Con l'arrivo del giorno di San Valentino, sono in molti a chiedersi se anche gli animali sono capaci di provare le stesse forti emozioni che spingono noi esseri umani a desiderare di trovare un partner e a vivere insieme ad esso per tutta la vita. Se la scienza però ha già dimostrato varie volte come anche gli animali siano spinti da motivazioni ed emozioni simili alle nostre, non è ancora chiaro cosa abbia spinto l'evoluzione a favorire la monogamia laddove sia presente.
Riflettendoci su, sono poche le specie che hanno adottato questa strategia, rispetto alle altre che invece hanno adottato la poligamia o altre forme di riproduzione. Basta pensare infatti a molte specie – come leoni, iene, delfini, scimpanzé, gnu, gorilla -per renderci conto che la monogamia non è la strategia preferita da molte delle forme di vita che studiamo, amiamo e riconosciamo come intelligenti. Gli stessi esseri umani non rispecchiamo appieno la categoria dei monogami, poiché in media sono pochissime le persone che nell'arco della loro vita hanno avuto solo un partner sessuale o sentimentale (per non parlare poi delle frequenti relazioni poligame e poliginiche dettate dalla nostra cultura). Eppure deve esserci una ragione, che spinge alle specie monogame di non soccombere rispetto alle altre specie.
Per rispondere a questa domanda, nuovi studi effettuati su diverse specie di uccelli (molti di loro davvero monogami) stanno tentando di confermare vecchie teorie che suggerivano come la monogamia si fosse evoluta come meccanismo "intelligente" per ridurre il conflitto, sia a livello inter che infra sessuale. E alcuni di questi studi sono arrivati proprio in questi giorni.
Il primo articolo è stato pubblicato su Animal Behaviour da due famosi esperti di comportamento animale (Kat Bebbington e Ton G.G. Groothuis), mentre il secondo articolo verrà a breve reso disponibile – sempre su Animal Behaviour – da parte di un team internazionale di etologi, ma è possibile già leggerne un estratto.
Lo studio di Bebbington e di Groothuis ha visto i due scienziati approfondire il comportamento sessuale di una specie abbastanza nota a tutti gli appassionati di ornitologia o di passeggiate lungo la costa. Trattasi del gabbiano comune, conosciuta alla scienza anche come Chroicocephalus ridibundus. Come altri uccelli, questi gabbiani presentano una struttura familiare che è costituita da un maschio e una femmina che covano ogni anno il loro nido per far nascere i loro piccoli. Da sottolineare però il fatto che questa coppia durerà fino alla morte di uno dei due partner, in quanto il gabbiano comune è una delle tantissime specie di uccelli che forma legami amorosi indissolubili, che spingono la grande maggioranza degli esemplari a riprodursi con un unico partner nell'arco della loro vita.
Gli etologi si sono sempre dimostrati curiosi nello scoprire le ragioni che spingono questi uccelli ad affrontare l'intera loro esistenza con un unico partner, ma dopo svariate ricerche e migliaia di ore trascorse a prelevare dati e a osservare centinaia di specie differenti, è ormai indubbio che la ragione principale che ha spinto queste specie a divenire monogame è l'ottimizzazione energetica dello spazio e delle risorse. E lo studio di Bebbington e Groothuis sembra confermare questo dato.
Fare il maggior numero di figli con meno risorse
Gli animali poligami e "non fedeli", rispetto a quelli monogami, sono costretti a spendere ogni anno diverse risorse per conquistare i loro partner, che possono mutare anche diverse volte nel corso dell'anno, e spendono tantissime energie per spostarsi nei luoghi dove per loro è possibile trovare adulti fertili da corteggiare. Inoltre, qualora la specie dovesse formare dei gruppi familiari molto numerosi, come in alcuni primati, esiste la possibilità che i propri figli debbano entrare direttamente in competizione con i fratellastri e con i figli di altre femmine, che però presentano un ceto sociale più elevato.
Questo comporta ovviamente un grande spreco di tempo, risorse, energie, che non fa altro che aumentare a dismisura la competizione sessuale fra tutti gli individui, la morte di diversi potenziali partner e la lotta per la sopravvivenza per i nuovi nati.
Gli uccelli però come quelli studiati da Bebbington e Groothuis hanno risolto con un escamotage l'instaurarsi di questi conflitti, abbassando anche notevolmente la quantità delle risorse e dell'energie necessarie per mettere al mondo dei figli e garantire il benessere ai propri compagni di vita.
«Si prevede che i costi della cura della prole portino a un conflitto evolutivo tra i genitori poligami, in cui ogni genitore trae vantaggio se l'altro fornisce la maggior parte delle cure – affermano nel loro articolo i due etologi – Invece, in molte specie monogame, i partner riproduttori rimangono insieme per più tentativi di riproduzione, così che le loro rispettive prospettive riproduttive future risultano intrecciate», con la conseguenza che diminuiscono di molto anche le risorse necessarie per fornire assistenza agli stessi partner, oltre che ai figli.
Gli scienziati hanno così testato se nel lungo termine la selezione favoriva gli individui di gabbiano che riducevano le responsabilità della cura del nido ai propri partner. E oltre ad osservare che le coppie più fedeli diminuivano di molto le energie spese nei corteggiamenti verso altri esemplari, è stato interessante notare che le coppie che si aiutavano di più (e meglio) producevano anche uova e pulcini più grandi e vivevano più a lungo.
Abbassare perciò i livelli della competizione sessuale, da una parte non solo ha permesso agli adulti di queste specie di disperdere meno energie nel trovare un nuovo partner, ma anche di ottimizzare il loro tempo e le risorse per ottenere maggiori chance di sopravvivenza per la loro prole e per il partner stesso.
«In primo luogo, gli individui che traggono vantaggio dalla riproduzione con un unico partner dovrebbero essere selezionati per ridurre i costi di cura del nido e per massimizzare la possibilità che il partner sopravviva, assieme al resto della covata – dichiarano ancora Bebbington e Groothuis – Una volta ridotti i costi di cura per il partner, il livello ottimale di investimento dello stesso partner aumenta e diventa più allineato con quello dell'altro genitore, riducendo così l'entità del conflitto tra di loro che potrebbe far propendere uno dei due nell'abbandonare la covata e a far pesare il compito di accudire la prole ad un unico genitore».
In secondo luogo, una volta che i futuri benefici di fitness della cura del partner aumentano, con la possibilità di effettuare nuove nidiate negli anni successivi, il livello ottimale di investimento dell'individuo si avvicina a quello reale, riducendo ulteriormente il conflitto e aumentando esponenzialmente la possibilità di diffondere il proprio DNA, per molte stagioni riproduttive. Quest'altro fattore ovviamente rende ancora più conveniente la monogamia a quelle specie che vivono in un territorio già di per sé molto competitivo, come quello in cui non si presenta molto spazio per costruire il nido o dove le risorse alimentari sono scarse, rispetto alle necessità di un'intera colonia.
Ovviamente esistono dei casi, come quelli dei pinguini – e soprattutto dei pinguini imperatore – in cui la fiducia che è data da ogni esemplare al propri partner è così forte perché esistono delle necessità stringenti che obbligano questi animali ad alternarsi per enormi intervalli di tempo, equiparabili a mesi o a settimane, nell'allevamento dei pulcini o nella covata delle uova. Il meccanismo utilizzato però è sempre lo stesso: quello osservato sui gabbiani dalla testa nera.
Per questi animali conviene molto di più, sotto al punto di vista riproduttivo, affidarsi alla collaborazione con un unico partner, che mettersi a corteggiare e a combattere per accedere al diritto di mettere al mondo dei figli. Entrambi i genitori compiono grandi sacrifici, con minime energie creano dei legami affettivi molto profondi e negli anni mettono al mondo molto più piccoli rispetto a quelli che avrebbero potuto ottenere seguendo strade differenti.
Dunque è vero che la poligamia per molti uccelli ha un costo notevolmente maggiore rispetto all'instaurazione di legami a lungo termine, concludono gli autori, chiarendo che «la monogamia è la strategia riproduttiva vincente in quei territori dove non è possibile condividere molto spazio e risorse e dove la competizione infra sessuale è molto elevata».
Aggressività come strumento di difesa della monogamia
In taluni casi però per difendere i piccoli, il proprio partner e il nido, a volte un individuo deve sapere reagire ad eventuali aggressioni o ad "interessi" di soggetti terzi che non fanno bene alla vita di coppia. Ed è per questo che nel secondo articolo una equipe di scienziati ha studiato l'audacia come comportamento di difesa, in una popolazione naturale di un piccolo passeriforme, la balia dal collare, che ha come nome scientifico Ficedula albicollis.
In particolare, gli scienziati hanno studiato l'esistenza di una sindrome comportamentale, che mischia l'audacia con altri due tratti comportamentali, ovvero «l'aggressività (misurata come risposta agonistica ai concorrenti che mettono a rischio la fedeltà fra i partner) e la neofobia (misurata come risposta comportamentale a un nuovo oggetto o ad un pericolo in un ambiente noto)».
Gli studiosi coinvolti nel progetto, dopo mesi di osservazioni, tramite spedizioni e l'uso di fototrappole, hanno così trovato una correlazione positiva tra l'audacia e l'aggressività degli individui, dimostrando l'esistenza all'interno delle coppie di una sindrome comportamentale che è essa stessa correlata al successo riproduttivo.
Più gli uccelli erano aggressivi nei confronti degli estranei, più piccoli la coppia riusciva a far involare durante ogni stagione riproduttiva e più probabilità c'erano che l'anno successivo la coppia fosse fortemente legata. Questo permetteva ovviamente anno dopo anno di rinsaldare i legare affettivi e di incrementare ulteriormente il numero di piccoli, sempre in rapporto ai limiti ambientali invalicabili dovuti dalla presenza di risorse, di eventuali predatori e dalle condizioni climatico ed atmosferiche.
Questo studio ci insegna in pratica che la monogamia per essere mantenuta necessita comunque di un po' di aggressività , necessaria per scacciare gli invasori e per aumentare il numero di figli messi al mondo. Questa aggressività ovviamente rientra nel computo dell'energie spese da ogni individuo per riprodursi e la gelosia insomma è il costo necessario se si vuole essere ad ogni costo monogami. Se però questa strategia riproduttiva si è mantenuta per milioni di anni, questo costo energetico non supera quelli necessari per formare una differente coppia, anno dopo anno, e permette di ottenere comunque ottimi risultati, al di là degli scontri con potenziali nemici e competitor amorosi.
Ciò non vale solo per gli uccelli, naturalmente. Esistono molte specie monogame anche fra i mammiferi, i pesci, gli insetti e i rettili. Se volete scoprire quali, basta accedere a questo nostro altro articolo, in cui presentiamo una breve selezione di questa tipologia di animali.