Il semplice termine “monogamo” non è sufficiente per descrivere e comprendere fino in fondo le relazioni di coppia negli animali, perché non tiene conto della flessibilità e della complessità che le caratterizzano. Oggi come oggi, quando si parla di animali monogami, si preferisce distinguere in monogamia sociale e monogamia sessuale. La definizione “monogamia sessuale” identifica la relazione sessuale esclusiva tra due partner, e richiede di poter osservare tutte le interazioni sessuali di una coppia, una cosa tutt'altro che facile. Ad ogni modo, la monogamia può esistere anche in assenza di fedeltà sessuale e per esprimere questo concetto si preferisce utilizzare l’espressione “monogamia sociale”. Essa descrive, in pratica, la vita sociale dei due partner, focalizzandosi sui comportamenti sociali che permettono loro di creare e mantenere un legame di coppia, come la condivisione di un territorio, la vicinanza, l'accudimento dei piccoli, al di là dell’esclusività dell'accoppiamento.
Perché alcuni animali sono monogami?
La monogamia sociale è assai rara tra i mammiferi (meno del 3% delle specie). La gestazione interna e il lungo periodo di allattamento rendono le femmine non disponibili ad accoppiarsi fino al termine dello svezzamento della prole, e quindi molti maschi trovano più vantaggioso, dopo ogni accoppiamento, cercare nuove partner. La monogamia sociale, invece, interessa circa il 90% delle specie di uccelli. Il meccanismo scatenante, in questo caso, sembra essere legato alla cura della prole che, in molte specie, è biparentale. Se i due partner restano insieme, il loro successo riproduttivo ci guadagna. In alcuni uccelli canori, come il passero cantore (Melospiza melodia), senza il maschio, la femmina riesce a portare all’indipendenza solo metà, o poco più, della nidiata. Va detto, però, che proprio in molte specie canore, l’occasione – è il caso di dire – fa l’uccello ladro: se gli si presenta l’opportunità, infatti, ad esempio perché la femmina del nido accanto perde il compagno, il maschio ammogliato si allontana dalla covata per andare a conquistarla. Dopo di che, provvede part time ai pulcini di entrambe le famiglie, oppure full time a quelli di una sola. Evidentemente, dunque, non sempre la monogamia dipende dal maggior successo riproduttivo che può offrire alla coppia, ma anche dalle scarse occasioni di poliginia per il maschio.
Nelle specie in cui il maschio non partecipa alle cure parentali, il tipo di sistema nuziale è influenzato dalla disponibilità delle risorse e dalle caratteristiche sociali delle femmine, che a loro volta influenzano la dispersione, nello spazio e nel tempo, di queste ultime. Più la distribuzione delle femmine è regolare nel tempo, più è facile osservare la monogamia: se tutte le femmine si riproducono sincronicamente, infatti, ogni maschio ha giusto il tempo di accoppiarsi con una di loro. Allo stesso modo, più le aree occupate da femmine solitarie, come avviene spesso nei mammiferi, sono ampie, più la monogamia è obbligata, perché il maschio non riesce a difenderne più di una. Pare che le specie caratterizzate da questa monogamia obbligata diano alla luce nidiate più numerose.
Le specie animali che rimangono fedeli
La fedeltà dei partner sembra essere davvero vantaggiosa per massimizzare il successo riproduttivo in uccelli marini come il gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla) e la berta minore atlantica (Puffinus puffinus), ma anche negli anatidi, come le oche, le anatre e i cigni.
L’accudimento condiviso della prole favorisce la monogamia sociale pure in alcuni mammiferi: le arvicole delle praterie (Microtus ochrogaster), ad esempio, ma anche i carnivori come gli sciacalli e i licaoni, in cui il maschio collabora al nutrimento dei piccoli. Tra i primati, spiccano i siamanghi, i tamarini a chioma di cotone e le marmoset, in cui il papà si fa carico di trasportarli. Nelle marmoset, il ruolo del padre è talmente importante che, se questi muore, la femmina arriva addirittura ad abbandonare la prole. Il ciclo riproduttivo molto breve, con le femmine che depongono le uova in poco più di una settimana, rende monogamo il rospo comune (Bufo bufo); tuttavia, nel regno degli animali monogami, il trono spetta indiscutibilmente alle aquile di mare testabianca (Haliaeetus leucocephalus) americane: quando un maschio e una femmina si scelgono, è davvero per sempre.
La monogamia è rara nei rettili. Fa eccezione Tiliqua rugosa, una grande lucertola del deserto australiano dalla coda tozza e corta, che sembra avere due teste, e dalla lingua blu, in cui il maschio e la femmina formano un forte legame già otto settimane prima dell'accoppiamento. Dopo l'accoppiamento, però, la coppia si dissolve e le cure parentali sono nulle, o scarse, da parte di entrambi i genitori. Per lungo tempo, i due si ritrovano ad ogni stagione riproduttiva: si hanno notizie di unioni durate 10-15 anni e anche più.
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