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23 Settembre 2022
17:06

La mandria di Biella torna nell’allevamento degli orrori, le associazioni: «Una decisione assurda

Non è ancora finita la triste vicenda della mandria sulle montagne piemontesi di Biella, la cui vita è appesa a un filo. La procura di Biella ha disposto il dissequestro dei 174 animali, ma per ridarli alla stessa persona che li ha ridotti in quello stato.

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Non è ancora finita la triste vicenda della mandria di bovini ed equidi sulle montagne piemontesi di Biella, che stanno lottando per sopravvivere e la cui vita è appesa a un filo. Ma, se possibile, il proseguo è ancora peggio di quello che è successo finora.

Infatti, la procura di Biella ha disposto il dissequestro dei 174 animali che erano stati sequestrati il 18 agosto dai carabinieri forestali di Pray intervenuti insieme all’Asl comunale. Ma lo ha fatto non per affidarli a chi se ne possa prendere cura davvero, ma per ridarli alla stessa persona che li ha ridotti in quello stato.

«Sì, gli animali torneranno nelle mani dell’allevatore già denunciato a luglio alla procura di Novara per maltrattamento» ci dice Roberta Ravello presidente di Horse Angels Odv, che insieme al Rifugio Miletta Odv si erano attivate immediatamente e già a partire dal 12 settembre avevano presentato in procura le prime istanze di cambio di custodia giudiziale gratuita.

«Onestamente sono delusa. È vero che non avevamo presentato istanze per 147 animali, del resto non potevamo darli al primo che alzava la mano. Per fare le cose bene, serviva il tempo. Ma avrebbero almeno potuto consentirci di accasare le 44 creature per le quali avevamo trovato già l’affido».

E invece no. Le istituzioni e lo stato italiano non hanno soldi da investire per la tutela di animali sequestrati nonostante una interpellanza dell’8 aprile 2022, volta a riconoscere il rimborso di spese sostenute per la custodia giudiziale di animali sottoposti a sequestro.

«Poco prima che accadesse questa vicenda» prosegue Rovello, «il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, aveva sostenuto che "l'onere del rimborso delle spese di mantenimento degli animali grava sullo Stato e, dopo il passaggio in giudicato della confisca degli animali, sul Comune nel cui si trovano". Noi non chiedevamo quindi una cosa che non potevamo. Perché sì che l'affidamento agli enti e alle associazioni è a titolo gratuito, ma comunque dice sempre Sisto "devono essere rimborsati delle spese di mantenimento degli animali in senso ampio" e quindi non solo cibo, uso e pulizia del luogo di ricovero ma anche spese veterinarie e vaccini».

La vicenda di questi poveri animali comincia a luglio quando parte la denuncia da parte delle associazioni Rifugio Miletta e Horse Angels, contro un’azienda agricola nei pressi di Suno, in provincia di Novara, in cui erano stati segnalati 174 animali tenuti in condizioni terribili.

La denuncia aveva dato avvio a un’inchiesta da parte dell’autorità giudiziaria novarese, mentre gli animali venivano portati in alpeggio nel biellese e affidati al sindaco di Pettinengo, dove la procura di competenza territoriale aveva disposto il sequestro.

A quel punto Horse Angels e Rifugio Miletta hanno cominciato a cercare affidatari e ne hanno trovato in poche settimane per 44 animali.  La loro richiesta alla Procura era di trovare una stalla di sosta fino a che non li avessero trovati per tutti gli animali.

Ma il tempo è denaro, purtroppo. «Stavamo cercando una stalla di sosta da proporre, ma è arrivata come un fulmine la notizia del dissequestro… Ma certo, come era possibile arrivare a trovare qualcuno per tutti gli animali entro fine settembre?. Noi avremmo avuto bisogno della stalla di sosta per sistemare gli animali con calma, dopo debito censimento, cure mediche ai soggetti bisognosi».

Un progetto che avrebbe richiesto tempo ma nel frattempo chi avrebbe pagato per il mantenimento? «Non è stato presentato alcun progetto alternativo a quello di Horse Angels e Rifugio Miletta che esonerasse l’erario e i Sindaci dalle spese per la cura e il mantenimento degli animali sotto sequestro. Ci sarebbe piaciuto avere le risorse necessarie da soli, ma non è così. La storia purtroppo si ripete, chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti. Scusatemi lo sfogo addolorato, ma vorrei che fosse riformata una volta e per sempre la legge 189/04, e che veramente le contravvenzioni per maltrattamento che le forze dell’ordine fanno ai trasgressori finissero in un fondo trasparente ove ricorrere in queste circostanze per salvare gli animali, come prescriverebbe la legge stessa».

Cosa succede quindi adesso? «Adesso gli animali verranno demonticati e andranno in una qualche stalla di un collega dell’indagato, questo siamo venuti a sapere. Avrà comperato gli animali? Se sì, non è responsabile delle condizioni in cui gli arrivano. Certamente, mi viene da pensare, non potrà destinare al macello i 30 equini NON DPA presenti nella mandria, né potrà destinare al macello immediato le bovine giunte al settimo mese di gravidanza».

Le associazioni saranno in grado di seguire il destino degli animali? «Francamente non lo so. Penso che i margini per cambiare il destino di queste creature siano bassi. Spero però che la punizione della giustizia nei confronti dell’indagato sia pesante, per scoraggiare altri allevatori a detenere animali da reddito nelle stesse condizioni in cui erano stati trovati questi a luglio. E visto che siamo a pochi giorni dalle elezioni politiche, spero che chi venga eletto cambi, tra le prime cose del suo mandato, la legge 189 del 2004. È obsoleta, contradditoria e anche fuffa, come dimostra questo caso».

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Simona Sirianni
Giornalista
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