Una fuga durata quasi 30 ore. La ricerca che ha coinvolto mezza città. L’abbraccio finale a celebrare il lieto fine. Ha tenuto in ansia la storia del piccolo Steve, un Maltipoo (incrocio tra un barboncino e un maltese) di un anno e mezzo, scappato da un’area cani a Bari.
L’animale era stato affidato dalla famiglia a una nuova dog sitter. La giovane, complice anche la bella giornata, pensa di portare Steve al parco assieme a un altro cagnolino. Qualcosa, però, va storta al momento dell’ingresso nell’area recintata. La dog sitter prova a riacchiapparlo ma Steve, che evidentemente ancora non la riconosce del tutto, si spaventa e inizia a correre. Una fuga all’impazzata che lo proietta per strada, lasciando che in pochi minuti si perdano le sue tracce.
Quando la notizia arriva a Stefania, la sua pet mate, il panico pervade tutti i familiari: «Abbiamo provato subito una grande angoscia – racconta a Kodami – Steve per noi è uno di casa, un fratello per nostro figlio. Stare con lui è come una pet therapy continua, considerato anche qualche necessità particolare che abbiamo in famiglia».
Qui entrano in gioco i social. Stefania dapprima lancia un appello attraverso il suo profilo Facebook, dopodiché viene contattata da qualche amico che subito si mette a disposizione per dare una mano nelle ricerche. E così arrivano le prime segnalazioni, i primi avvistamenti. Qualcuno prova anche ad acciuffarlo. Steve, però, è veloce e ancora una volta si volatilizza nel nulla.
A questo punto si capisce che per ritrovarlo è necessario rafforzare ulteriormente le ricerche. La vecchia dog sitter di Steve batte a tappeto tutte le zone dove potrebbe essersi spostato. L’ultimo avvistamento viene segnalato nei pressi dell’alveo di un torrente in secca. Un gruppo di amici di Stefania, allora, prova a perlustrare la zona con un drone. Si unisce anche un professionista con un cane addestrato, un ausiliario del Nucleo Zoofilo della Città Metropolitana di Bari. Il suggerimento è quello di lasciare qualche giochino e degli oggetti familiari a Steve nel luogo dell’ultimo avvistamento, un altro parco cittadino che si trova a pochi passi dal mare. Il cane avrebbe potuto riconoscere l'odore.
Nel frattempo scende di nuovo la sera, la seconda che Steve rischia di passare all’addiaccio e in cui la cuccia a casa resta tristemente vuota. Invece arriva una telefonata: «Ci segnalano di aver sentito un abbaio flebile da uno dei cespugli del parco dove era stato visto nel pomeriggio – prosegue Stefania – In effetti anche i volontari che ci stavano aiutando ci avevano detto che sarebbe tornato lì. Quando siamo arrivati con le torce e ha capito che eravamo noi ha tirato fuori la testolina dal cespuglio e ci è corso incontro. È stato un miracolo, come trovare un ago nel pagliaio».
È facilmente immaginabile la girandola di emozioni vissute dalla famiglia di Steve in quasi due giorni di ricerche: «Sapere che era là fuori tra mille pericoli, se penso che ha attraversato binari, strade, evitato macchine – conclude Stefania – incredibilmente non ha riportato neanche un graffio. Quello che ci ha fatto commuovere, però, oltre al lieto fine è stata la solidarietà umana. Gente che non conoscevo era per strada per cercare Steve». Quelle stesse persone ora lo incontrano per strada e chiedono delle sue condizioni. Questi due giorni gli sono valsi almeno un po’ di gloria: «I social hanno funzionato, la Rete è stata incredibile», ha concluso.
Il più contento di riabbracciare Steve è stato il piccolo Francesco, il figlio di Stefania, 16 anni appena: «Per me è come un fratello – racconta – Quando l’ho rivisto mi sono messo a piangere. Quasi sono svenuto. Anche i miei amici hanno dato una mano nelle ricerche».
Una solidarietà e un affetto che rappresentano forse una delle note più belle di questa vicenda. Dopo il ritrovamento, naturalmente. Adesso Stefania ha ordinato un ricevitore GPS da collare. Servirà per monitorare Steve ma soprattutto per evitare che, la prossima volta, il cane scappi di nuovo lontano.
In ogni caso non bisogna dimenticare che i cani hanno un grande senso dell'orientamento. Ne abbiamo parlato in questo articolo.