BirdLife International ha pubblicato la nuova Lista Rossa degli uccelli europei e le cose non vanno affatto bene. Il nuovo report ornitologico è stato presentato proprio mentre la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità sta discutendo un nuovo piano per affrontare la crisi che sta mettendo in ginocchio la fauna selvatica nel mondo. La lista esamina il rischio di estinzione a livello continentale per 544 specie di uccelli in oltre 50 paesi e territori in Europa, e segue i criteri e le categorie già utilizzati a livello globale per Lista Rossa dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Molte popolazioni di uccelli hanno subito un forte calo numerico dal 2015, l'anno in cui è stata pubblicata la precedente lista, e adesso ben una specie su cinque è minacciata o quasi di estinzione.
I dati sulla distribuzione, sull'andamento e sulla consistenza delle popolazioni per le 544 specie valutate sono stati raccolti da migliaia di ornitologi e volontari in tutta Europa, e sono serviti ad attribuire a ogni specie una delle categorie di rischio stabilite dalla IUCN. Queste categorie vanno da Minor preoccupazione (LC) e Quasi minacciata (NT) per le specie non più comuni e fuori pericolo, a Estinto a livello regionale (RE) per quelle ormai scomparse. In mezzo ci sono poi le varie categoria di pericolo in ordine crescente: Vulnerabile (VU), In pericolo (EN) e In pericolo critico (CR), quella immediatamente precedente all'estinzione.
Le specie il cui status è peggiorato
Circa il 19% di tutte le specie europee di uccelli è seriamente minacciata o quasi di estinzione, e ben una specie su tre (circa il 30%) sta attraversando una fase di riduzione numerica delle popolazioni. 71 specie (il 13%) rientrano tra le categorie di pericolo (CR, EN, VU) e altre 35 (il 6%) sono quasi minacciate (NT). I gruppi più a rischio sono gli uccelli marini, i rapaci, le anatre e i limicoli, a cui si aggiungono tutte le specie che vivono in habitat aperti come le aree agricole o le praterie d'alta quota, tra cui alaudidi, averle e zigoli.
Tra le varie specie il cui status è peggiorato rispetto al passato troviamo il beccaccino (Gallinago gallinago), passato da Quasi minacciata a Vulnerabile, principalmente a causa della perdita e del degrado dell'habitat. Stessa sorte per lo svasso piccolo (Podiceps nigricollis) e lo svasso collorosso (Podiceps grisegena), a causa dell'inquinamento delle acque causato dall'agricoltura intensiva. Va peggio invece all'edredone (Somateria mollissima) che da Vulnerabile passa a In pericolo, a causa di una combinazione di fattori tra cui malattie e scarsità di cibo. In calo anche specie comuni di habitat forestali e urbani, come il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e il corvo comune (Corvus frugilegus).
Anche gabbiano corso, gabbiano roseo, pettegola, berta minore e falco cuculo sono tra specie inserite nella categoria Vulnerabile, e sono ufficialmente a rischio estinzione in Europa.
I principali fattori di minaccia e il caso del falco lanario
Resta Vulnerabile la tortora selvatica (Streptopelia turtur), specie ancora ampiamente cacciata e spesso oggetto di aspre battaglie tra mondo venatorio e quello ambientalista. Pratiche agricoli intensive e massiccio uso di pesticidi stanno riducendo l'habitat riproduttivo e la disponibilità di cibo. Sorprendo molto invece lo status attribuito al lanario (Falco biarmicus), un falco considerato non a rischio in questa lista ma che la quasi totalità degli ornitologi ritiene essere a un passo dall'estinzione, vista la rapidità con cui si è ridotto negli ultimi decenni. In Italia, per esempio, le coppie nidificanti sono ormai ridotte a poche decine.
Le specie più a rischio sono quelle che vivono in ambienti agricoli e praterie. Cambiamenti climatici e pratiche agricole intensive rappresentano per questi uccelli la principale minaccia, a cui si somma l'uso ancora diffuso di pesticidi, che non solo riduce il numero di insetti, ma rischia di contaminare gli stessi uccelli che se ne nutrono. A seguire ci troviamo le specie acquatiche sia marine che delle zone umide costiere e interne. In questi ecosistemi sono il sovrasfruttamento delle risorse ittiche, l'inquinamento e lo sviluppo delle infrastrutture a mettere in pericolo la sopravvivenza di queste specie.
Qualche buona notizia
Se la maggior parte delle novità rappresentano cattive (o pessime) notizie, ci sono anche alcune note positive. Grazie ai progetti di conservazione il ciuffolotto delle Azzorre (Pyrrhula murina), il nibbio reale (Milvus milvus) non sono più minacciati, e stanno attraversando un netto trend positivo. Anche la pittima reale (Limosa limosa), il martin pescatore (Alcedo atthis) e il chiurlo maggiore (Numenius arquata) sono state "declassate" e non sono più considerate a rischio. Infine, anche se ancora in diminuzione o minacciate, i progetti che coinvolgono il re di quaglie (Crex crex) e alcune specie di rapaci (come gli avvoltoi) stanno dando i loro frutti, a dimostrazione che precise e mirate azioni di conservazione possono davvero fare la differenza.
La nuova Lista Rossa degli uccelli europei è un'istantanea che combacia perfettamente – purtroppo – con la drammatica crisi che la biodiversità tutta sta attraversando in questo delicato periodo storico. Gli uccelli in particolare rivestono un ruolo di primaria importanza per valutare lo stato di salute degli ecosistemi. Con la loro enorme variabilità e diffusione, e soprattutto grazie all'estrema sensibilità a qualsiasi cambiamento ambientale, sono un vero e proprio termometro ambientale. Se l'avifauna in difficoltà, la natura è in difficoltà. Il messaggio che arriva da questo nuovo report è chiaramente negativo, ma dimostra che siamo in grado – se vogliamo – di migliorare la situazione. È da qui che bisogna necessariamente ripartire.