La lontra sta tornando a colonizzare le regioni dell'Arco alpino e del Centro Italia. Si susseguono avvistamenti e dati che indicano come la lontra (Lutra lutra), uno dei mammiferi più rari d’Europa e al tempo a rischio estinzione, stia ritornando lì dove era scomparsa per decenni: Friuli- Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria e per il centro nel Lazio e nelle Marche.
Questa presenza si aggiunge quindi alla popolazione meridionale che si è mantenuta vitale nel tempo, localizzata in Campania e Basilicata oltre che in Puglia, Calabria, Abruzzo e Molise.
A svelarlo i dati forniti dal Progetto Lontra promosso e finanziato dal WWF Italia, in collaborazione con l’Università del Molise e la professoressa Anna Loy, una delle massime esperte mondiali sulla specie. Anche alla luce del nuovo monitoraggio la stima attuale della popolazione di lontra in Italia si mantiene sui 800-1.000 individui, un numero comunque ancora ben al di sotto del limite vitale minimo che considera 4.000-5.000 individui per metterla in sicurezza.
L’intero team impegnato nell'attività di monitoraggio ha setacciato, per circa 18 mesi, centinaia di chilometri lungo 35 bacini idrografici del Paese, tra cui Po, Tevere, Tagliamento, Adige, Isonzo, Magra, Arno, Ombrone, Liri-Garigliano, in cerca delle tracce di presenza e in particolare dei cosiddetti spraint [gli escrementi n.d.r.], caratteristici della specie, e monitorando le immagini delle videotrappole, come quelle che svelano un gruppo famigliare nel bacino dell’Isonzo, primo dato certo di riproduzione in questo areale.
Tra i fattori che hanno favorito il “ritorno al nord” della lontra, lo sconfinamento di esemplari provenienti dall’Austria, Slovenia e Francia: i fiumi infatti sono straordinari corridoi ecologici se si mantiene il loro stato di naturalità. Invece i segnali positivi di Lazio e Marche fanno ipotizzare una naturale espansione delle lontre dai bacini confinanti occupati da questa specie.
Per ora nessuna traccia in Piemonte, ad eccezione di un nucleo reintrodotto nel Parco regionale del Ticino, in Toscana, in Umbria e in Emilia-Romagna, anche se in quest’ultimo caso c’è stata qualche segnalazione. Una delle ipotesi che si sta monitorando è la possibilità che la lontra utilizzi anche il mare per spostarsi da un bacino all’altro della parte peninsulare: sono, infatti, sempre più frequenti le segnalazioni di esemplari che sostano nei porti, nuotano vicino le spiagge o vengono avvistate vicino alle isole.
Un ruolo importante per questo ritorno è dato anche dalla presenza di aree protette create in questi anni, tra cui molte Oasi, come spiega il WWF: «La sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del meridione e di parte del Centro con quella Centro-Settentrionale. Le minacce sono ancora tante: gli attraversamenti stradali che accomunano le lontre, almeno 50 negli ultimi anni, investite dalle auto, a tanti altri mammiferi protetti come orsi, lupi, la frammentazione dei fiumi e il degrado degli habitat fluviali e ripariali».
La tutela delle specie simbolo della nostra biodiversità è tra gli obiettivi della campagna Our Nature del WWF che negli anni 80 per primo diede l’allarme circa le condizioni della specie con il Gruppo Lontra Italia. Proprio l'associazione coordinò il primo monitoraggio da cui emerse che solo nel 6% dei 1300 siti monitorati risultava abitato.