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21 Dicembre 2023
16:37

La motivazione affiliativa

La motivazione affiliativa è l’espressione del desiderio e del bisogno di appartenere a un gruppo ristretto, che per i cani che vivono nelle nostre case è rappresentato dalla famiglia, mentre per i cani liberi è stare con i conspecifici.

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La motivazione affiliativa è l’espressione del desiderio e del bisogno di appartenere a un gruppo ristretto. Per la maggior parte dei cani che vivono nelle nostre case è rappresentato dalla famiglia, ma per i cani liberi è stare con i conspecifici.

La specie canis lupus familiaris, infatti, è fortemente sociale e ciò significa che per sentirsi soddisfatto un individuo ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo. La motivazione affiliativa, però, viene dimostrata da ognuno con diverse frequenze, diversi target e in maniera più o meno preponderante. Non per tutti, insomma, questo aspetto della personalità ha lo stesso valore e un gruppo di riferimento può essere rappresentato anche solo da un solo individuo a cui afferire, fino ad arrivare a includere una moltitudine di soggetti.

Come ogni altra motivazione tipica della specie, rappresenta la tendenza a proporre determinati comportamenti volti ad ottenere risultati inerenti a questo interesse. Ciò significa che il cane mosso da una forte motivazione affiliativa dimostrerà di voler far parte del gruppo ed avere un ruolo al suo interno. Quale sia questo ruolo dipenderà sia dalla sua personalità che da quelle degli altri membri.

Come riconoscere la motivazione affiliativa

La motivazione affiliativa viene mostrata, ad esempio, nel momento in cui vi è un ricongiungimento del gruppo in seguito a una separazione. Nella quotidianità ciò avviene quando il cane ci fa le feste perché torniamo a casa dopo essere stati al lavoro, oppure quando si mostra felice di poter prendere posto tra i membri della famiglia sul divano o nel letto.La motivazione affiliativa, infatti, è anche strettamente legata al contatto: più mi sento parte integrante di un gruppo, più tendo a desiderare la prossimità con gli altri membri.

Vi sono però anche frangenti in cui la motivazione affiliativa potrebbe mostrarsi in maniera meno evidente ed è il caso, ad esempio, del cane che abbaia ai passanti che si trovano al di fuori del cancello e poi si gira verso i suoi umani, quasi a dire «hai visto che buon lavoro che ho fatto?». In questo caso il cane ha messo a disposizione del gruppo la sua motivazione protettiva e/o territoriale, dimostrando di voler fare qualcosa per la propria famiglia e esprimendo così l'affiliativa contestualmente.

Quando il cane ha una spinta all'appartenenza piuttosto marcata, inoltre, nei confronti degli altri membri del gruppo manifesta desiderio di collaborare e di comunicare, mentre si riduce il volume delle motivazioni possessiva e competitiva (se non all'interno di schemi ludici o per il raggiungimento di un risultato comune).

Infine, si riconosce la motivazione affiliativa anche nei cani che faticano a separarsi dal resto del gruppo che per loro rappresenta una risorsa di enorme valore.

Le razze "esperte" in motivazione affiliativa

Tutti i cani hanno almeno un pizzico di motivazione affiliativa che si manifesta però sempre in maniera diversa e può avere volumi differenti, in base alla personalità e all'ambiente in cui vivono.

Contrariamente a ciò che si potrebbe credere, tra i cani che sentono un forte desiderio di appartenere al gruppo ed avere un ruolo vi sono i Terrieri di Tipo Bull, come gli American Staffordshire Terrier, i Pitbull (che non sono a tutti gli effetti una razza, almeno per quanto riguarda l'Italia) e i Bull Terrier.

Ciò è dimostrato, ad esempio, dalla forte sofferenza che dimostrano quando si trovano all'interno dei box dei canili che, purtroppo, li ospitano troppo spesso a causa di abbandoni e rinunce.

Tra i cani fortemente affiliativi vi sono anche i molossoidi che sono stati selezionati per proteggerci e quindi hanno il bisogno e il desiderio di convivere con una figura di riferimento su cui esercitare questo talento.

Non possiamo non citare anche i grandi maestri dell'affiliazione ovvero i cani da compagnia come i Volpini di Pomerania (che hanno a loro volta un passato da guardiani).

Vi sono poi anche i retriever e alcune tipologie di cani da caccia che farebbero qualunque cosa pur di seguire le indicazioni di un umano di riferimento presente e affidabile.

Infine vanno considerati anche alcuni individui che manifestano una motivazione affiliativa particolare: i cani che lavorano in muta (segugi) e i cani da slitta (come i Siberian Husky), i quali sentono il forte desiderio di far parte di un gruppo di conspecifici con cui collaborare nell'ottenimento di un risultato, sia esso legato alle attività venatorie o alle lunghe corse sulla neve.

Non mancano in questo elenco generale i cani da pastore che generalmente hanno l'affiliativa alta e coloro che in questa tipologia ce l'hanno al massimo sono i pastori da conduzione. Un buon esempio è il Pastore Tedesco che si lega moltissimo alla famiglia ed è sempre entusiasta di imparare e fare cose nuove con i propri umani.

Nella loro mente

Il cane dotato di una forte motivazione affiliativa si sente appagato solo e unicamente quando sa di far parte di un gruppo in cui viene riconosciuto come membro a tutti gli effetti. Il peggior destino per questi individui è la solitudine e l'isolamento e proprio per questo motivo è importante ripetere che i cani considerati "da guardia" non vanno relegati ad avere solo e unicamente questo compito e lasciati sempre da soli in giardino perché il loro desiderio di proteggerci è proprio dovuto al fatto che vogliono sentirsi parte di qualcosa.

Nella mente di un cane fortemente affiliativo vi è un confine invisibile e mentale che distingue i soggetti che fanno parte del proprio gruppo (siano essi umani, cani o appartenenti ad altre specie) e quelli che invece appartengono ad altri gruppi.

Come giocare con la motivazione affiliativa

La motivazione affiliativa non è esattamente una motivazione con cui giocare, o almeno non in maniera diretta. Ciò nonostante è possibile sfruttarla per rendere più soddisfatto il proprio cane attraverso qualche attività quotidiana.

Un esempio è quello di dimostrare la propria gioia nei momenti in cui il cane manifesta questa motivazione, come ad esempio quando fa le feste, oppure quando si mostra intento a prendere posto in mezzo al suo gruppo (sempre che questo non rappresenti un problema o non diventi un'ossessione).

La motivazione affiliativa è anche uno strumento utile nel periodo che segue l'adozione del cane il quale apprende giorno per giorno il ruolo che può ricoprire nel gruppo. Se ha voglia di farlo, quindi, gli si può chiedere di collaborare attivamente in qualche semplice azione di tutti i giorni: può seguirvi in giardino mentre vi occupate dell'orto, può venire con voi verso la cucina quando siete intenti a preparare la cena, oppure può aiutarvi a portare la spesa quando tornate a casa.

Questa grande dote va riconosciuta e apprezzata, perché è alla base della relazione che abbiamo creato nei millenni di co evoluzione ed è il perno da cui partire per trasformare una semplice convivenza in un'amicizia profonda e basata sul rispetto reciproco.

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Le motivazioni racchiudono i desideri e i bisogni tipici della specie e caratteristici (per volume e per target) per ogni individuo. Conoscerle e riconoscerle permette quindi di avvicinarsi alla più profonda individualità del soggetto, trovando le strade migliori per rendere felice la sua vita. 

Alcune razze, attraverso la selezione per mano dell'uomo hanno sviluppato determinati assetti motivazionali che li rendono più o meno adeguati a un determinato compito e, spesso, questo permette di prevedere (in parte) i loro comportamenti. Non è però sempre vero, perché ogni cane è un individuo a sé stante. 

Lo stesso vale anche per i meticci, i quali hanno motivazioni che tendono ad essere più imprevedibili e possono essere smascherate grazie all'osservazione della loro morfologia, che rimanda a una o all'altra razza. 

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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