima di far rispettare davvero il divieto del 2013, la seconda di incentivare sul serio il superamento della sperimentazione animale. Le associazioni insistono sull’inutilità di tanta cattiveria: accecando i conigli o ustionando i ratti non si ottiene affatto un risultato scientifico.
Ma perché vengono richiesti nuovi test sugli animali? L’annuncio della Commissione Europea e l'ECHA, avrebbe lo scopo dichiarato di valutare nuovamente la pericolosità di queste sostanze per l'ambiente e per i lavoratori. Ma questa nuova presa di posizione della Commissione e dell'ECHA implica però di fatto un annullamento del divieto del 2013.
L'iniziativa europea dei cittadini guidata dalla Peta si schiera contro l'uso di animali per tutti i test di tossicità che siano cosmetici o altri prodotti e richiede una modernizzazione della scienza nell'Unione Europea.
Il cittadino che intenda attivarsi insieme alle associazioni animaliste, può firmare la petizione sul sito dell'Unione Europea, per chiedere che questi test vengano davvero aboliti, senza alcuna deroga.
Ma può anche scegliere di comprare prodotti che siano davvero cruelty-free e che lo dimostrino con una certificazione apposita che riguarda solo i test su animali. E per farlo può guardare la lista aggiornata sul sito di VIVO – Comitato per un consumo consapevole.