A quasi un anno di distanza dall'invasione russa in Ucraina, il conflitto è ancora lontano da essere risolto e le conseguenze della guerra iniziano a farsi sentire anche nel settore della ricerca e della conservazione della biodiversità. Secondo un articolo recentemente pubblicato su Frontiers in Conservation Science, la guerra e l'isolamento russo stanno infatti generando pesanti ripercussioni anche su chi studia, monitora e tutela la biodiversità a livello globale, rallentando o stoppando progetti, collaborazioni e finanziamenti.
Lo studio e la tutela della biodiversità, come la pace, dipendono infatti da un complesso sistema internazionale fatto di scambi di conoscenze, collaborazioni e finanziamenti, una fitta rete indispensabile se si vogliono affrontare tematiche globali che vanno ben oltre i confini politici. Prendiamo per esempio i grandi migratori che viaggiano su e giù per il globo, come le megattere e altri cetacei oppure gli uccelli migratori: molti di questi animali non possono essere studiati o protetti da singoli paesi e necessitano di uno sforzo globale da parte di scienziati, governi e organizzazioni, che tuttavia la guerra in Ucraina sta mettendo in crisi.
Secondo gli autori, infatti, l'invasione russa sta avendo un impatto negativo sulla governance internazionale da cui dipendono tematiche legate alla biodiversità a causa di tre fattori principali: l'isolamento della Russia dal resto del mondo; Lo stop definitivo o il rallentamento dei progetti di cooperazione; Cambiamenti nelle priorità politiche internazionali. Da quando infatti scoppiata la guerra, progetti, collaborazioni e scambi di informazioni o fondi da e per la Russia sono sempre più difficili se non del tutto bloccati.
Molti progetti di collaborazione sono ormai sospesi, come per esempio gli studi sulle specie migratrici che trascorrono lunghi periodi nei territori o tra le acque al largo della Siberia per poi spostarsi attraverso l'Oceano Pacifico verso il tropici o continente nordamericano: il monitoraggio satellitare degli animali attraverso il progetto ICARUS (International Cooperation for Animal Research Using Space), per esempio, è stato completamente interrotto il 3 marzo 2022, poiché era gestito in buona parte dall'agenzia spaziale russa, nonostante fossero coinvolti scienziati da tutto il mondo.
Secondo gli autori, inoltre, l'isolamento della Russia ha purtroppo troncato anche buona parte dei negoziati politici in materia ambientale, ritardato la cooperazione internazionale su questioni fondamentali come la crisi climatica o della biodiversità su cui è indispensabile uno sforzo comune a livello globale. Con la guerra, però, le priorità dei paesi sono cambiate e farne le spese sono anche l'ambiente e la natura: la sicurezza alimentare per gli esseri umani, per esempio, ha avuto la precedenza, costringendo l'Unione Europea a rallentare le politiche sulla conservazione della biodiversità al fine di intensificare gli sforzi per affrontare la carenza di cibo.
Tuttavia, secondo gli autori la Russia, da sola, svolge un ruolo fondamentale per la tutela della biodiversità a livello globale per molteplici motivi. A livello ecosistemico, per esempio, ospita il maggior numero di aree selvagge rimaste della sulla Terra, più di qualsiasi altro paese. Custodisce specie o sottospecie uniche e minacciate, come l'orso bruno della Kamchatka (Ursus arctos beringianus) o la tigre dell'Amur (Panthera tigris altaica). È inoltre una roccaforte riproduttiva per oltre 550 specie di uccelli migratori, di cui 52 a rischio estinzione, come gambecchio becco a spatola (Calidris pygmaea).
Gli scienziati lanciano perciò un appello, chiedendo alla comunità scientifica una maggiore attenzione sugli effetti che la guerra sta avendo e che continuerà ad avere sugli accordi e la cooperazione internazionale in materia di tutela della biodiversità, affinché vengano ripristinati e tutelati gli accordi, i progetti e i finanziamenti persi o sospesi, salvaguardando e implementando inoltre quelli che ancora resistono. Anche in un periodo così cupo e difficile le grandi tematiche globali come la crisi climatica e quella della biodiversità non possono più essere ostacolati.