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29 Giugno 2022
17:41

La moria di topi in Friuli e Veneto non è dovuta all’hantavirus

È stata confermata la presenza dell'hantavirus fra le popolazioni di topi dell'Italia settentrionale, anche se non è lui la causa della moria.

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È stata confermata la presenza dell'hantavirus fra le popolazioni di roditori dell'Italia settentrionale, anche se non è lui la causa della moria di roditori che lo scorso anno ha colpito Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

Nella tarda primavera del 2021, infatti, si è assistito a un'alta mortalità di piccoli roditori di diverse specie nel Nordest italiano e visto il possibile rischio di infezione per l’uomo da parte del hantavirus, i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno condotto un'approfondita analisi sui resti di questi animali.

L'infezione da hantavirus

Con il termine hantavirus si intende un genere di virus a RNA e il suo nome deriva dal fiume Hantan in Corea del Sud, dove fu isolato alla fine del 1970 da Ho-Wang Lee e collaboratori che per primi lo studiarono.

È spesso causa di zoonosi e nell'uomo può provocare malattie potenzialmente mortali come la nefropatia epidemica, più diffusa in Europa, la febbre emorragica con sindrome renale, diffusa in estremo oriente e la sindrome polmonare da hantavirus, tutti sintomi della cosiddetta "febbre del topo".

Gli hantavirus hanno come serbatoio epidemiologico specie di piccoli roditori come topi, arvicole e ratti e ciò che ha messo in allerta gli scienziati è l'idea che la presenza dell’infezione in queste popolazioni di micromammiferi, può far presupporre una maggior incidenza di casi di febbre del topo nell'uomo.

Il virus non è la causa della moria di topi

La ricerca effettuata sui campioni prelevati in nord Italia ha confermato la presenza di un particolare hantavirus: il dobrava-belgrade. Questo è il più virulento della sua famiglia, ma è stato individuato in soli 4 individui di topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis) provenienti dalla provincia di Udine. Il sequenziamento del genoma completo ha permesso di associarlo ai ceppi che circolano nella stessa specie in Slovenia e Croazia.

Data la bassa incidenza del virus, l’ipotesi principale per l'alta mortalità di roditori è che il virus non sia la causa poiché esso convive in modo del tutto naturale con il suo ospite animale, ma che sia frutto delle normali dinamiche di popolazione che ciclicamente fanno il loro corso.

Le mortalità cicliche “di massa” nei micromammiferi, infatti, sono un fenomeno ben noto agli studiosi poiché contribuiscono alla regolazione della popolazione, equilibrando il numero di individui con la disponibilità di risorse. Si verificano in particolar modo dopo esplosioni demografiche dovute a fattori particolarmente propizi per la riproduzione degli animali, come stagioni calde con una abbondanza di risorse alimentari.

Nonostante ciò gli scienziati suggeriscono cautela: la malattia da hantavirus, che ad oggi in Italia rimane un evento raro, potrebbe diventare più rilevante per colpa del cambiamento climatico, che fornirebbe più spesso periodi favorevoli all'accoppiamento di questi roditori. Infatti, l’incidenza di casi umani risulta strettamente correlata alla prevalenza del virus nei mammiferi di cui è ospite e, una sovrappopolazione di roditori a stretto contatto gli uni con gli altri, potrebbe portare con maggiore facilità a una più ampia dispersione del virus, nonostante esso sia ancora poco diffuso.

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