Il DNA antico dei dingo australiani ha svelato una storia affascinante e complessa che risale a migliaia di anni fa. Uno studio recente, guidato da Sally Wasef della Queensland University of Technology in Australia e pubblicato su PNAS, ha permesso di scoprire che questi canidi sono arrivati nel continente in due ondate migratorie differenti, avvenute tra 3.000 e 8.000 anni fa. Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è che il loro patrimonio genetico non mostra tracce significative di incroci con i cani domestici moderni.
I ricercatori hanno analizzato 42 campioni di DNA di dingo antichi, riuscendo a ottenere nove genomi completi, inclusi il più antico genoma australiano mai sequenziato per qualsiasi specie, ottenendo anche il DNA mitocondriale di 16 individui. Questi campioni, datati tra i 400 e i 2.700 anni fa, provenivano da diverse aree del continente. Hanno poi confrontato i genomi antichi con il DNA di 11 dingo moderni, 6 cani canori della Nuova Guinea e 372 tra cani domestici, lupi e altri canidi selvatici già studiati in passato.
Grazie a questo confronto, gli scienziati hanno confermato che le due principali popolazioni di dingo australiani di oggi, una concentrata lungo costa orientale e l'altra sulla costa occidentale, si erano già separate e differenziate tra loro almeno 3.000 anni fa. I dingo della costa orientale sono quelli più strettamente imparentati con i cani canori della Nuova Guinea, una popolazione inselvatichita famosa per le sue vocalizzazioni uniche. Questo dato suggerisce quindi che le due popolazioni di dingo presenti oggi in Australia sono arrivate attraverso due distinte migrazioni.
Tuttavia, non avendo a disposizione DNA antico dei cani canori, non è stato possibile per gli autori escludere completamente che questi cani possano discendere a loro volta da dingo migrati nuovamente dall'Australia alla Nuova Guinea. Sappiamo inoltre da tempo che i dingo discendono da un antenato lupo, ma solo grazie al DNA antico è stato possibile approfondire questa relazione, come ha spiegato Wasef: «In molti affermano che i dingo si sono incrociati con i cani domestici, anche per giustificare la loro uccisione. I nostri risultati, tuttavia, non mostrano alcuna evidenza di incroci diffusi».
Già un altro studio pubblicato nel 2022, aveva infatti rimesso in discussione la convinzione storica che i dingo non fossero altro che cani domestici rinselvatichiti, aggiungendo un nuovo capitolo sulla lunga e dibattuta storia evolutiva del più grande predatore australiano. Ora, anche queste nuove evidenze non hanno mostrato tracce importanti di incroci recenti con i cani moderni, suggerendo invece una parentela più stretta e molto più antica con cani e lupi originari della Cina e dall'altopiano tibetano.
Dall'arrivo degli europei in Australia, tuttavia, i dingo sono stati massicciamente cacciati e uccisi, poiché considerati una minaccia per l'industria del bestiame. Negli ultimi anni, ci sono stati anche numerosi attacchi di dingo agli esseri umani sull'isola di K'gari, al largo della costa del Queensland, fenomeno che ha portato all'abbattimento di diversi animali. Secondo Wasef, però, questa decisione dovrebbe essere rivalutata per preservare il pool genetico della popolazione: «I dingo di K'gari soffrono già di inbreeding e ucciderne altri danneggerà significativamente il patrimonio genetico di questa popolazione».
Questo nuovo studio, quindi, rivaluta ulteriormente lo status tassonomico e la storia evolutiva dei dingo, elevandoli ancora di più da "semplici" cani rinselvatichiti ad animali più antichi e "selvatici" e meritevoli quindi di tutela e protezione. La presenza dei dingo in Australia è molto più remota di quanto creduto fino a oggi. Siamo nell'ordine delle migliaia di anni, un tempo sufficiente per permettere a questi affascinanti predatori di armonizzarsi con l'ambiente e la biodiversità e per poterli considerare, finalmente, abitanti dell'Australia a pieno diritto.