Uccisa da un bracconiere che non ha esitato a puntarle contro il fucile e a fare fuoco. La lince Sofia, catturata nel Giura svizzero alla fine di febbraio 2023 e, dopo una breve quarantena, trasferita a Tarvisio nell'ambito dell'ULyCA (Urgent Lynx Conservation Action), è stata trovata morta poche settimane dopo il suo rilascio, in territorio austriaco, e i risultati dell’autopsia hanno confermato che è stata vittima di bracconaggio.
«La lince Sofia aveva un compito importante – spiegano dal Progetto Lince Italia – Insieme ad altre quattro linci, avrebbe dovuto rafforzare la popolazione di linci nelle Alpi sudorientali. La perdita di Sofia è significativa, poiché l'ancora piccola popolazione nelle Alpi sudorientali ha un'importante funzione di collegamento tra le popolazioni di lince nelle Alpi e nelle Dinaridi». Due settimane dopo il suo rilascio in natura, Sofia era migrata verso nord e aveva scelto come territorio l'area tra Villach, Feistritz e Bad Kleinkirchheim, in Carinzia. È qui che è stata trovata senza vita, colpita da un proiettile, e gli esami effettuati dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, svolti in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell'Università di Udine e il supporto dell'Istituto Entomologico dell'Università di Padova, hanno confermato l’uccisione da parte di un bracconiere.
«Tutti i partner del progetto, i Carabinieri Forestali, Progetto Lince Italia, il Wwf e la Cabina di Regia Lince e Caccia, una federazione di associazioni di cacciatori del Friuli, che ha sostenuto il progetto ULyCA fin dall'inizio, condannano fermamente questo atto illegale», è la dura presa di posizione dei portavoce del Progetto Lince Italia.
Tre cuccioli di lince sono nati sulle Alpi Slovene
ULyCA (Urgent Lynx Conservation Actions), integrato nel progetto comunitario LIFE Lynx, è un progetto dei Carabinieri Forestali, e Progetto Lince Italia dell'Università di Torino, ente che si occupa degli aspetti tecnici e logistici. Importante il supporto ricevuto da Wwf Italia, Germania, Svizzera e Austria, oltre alla collaborazione del gruppo di lavoro “Caccia e lince” che riunisce le associazioni venatorie regionali: obiettivo di un’iniziativa che coinvolge decine di enti e istituzioni, contribuire appunto al ripopolamento delle Alpi da parte delle linci attraverso il rilascio in natura di esemplari, attentamente monitorati tramite radiocollare. La lince (Lynx lynx) è infatti il mammifero più raro del panorama faunistico nazionale che si sta cercando di salvare dall’estinzione.
La lince Sofia era una femmina di 6 anni proveniente dal cantone del Giura, in Svizzera. Il suo nome era stato scelto dal Wwf Italia, ed era stata rilasciata il 16 marzo scorso: «Non è stato solo ucciso in maniera barbara e crudele un animale protetto, ma qualcuno ha deliberatamente voluto cancellare un simbolo della natura selvaggia i cui equilibri garantiscono anche la nostra sopravvivenza – ha aggiunto Isabella Pratesi, direttrice conservazione del Wwf Italia -. Il progetto di reintroduzione delle linci sulle Alpi orientali rappresenta un primo importante passo verso un atteggiamento diverso della comunità umana verso la natura: non più distruggere ma iniziare a ricostruire la natura che abbiamo perso, degradato o distrutto. Con enormi sforzi stiamo aiutando una specie nei territori che gli appartenevano e da cui è stata in gran parte cacciata, in maniera aggressiva e miope. Il bracconiere che ha compiuto questo gesto ha colpito un importante progetto, che aveva visto la collaborazione di tutti gli attori locali per riportare questo magnifico ed importante animale nelle Alpi orientali».
Nell'ambito del progetto sono state cinque, come detto, le linci liberate. Margy, che è stata la prima ad arrivare in Friuli, è una giovane femmina di 3 anni proveniente dal cantone del Giura, in Svizzera. Il suo nome è stato scelto dal capo progetto generale, Raffaele Pio Manicone e secondo i monitoraggi, per il momento si è trasferita a Nord, passando per la Slovenia e ha raggiunto i Nockberge, nella regione della Carinzia, in Austria meridionale.
Sofia, la seconda, era stata liberata pochi giorni. Jago, invece, a giugno stava esplorando le Alpi Giulie, tra Italia e Slovenia, ed è un maschio di 3 anni catturato a Vrancea, in Romania. A scegliere il suo nome sono stati i cacciatori locali, che collaborano in maniera attiva al progetto e, in questo caso, si sono occupati anche del rilascio, avvenuto lo scorso 16 maggio. Insieme a Jago era stata liberata anche Talia, una femmina di 2 anni a sua volta proveniente da Vrancea, il cui nome è stato scelto dai bambini delle scuole elementari di Tarvisio, coinvolte nel progetto nell'ottica di sensibilizzare alla coesistenza con le specie selvatiche. A giugno era stato liberto l'ultimo esemplare: Karlo, un giovane maschio che deve il suo nome al guardiacaccia che lo catturò sui monti Dinarici, in Croazia, nell’ottobre del 2022. Aveva appena perduto la madre e, a partire da quel momento, Karlo è stato protagonista di un percorso di riabilitazione avvenuto in Slovacchia, nello zoo di Bojnice, specializzato in questo tipo di recuperi.