Quasi quattro specie di uccelli europei su dieci (circa il 14% su scala globale) sono in uno stato preoccupante di conservazione e i ricercatori affermano che la natura del continente è in seria difficoltà. Il nuovo studio a lanciare l'allarme è stato pubblicato sulla rivista Bird Conservation International, pubblicata dalla Cambridge University Press per conto di BirdLife International.
La notizia è arrivata dopo che il Parlamento europeo ha votato a favore della legge sul ripristino della natura, precedentemente fortemente contestata, e del Green Deal dell'UE per obbligare legalmente i 27 paesi europei a ristabilire lo stato naturale degli ecosistemi sia sulla terraferma che in mare.
Birdlife International ha descritto le azioni dei contestatori come «una campagna di disinformazione senza precedenti» volta a impedire la legge, «guidata da politici conservatori di destra e dalle lobby dell'agricoltura e della pesca». La legislazione relativa alla salvaguardia dell’ambiente è stata approvata a fatica dal Parlamento europeo, senza però aggiungere nuove aree protette nell'UE.
A tal proposito, l'articolo "Birds in Europe 4: the four assessment of Species of European Conservation Concern" sottolinea l'urgente necessità di adottare dei provvedimenti legislativi a livello globale sul ripristino degli habitat e stabilisce chiaramente quali siano le priorità che i piani nazionali dovrebbero seguire per arrestare il declino delle specie minacciate, soprattutto per l’avifauna, come uccelli agricoli e delle steppe, anatre, trampolieri, rapaci, uccelli marini e migratori a lungo raggio.
BirdLife International aveva già stilato tre precedenti valutazioni dello stato della popolazione di tutte le specie di uccelli selvatici presenti in natura in Europa: nel 1994, nel 2004 e nel 2017. Delle 546 specie valutate nell'ultimo studio del 2023, ben 207 (il 38%) si qualificano come Specie di interesse europeo per la conservazione (SPECs).
Il numero di specie europee di interesse conservazionistico in proporzione su scala globale è invece triplicato: da 24 (5%) nel 1994 a 74 (14%) nel 2023. I ricercatori affermano che questo dimostra che le minacce sono aumentate e intensificate, portando, negli ultimi anni, anche uccelli simbolo come il pulcinella di mare (Fratercula arctica) e la tortora selvatica (Streptopelia turtur) in uno stato vulnerabile.
La percentuale complessiva di SPECs è rimasta simile in tutte e quattro le valutazioni, dal 38 al 43%. Le SPECs sono distribuite in tutta Europa e ogni paese condivide una certa responsabilità per la loro conservazione. Diverse regioni detengono un numero particolarmente alto di SPECs, tra cui parti della penisola iberica, della Turchia, del Caucaso e della Russia europea, oltre a varie zone costiere, che fanno da “hotspot” di biodiversità per gli uccelli.
«È chiaro che la natura europea è in gravi difficoltà: molti animali specializzati a vivere in determinati ambienti sono tra le specie più a rischio, a dimostrazione dell'importanza del ripristino degli habitat», hanno commentato gli autori. «L'Europa è luogo di nidificazione per numerosi uccelli, dai 3,4 ai 5,4 miliardi circa, ma è necessario intervenire per arrestare e invertire la rotta del trend di diminuzione delle popolazioni. Queste azioni devono essere attuate su vasta scala e con rigore, per raggiungere gli obiettivi di ripristino regionali e globali».
Ma ci sono anche segnali positivi: gli scienziati hanno infatti dichiarato che «tra le specie che hanno visto migliorare lo stato delle loro popolazioni ci sono diversi grandi uccelli acquatici e rapaci, che si stanno riprendendo grazie agli sforzi conservazionistici. Questa è la prova dell'impatto positivo dell'attuazione della legislazione dell'UE sulla natura».