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15 Settembre 2023
16:48

La mosca che non sa più volare: gli entomologi non avevano mai visto una femmina prima d’ora

In quasi 70 anni dalla sua scoperta nessuno aveva mai osservato una femmina di una particolare mosca che vive in Lesotho, Africa meridionale. Grazie alla prima femmina mai osservata ora sappiamo perché: non hanno le ali.

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Il Lesotho è un piccolo paese dell'Africa meridionale completamente inglobato nel territorio del Sudafrica ed è conosciuto per una caratteristica molto particolare: si trova interamente al di sopra dei 1.400 metri sul livello del mare. Questa peculiarità unica al mondo lo rende un vero e proprio paradiso per le specie d'alta quota, in particolare per i piccoli invertebrati e gli insetti che vivono tra le lussureggianti praterie d'altura.

Proprio per questo è diventato nel tempo una sorta di mecca per gli entomologi di tutto il mondo che organizzano regolarmente spedizioni per scoprire e studiare gli insetti di questi territori. Ed è proprio durante una spedizione che gli esperti John Midgley e Burgert Muller hanno effettuato una scoperta del tutto inattesa: hanno trovato una mosca senza ali che si è poi rivelata essere una femmina di Atherimorpha latipennis, una specie conosciuta sin dagli anni 50 ma di cui nessuno aveva mai osservato prima un esemplare di sesso femminile.

La descrizione dettagliata di questo prima storica femmina per questa specie è stata pubblicata sulla rivista ZooKeyes, tuttavia per i due autori non è stato affatto semplice individuarne la specie che avevano tra le mani. L'insetto è stato trovato in una località montana chiamata Afriski, situata a ben 3.050 metri di quota, e in un primo momento infatti Muller pensava di aver scovato semplicemente una strana falena senza ali che aveva già visto in diversi altri siti ad alta quota della regione.

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L’habitat in cui è stata trovata la mosca senza ali. Foto K. Jordaens, da Midgley e Muller, 2023

La stessa sera, però, guardando meglio l'animale al microscopio, si è reso subito conto di avere evidentemente di fronte una mosca. La testa, i grandi occhi e l'apparato boccale era palesemente da dittero – il gruppo a cui appartengono mosche e zanzare – e l'esemplare che stava osservando aveva inoltre quelli che gli entomologi chiamano bilancieri, ovvero un paio d'ali modificate e usate come giroscopi, tipici proprio delle mosche. Ma le ali per volare? Perché non c'erano?

I due scienziati, parte del progetto Diversity of Pollinating Diptera in South African Biodiversity Hotspots, hanno quindi provato ad approfondire la cosa, ricordandosi di aver anche osservato in quello stesso giorno ben 51 esemplari maschi di Atherimorpha latipennis, una specie di msoca scoperta nel 1956 ma la cui femmina non era mai stata osservata e descritta da nessuno fino ad oggi.

Comparando la mosca senza ali con i maschi di A. latipennis, le somiglianze e le caratteristiche in comune erano evidenti. Consultato poi altri esperti che avevano già lavorato su questo genere di mosche, diffuso esclusivamente in Sud America, Africa meridionale e Australia, è poi diventato evidente che quella che avevano di fronte era proprio la prima femmina mai osservata di Atherimorpha latipennis.

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Foto dorsale e laterale della femmina senza ali di A. latipennis

In generale, non è molto insolito trovare specie di insetti non più in grado di volare, soprattutto in alta quota. È già successo per esempio con altri gruppi – come alcune particolari cavallette – che vivendo completamente isolate sulle vette montane, proprio come se fossero in mezzo al mare, hanno via via subito una lenta ed inesorabile riduzione delle ali, talvolta perdendole completamente.

Questa graduale riduzione delle ali – fenomeno conosciuto come brachitterismo – è nota anche in altre mosche delle aree afrotropicali, tuttavia non era mai stata osservata prima d'ora all'interno della famiglia a cui appartiene questa particolare specie, ovvero Rhagionidae. Questo nuovo record, oltre ad aggiungere la prima femmina per la specie, porta quindi anche a quota 18 le famiglie di ditteri in cui sono note specie che possiedono ali molto ridotte o completamente assenti.

Ora la vera domanda è ovviamente la seguente: perché le femmine di questa specie hanno perso la capacità di volare? E che vantaggio traggono da questa cosa. Poiché in realtà non si sa praticamente nulla del ciclo vitale e riproduttivo di A. latipennis, gli scienziati hanno potuto solo fare alcune ipotesi sul perché queste femmine abbiano perso la capacità di voalre.

Volare è evidentemente vantaggioso, sia per muoversi su maggiori porzioni di territorio, che per cercare un eventuale partner. Nonostante ciò, in molte specie l'analisi costi-benefici può essere diversa per maschi e per femmine, poiché spesso è sufficiente anche che un solo maschio si accoppi con dozzine di femmine. Per i maschi vale quindi quasi sempre la pena volare in giro per poter cercare le femmine in un'area più ampia.

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Maschio alata di A. latipennis. Foto K. Jordaens, da Midgley e Muller, 2023

Questo però li espone sicuramente a maggiori rischi, come per esempio essere mangiati dai predatori o venir spazzati via dai forti venti d'alta quota. Se i maschi volano e le femmine restano immobile, probabilmente le possibilità di un incontro romantico restano comunque alte, per cui può essere molto vantaggioso che uno dei partner resti fermo e al sicuro e l'altro si muova volando per cercarlo.

Aver trovato questa prima femmina, inoltre, aiuterà gli scienziati a comprendere meglio qualcosa in più su questa e altre specie d'alta quota e con areali molto ristretti, anche in ottica di conservazione. Ora che gli entomologi sanno infatti che le femmine di questa specie hanno capacità di movimento estremamente ridotte, significa che difficilmente potranno spostarsi o colonizzare altre zone in risposta ai cambiamenti climatici.

Sapere questo, significa quindi non poter contare più di tanto sulle capacità di adattamento di queste specie, che tradotto vuol dire che dobbiamo essere noi umani a fare qualcosa in più per proteggere i delicati ecosistemi d'alta quota e i loro preziosi e unici abitanti, comprese le mosche che non sanno più volare.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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