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16 Ottobre 2022
17:00

La mantide religiosa (Mantis religiosa)

La mantide religiosa (Mantis religiosa) è un insetto dell'ordine dei mantoidei, che prende nome dalla sua postura simile a quella di una persona in preghiera. Famosa per l'abitudine di mangiare il maschio dopo l'accoppiamento, non è pericolosa per l'uomo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La mantide religiosa (Mantis religiosa) è un insetto noto anche con il nome di mantide europea. Dall'aspetto slanciato e appartenente all'ordine dei mantoidei, è diffuso nei prati e sui pendii assolati delle aree dai climi temperati e caldi di quasi tutti i continenti.

Il suo nome deriva dal termine greco mantis, che significa "profeta" o "vate" e rimanda alla postura, simile a quella di una persona in preghiera, che assume con le lunghe zampe anteriori.

Aspetto e caratteristiche principali

Il corpo delle mantidi religiose ha una forma allungata che, nel caso delle femmine adulte, può arrivare a circa 7 centimetri di lunghezza. Il dimorfismo sessuale è evidente, per via del fatto che i maschi sono più piccoli.

Possono essere verdi o brune e presentare diverse sfumature comprese tra questi due colori. Il capo è molto piccolo ed è caratterizzato da un'importante mobilità. Ha sottili antenne e occhi molto pronunciati.

Le zampe anteriori hanno una conformazione che, grazie a una serie di spine, facilita la cattura delle prede. Quando sono a riposo, invece, vengono tenute raccolte ed è proprio in questo momento che la mantide religiosa assume la postura che ricorda una preghiera, da cui deriva il suo nome.

Il protorace è stretto, mentre il resto del corpo si allarga verso il fondo. Le ali vengono utilizzate soprattutto a scopi di difesa dalle minacce e, in caso di necessità, può farle vibrare velocemente emettendo un rumore sibilante con l'intenzione di spaventare i nemici. Allo stesso modo, può aprire le zampe, per dare l'idea di aumentare le sue dimensioni.

Habitat e distribuzione

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Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Edmund March di San Michele all'Adige, nel nostro paese questa specie preferisce i terreni nei pressi di cespugli spinosi della famiglia delle Rosacee. Non risente eccessivamente della presenza degli esseri umani ed è infatti possibile osservarla anche negli orti e nelle zone semi urbane.

Secondo la IUCN, la mantide religiosa è da considerarsi una specie quasi cosmopolita, perché è stata avvistata in tutti i continenti, fatta eccezione dell'Antartide e dell'America Latina. Anche in Australia la sua presenza non è ancora certa, mentre in Nord America è stata importata accidentalmente dall'uomo sul finire dell'Ottocento.

Accoppiamento e riproduzione

Le mantidi religiose nascono sotto forma di neanidi, uno stato post embrionale tipico di alcune specie di insetti. Ciò avviene, generalmente, tra maggio e giugno, mentre nei mesi estivi, i giovani entrano nella fase adulta e raggiungono la maturità sessuale.

Il comportamento più noto di questa specie avviene durante la stagione degli amori – nei mesi estivi – quando la femmina, una volta terminato l'accoppiamento, ha l'abitudine di nutrirsi del maschio. Contrariamente a quanto si pensa, però, questo comportamento non riguarda tutte le femmine. I ricercatori del Dipartimento di Scienze animali e vegetali dell'Università di Sheffield, nel Regno Unito, in uno studio pubblicato nel 1991 su Animal Behaviour, hanno infatti rilevato una tendenza al cannibalismo post – nuziale solo nel 31% delle femmine osservate.

Secondo uno studio condotto nel 2014 dal Departamento de Ecología, Genética y Evolució dell'Università di Buenos Aires, in Argentina, vi è inoltre una tendenza, da parte dei maschi, a preferire le femmine meno aggressive e questa attitudine, secondo i ricercatori, servirebbe proprio a ridurre la probabilità di essere cannibalizzati dopo l'accoppiamento.

Nonostante l'aggressività post – nuziale, la mantide religiosa non mostra comportamenti aggressivi nei nostri confronti e in ogni caso il morso non è velenoso e non è assolutamente pericoloso per l'uomo.

Alimentazione

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Le mantidi si nutrono prevalentemente di mosche, farfalle, piccoli insetti come grilli e, in alcune situazioni anche di rettili e anfibi.

Mantidi a confronto

Gli insetti mantoidei sono diffusi prevalentemente in ambienti tropicali e, infatti, in Europa si contano solo circa 30 specie appartenenti a questo ordine, il quale racchiude anche la famiglia dei mantidi. In Italia esistono 7 specie, oltre alla più famosa mantide religiosa.

Ameles africana, che non supera i 3 centimetri è diffusa negli ambienti mediterranei di Algeria, Marocco, Portogallo e Corsica, ma anche in Sicilia e Sardegna. Sempre in Sicilia, è possibile incontrare Pseudoyersinia lagrecai – di colore marrone – e Rivetina baetica tenuidentata, dal corpo particolarmente esile.

Ameles decolor, diffusa a Sud del fiume Po, ha una linea chiara sul dorso, che è lungo al massimo 3 centimetri e moderatamente sottile. Ameles fasciipennis, invece, era una specie endemica delle Marche, riconosciuta da poco estinta dalla IUCN.

Ameles picteti, in Italia è diffusa solo in Sicilia, infatti è detta anche mantide nana siciliana. Fuori dal nostro paese è presente anche in Algeria e Spagna, ed è riconoscibile per gli occhi dalla forma conica e la testa evidentemente triangolare.

Ameles spallanzania, invece, è presente in gran parte del nostro paese ed è riconoscibile per le dimensioni ridotte (1-3 cm) e per il comportamento estremamente timido e il pronoto – ovvero il torace – corto e squadrato. Geomantis larvoides, infine è riconoscibile per l'assenza di ali in entrambi i sessi ed è una specie diffusa in quasi tutto il bacino del mediterraneo, dal Portogallo sino alla Grecia,

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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