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27 Novembre 2023
17:19

La motivazione collaborativa

La motivazione collaborativa è uno dei perni su cui si basa il rapporto tra uomo e cane. Significa avere il piacere di cooperare, senza mettere al centro il risultato, ma per il gusto di andare insieme nella stessa direzione.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La motivazione collaborativa è il bisogno e il desiderio del cane di partecipare alle iniziative del gruppo, di chiedere aiuto nelle imprese e di cooperare in maniera attiva con i referenti umani e con gli altri cani.

La profonda spinta alla collaborazione è uno dei perni su cui si basa la lunga storia di co evoluzione che unisce le nostre specie e ci ha portati ad essere compagni di avventure e anche di lavoro. I cani sono stati (e sono ancora oggi) per noi conduttori delle greggi, cacciatori, guardiani e anche esperti del traino di slitte negli ambienti artici, cercatori di tartufi sugli Appennini, aiutanti dei pescatori in America settentrionale. In epoca più moderna, invece, si sono lasciati coinvolgere fino a ricoprire il ruolo di accompagnatori nelle attività assistite con gli animali (un tempo chiamate pet therapy), quello di guide delle persone non vedenti e di fedeli compagni dei bagnini.

Questa lista potrebbe continuare all'infinito, perché la motivazione collaborativa del cane è forse uno degli strumenti più straordinari che abbiamo a disposizione per creare un'intesa davvero profonda con la loro specie. D'altronde, se siamo riusciti nell'impresa di vivere così a lungo gli uni accanto agli altri è anche perché entrambi abbiamo una forte spinta collaborativa.

Come riconoscere la motivazione collaborativa

Chiunque viva con un cane collaborativo è abituato a vedere il suo sguardo intento a chiedersi: «Cosa stiamo per fare insieme?». Oltre allo sguardo, che è forse l'elemento più intuitivo, possiamo prestare attenzione anche alle sue posture: questa motivazione, infatti, si manifesta anche con i movimenti del corpo. 

Quando stiamo per iniziare un lavoro e il cane si mette accanto a noi, posizionando le zampe e lo sguardo nella stessa direzione: potremmo cogliere questo elemento proprio come un segnale che dimostra il suo desiderio di andare nel mondo insieme, sia fisicamente che metaforicamente.

Lo stesso si può dire dei cani che sono sempre pronti ad accettare un compito che gli viene affidato come ad esempio il trasportare qualcosa per noi o, più in generale, assumersi una responsabilità per ottenere un risultato comune.

Le razze "esperte" in fatto di collaborazione

I cani che più spesso sono contraddistinti da una forte spinta collaborativa sono quelli che attraverso i secoli hanno vissuto una selezione da parte dell'uomo che ha favorito proprio questo tratto comportamentale. Pensiamo quindi ai pastori conduttori come i Border Collie o gli Australian Shepherd ma anche i Pastori Tedeschi (che per noi hanno svolto e svolgono un'infinità di compiti), i Pastori Belga e i Pastori del Lagorai.

Anche la storia dei retriever ha favorito la motivazione collaborativa. I cani da riporto, infatti, hanno sempre avuto un ruolo determinante nella caccia ed ecco perché i Labrador Retriever e i Golden Retriever sono sempre a disposizione quando c'è un lavoro da compiere insieme a noi.

Vi sono poi anche un'infinità di meticci che, pur non appartenendo ad alcuna razza, dimostrano con frequenza il desiderio a collaborare attivamente. Non c'è bisogno di uno standard ufficiale, infatti, per avere questa spinta.

Non dobbiamo infine dimenticare i cani da acqua, come il Barbet o il Lagotto Romagnolo che sono davvero disposti a qualunque cosa pur di portare a termine il compito condiviso.

Nella loro mente

Il cane collaborativo è alla ricerca di un'intesa con chi ha di fronte e prova a comprendere quale sia la strategia migliore per favorire il raggiungimento del risultato. Lo scopo, però, non è il mero successo bensì la vera e propria azione concertata.

Questi cani amano aiutare, invitare al gioco, coinvolgere, proporre attività ed assecondare quelle proposte da altri.

Ricordano in un certo senso noi umani quando siamo felici nell'appartenere ad una squadra: all'interno del gruppo, con il quale condividiamo passioni ed emozioni, vi è una comunicazione fortemente affiliativa, un senso di appartenenza che mette i confini tra ciò che è "dentro" e ciò che è "fuori" dal "noi". In questo senso, se vogliamo, la motivazione collaborativa si contrappone a quella competitiva che si riferisce invece all'ottenimento del risultato e porta gli individui a proteggersi, a lottare e a contendere.

L'individuo che vuole collaborare ha spesso un'innata spinta all'empatia perché ha il desiderio di comprendere quale sia la modalità corretta per eseguire il compito. Si tratta di cani (e di umani) che sono più disposti di altri a sacrificare l'individualità e l'indipendenza per mettersi a disposizione del "bene comune" e dare il proprio contributo attivamente, secondo le proprie virtù e i propri talenti.

Come giocare con la motivazione collaborativa

Ogni motivazione può essere sviluppata attraverso la pratica ma può anche diminuire se non viene esercitata. Ciò significa che se il cane ha costantemente l'opportunità di cooperare con il suo umano e con i propri simili tenderà a farlo con sempre maggiore facilità, mentre il cane che viene esonerato dai ruoli del gruppo, molto probabilmente, con il passare del tempo ridurrà questa spinta innata.

È quindi importante offrire appagamento alla motivazione collaborativa, permettendo al cane di aiutarci, ad esempio, nel trasporto della legna per il caminetto (sfruttando magari la sua motivazione sillegica) oppure chiedendogli di precederci sul sentiero per controllare che sia tutto a posto e che possiamo passare. Un altro esempio è fargli portare la posta, cosa semplice da realizzare per chi vive in città: sarà tutto felice di "ritirarla" in portineria (siete voi a porgergliela) e trasportarla fin dentro casa.

Questi semplici gesti che al primo sguardo potrebbero sembrare di scarsa utilità sono invece le basi della cooperazione e danno luce anche alla motivazione affiliativa del cane.

Per concludere è importante ricordare che la motivazione collaborativa potrebbe anche portare il cane a ridurre la sua autonomia, perché potrebbe farlo sentire a disagio in assenza del gruppo. Proprio per questo è importante dare ad ogni individuo l'opportunità di esprimere anche altre motivazioni, come quella esplorativa, quella perlustrativa, oppure quella competitiva.

Così facendo, potrà interfacciarsi con il mondo in vari modi, in autonomia e con maggiore sicurezza, perché non sarà obbligato a cercare sempre lo sguardo altrui per agire.

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La conoscenza e la comprensione delle motivazioni, che sono un elenco di desideri e bisogni in costante aggiornamento, è un elemento cruciale per offrire loro una vita appagante e per aiutarli a strutturare  un'identità equilibrata. Questi bisogni e desideri delineano chi sono e come percepiscono il mondo, quindi la possibilità di esprimere le motivazioni quotidianamente con i loro umani contribuisce al loro benessere.

Quando il cane si sente compreso ha maggiori possibilità di sviluppare la sua identità in modo equilibrato. Proporre attività in linea con i suoi bisogni fa in modo di dare vita a una relazione più profonda e appagante, consentendo al cane di essere sé stesso. Offrendogli l'opportunità di conoscere un'ampia gamma di opzioni con le quali interagire con il mondo che lo circonda, facciamo in modo che sia più sicuro e autonomo.

Bisogna infine ricordare che le motivazioni sono anche i modi che i soggetti scelgono per rifuggire dolore e frustrazione, quindi sta a noi saperle riconoscere anche come un campanello d'allarme, se correlate a un disagio.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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