Negli ultimi dieci anni, si è registrato un crescente interesse per la critica situazione degli squali a livello globale, con un conseguente aumento delle misure regolamentari e dei divieti riguardanti la pratica del finning. Tuttavia, resta incerto se questa crescente attenzione si sia concretamente tradotta in miglioramenti effettivi per la tutela degli squali. Un recente studio pubblicato su Science, infatti, suggerisce che è indispensabile intensificare gli sforzi per preservare questi animali, continuamente sottoposti a catture e uccisioni per il prelievo delle loro pinne.
Gli squali popolano le acque della Terra da 400 milioni di anni, ma un crescente appetito per le loro pinne, un bene prezioso nei mercati asiatici, ha portato diverse specie sull’orlo dell’estinzione. Attualmente, il 70% dei paesi e delle giurisdizioni ha adottato normative di tutela per contrastare la pratica dello "spinnamento" degli squali, un metodo che consiste nel rigettare in mare questi animali dopo aver loro rimosso le pinne, condannandoli così a morte. Sebbene la pratica del finning sia leggermente diminuita negli ultimi due decenni, le politiche che obbligano i pescatori a sbarcare gli squali integralmente hanno involontariamente alimentato un mercato per la carne di squalo.
Questo è quanto è emerso da un nuovo studio condotto nel corso di tre anni, durante il quale un team di ricercatori ha raccolto dati sulle normative della pesca e sulla mortalità degli squali. L'autore principale, Boris Worm, ha espresso sorpresa nel constatare «la diffusa presenza di carne, olio e cartilagine di squalo nel commercio e come questi animali siano utilizzati in numerosi prodotti, spesso senza consapevolezza da parte dei consumatori».
Nelle regioni in cui la mortalità degli squali risulta particolarmente elevata, gli studiosi hanno osservato un aumento dell'utilizzo di reti da posta (muri di rete che si estendono nell'acqua) e di reti da traino, ossia reti pesanti trascinate lungo il fondale oceanico. Questo approccio porta a catturare principalmente esemplari più giovani e di dimensioni ridotte, un fenomeno correlato al declino nel commercio delle pinne e alla diminuzione locale dell'abbondanza di squali di grandi dimensioni.
Oggi, una specie di squalo su tre nel mondo è a rischio di estinzione e, poichè si tratta di super predatori che svolgono un ruolo cruciale all'interno della catena alimentare, la loro diminuzione sta compromettendola salute degli oceani e gli equilibri degli ecosistemi marini. Secondo i ricercatori, sarebbe opportuno istituire aree protette per questi animali dove vige il divieto di pesca.
In effetti, numerose nazioni e territori hanno già intrapreso azioni in questa direzione; tuttavia, i rischi attuali per gli squali costieri sembrano in crescita a livello mondiale, una conclusione sostenuta dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). «È essenziale adottare un approccio più mirato per ridurre la mortalità degli squali», sottolinea Laurenne Schiller, autrice dello studio. Questa sembra essere la chiara conclusione emergente dagli studi condotti dai ricercatori. Nonostante gli sforzi dedicati alla loro tutela, i numeri relativi alle uccisioni di questi pesci continuano ad aumentare. In mancanza di azioni immediate, c'è il rischio di perdere completamente queste affascinanti creature, provocando danni irreversibili alla biodiversità marina.