La motivazione epimeletica è il bisogno e il desiderio di prendersi cura di un essere vivente, di assistere e accudire un altro individuo appartenente alla propria specie o ad altre. Si tratta della motivazione che contraddistingue i comportamenti materni nei confronti dei cuccioli e non riguarda solo i cani ma molte specie di mammiferi tra cui vi siamo anche noi esseri umani.
Come ogni motivazione, questa spinta è innata e porta i singoli cani a metterla in atto per sentirsi soddisfatti e appagati, ma non viene proposta da ognuno in egual misura e nello stesso modo, bensì in maniera sempre diversa. La diversità dipende dalla personalità del singolo soggetto, dall'ambiente in cui si trova e dalle opportunità che la vita gli ha offerto.
Più un cane viene portato a mettere in gioco la sua epimelesi, appunto, più lo farà anche in futuro. Se al contrario questo talento non viene alimentato, resterà più marginale nei suoi comportamenti.
Come riconoscere l'epimelesi
L'epimelesi si riconosce nei comportamenti legati alla cura. L'esempio più immediato riguarda la madre che allatta i cuccioli, oppure quando li lecca, li scalda, li pulisce o ancora quando li richiama a sé per evitare che si muovano verso un pericolo.
Può manifestarsi anche nei confronti degli umani e, in particolare, dei propri umani di riferimento. Quando il cane nota un nostro malessere o quando piangiamo, infatti, spesso viene accanto a noi per darci conforto e ciò avviene proprio per un profondo bisogno e desiderio di prendersi cura di noi. Lo stesso avviene, in alcuni casi, durante i conflitti in famiglia quando il cane prova ad intervenire per fare in modo che torni la pace.
Se ci pensiamo, non è così differente rispetto ciò che noi facciamo con loro, quando siamo preoccupati per il benessere dei nostri cani: proprio la scelta di avere con noi un individuo appartenente ad un'altra specie, infatti, è mossa spesso dal desiderio di prenderci cura di un altro essere vivente.
Si tratta di una motivazione fortemente collegata anche a quella comunicativa (perché per accudire bisogna farsi capire) e a quella affiliativa, perché la prossimità porta ad un maggiore livello di cure.
I cani "esperti" di epimelesi
I cani che manifestano più spesso la motivazione epimeletica sono coloro i quali hanno svolto (e svolgono ancora oggi) compiti insieme a noi umani che richiedono una forte dose di empatia. Stiamo parlando, ad esempio, dei Labrador Retriever e dei Golden Retriever che sono per eccellenza i cani a cui chiediamo più spesso di accompagnarci nelle attività assistite con gli animali (che un tempo venivano chiamate pet therapy).
Lo stesso si può dire anche di molti meticci, perché non serve un pedigree per essere dotati di questo desiderio profondo di comprendere lo stato emozionale dell'altro e prendersene cura per guidarlo verso il benessere.
Vi sono poi anche i cani da compagnia, come ad esempio il Maltese o il Bichon à poil frisé, i quali hanno una motivazione affiliativa piuttosto sviluppata e desiderano che i membri del proprio gruppo siano sempre in ottime condizioni.
Un ultimo gruppo di cani, forse leggermente più imprevedibile, ha una forte motivazione epimeletica e sono i cani da pastore (sia i conduttori che i guardiani degli armenti) perché sono stati selezionati nei secoli i soggetti che mostravano in maniera più evidente il desiderio di prendersi cura delle pecore e degli altri animali da allevamento.
Nella loro testa
La motivazione epimeletica è suscitata in particolar modo quando ci si trova di fronte ai cuccioli (della propria o di un'altra specie), ovvero i soggetti che mostrano evidenze giovanili (dette pedomorfie), le quali rimandano inevitabilmente all'idea della necessità di cure.
Proprio questo aspetto offre l'opportunità di fare un paragone con noi esseri umani, che abbiamo l'abitudine di dare la forma del cucciolo ai disegni degli animali, ai peluches e ai cartoni animati che vedono come protagoniste le altre specie.
Lo stesso accade però anche in un aspetto più delicato, ovvero quello che ha a che fare con la selezione delle razze. Alcuni cani, infatti, nei secoli hanno cambiato fortemente aspetto diventando sempre più simili ai bambini. È il caso, ad esempio, delle razze brachicefale che a causa di queste scelte selettive operate dall'uomo oggi soffrono di patologie respiratorie legate alla morfologia del muso.
A supportare questa teoria, vi è anche uno studio condotto dal dipartimento di etologia della ELTE Eötvös Loránd University di Budapest, secondo il quale la maggiore presenza di “segnali infantili” nei cani brachicefali, conosciuti anche come baby schema, riconducono allo stadio di sviluppo dell'infanzia, tra cui testa grande e arrotondata, occhi e orecchie grandi e naso piccolo.
Anche Konrad Lorenz, padre dell'etologia, aveva individuato alcuni caratteri comuni, chiamati "universali biosemiotici", che rimandano il pensiero all'infanzia e ne fanno parte, ad esempio, la testa sferica, gli occhi grandi e l'andatura barcollante. Questi aspetti, che ricordano le razze come i Bouledogue Francesi e i Carlini, hanno la capacità, soprattutto per chi ha una motivazione epimeletica piuttosto forte, di spingere alla benevolenza e alla cura.
Come giocare con l'epimelesi
L'epimelesi è una motivazione che viene proposta nei momenti in cui ve ne è bisogno, ma ciò non significa che sia impossibile giocarci, soprattutto quando si vive con un cane con cui vi è già una profonda relazione di fiducia.
Uno dei modi per stimolare i comportamenti legati a questa motivazione è offrendo una gratifica nel momento in cui il cane interviene per aiutare l'altro. Si tratta di una strategia interessante ed importante soprattutto per fare in modo che abbia un ruolo attivo in famiglia.
La stessa gratifica può essere offerta nel momento in cui il cane ci annusa per capire se stiamo bene, oppure quando interviene durante una discussione.
Anche questa motivazione, però, non deve diventare un'ossessione e va quindi vissuta come una delle tante abilità di cui dispone la specie che, per ottenere un vero benessere, deve potersi esprimere in quanti più modi possibili.
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Le motivazioni sono spinte innate di una specie, che permettono di capire cosa l'individuo si aspetta e cosa cerca nel mondo con l'intento di trovare gratificazione e rifuggire la frustrazione e il disagio. Ciò significa che vengono messe in atto sia per il piacere che per il bisogno di farlo.
La possibilità di esprimersi secondo le proprie motivazioni prevalenti contribuisce al benessere psicofisico del soggetto e alla creazione di una relazione con il suo umano di riferimento, che potrà proporre attività in linea con la personalità del cane.
Offrire al cane l'opportunità di conoscere un'ampia gamma di opzioni per interagire con il mondo circostante fa sì che diventi più sicuro e autonomo e questo è il motivo per cui bisogna evitare di favorire una sola motivazione, ma piuttosto aiutarlo a sviluppare un equilibrio tra esse.