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29 Agosto 2024
12:49

La foto della farfalla gigante trovata su un balcone in Italia: è una specie aliena

Una grande farfalla dall'aspetto esotico, ma su un balcone italiano. Di che animale si tratta? È la domanda di una nostra lettrice, che ci ha inviato una foto scattata da lei.

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Una grande farfalla appoggiata placidamente sul balcone. La foto non viene da una località esotica ma dall'Italia ed è stata inviata da Stefania Vizzolini, una nostra lettrice che ha chiesto alla redazione di Kodami alcune informazioni su questo particolare animale.

Quella che si vede nella foto è una falena Samia cynthia, conosciuta come Bombice dell'Ailanto o filosamia, e si tratta effettivamente di una specie originaria dell'Asia che è stata introdotta in Italia alla fine dell'Ottocento per la produzione della seta. Come le altre specie della famiglia Saturniidae, questa falena crea un bozzolo di seta, formato da un filo avvolto migliaia di volte, che gli esseri umani hanno sempre sfruttato per la produzione del tessuto pregiato.

Una specie aliena che si nutre di un'altra specie aliena

La Samia cynthia è un esempio interessante di specie aliena naturalizzata nel nostro Paese. La specie si nutre principalmente delle foglie dell'Ailanto (Ailanthus altissima), una pianta infestante anch'essa introdotta dall'Oriente. Questa pianta si è diffusa in tutta Europa, diventando invasiva e competendo con le specie autoctone per lo spazio e le risorse. Paradossalmente, sebbene il Bombice dell'Ailanto sia una specie animale aliena, non costituisce un pericolo diretto per l'ambiente. Il vero problema è l'Ailanto, la pianta su cui si nutre, che si sta diffondendo e minacciando le specie locali. Ridurre la popolazione di Samia cynthia non risolverebbe la situazione, poiché questa falena aiuta a controllarne la diffusione, contribuendo a limitare il danno ambientale causato da questa pianta infestante.

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Luis Fernández García

Un problema di biodiversità difficile da risolvere

L'introduzione di specie aliene, o esotiche, in Italia è un fenomeno che ha avuto profonde implicazioni per la biodiversità e la salute degli ecosistemi locali. Queste specie, provenienti da altre regioni del mondo, spesso si integrano negli ecosistemi italiani in modi che possono risultare dannosi per le specie autoctone, ovvero quelle originarie del territorio.

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Diego Delso

Il problema è complesso e si manifesta in vari modi. In primo luogo, alcune specie aliene, prive di predatori naturali nel nuovo ambiente, possono proliferare senza controllo, diventando invasive. Questo può portare alla competizione diretta con le specie autoctone per le risorse, come cibo, spazio e habitat. La competizione spesso risulta a favore delle specie aliene, che possono rapidamente sovrastare e ridurre le popolazioni locali. Ad esempio, piante invasive come l'Ailanto (Ailanthus altissima) si diffondono rapidamente, impedendo la crescita delle piante native e alterando la struttura e la funzione degli ecosistemi. In Italia, molte specie esotiche sono state introdotte deliberatamente per motivi agricoli, ornamentali o di controllo biologico, mentre altre sono arrivate accidentalmente attraverso il commercio globale. Una volta stabilite, queste specie possono avere effetti devastanti sulla fauna e flora locale. Ad esempio, l'introduzione di pesci non nativi nei laghi italiani ha causato la diminuzione di specie ittiche autoctone, con effetti a cascata sull'intera rete alimentare acquatica.

Il risultato è la perdita di una parte del patrimonio naturale italiano, fatto di specie adattate nel corso dei millenni al clima e ai terreni locali. Questa perdita di biodiversità non solo impoverisce l'ambiente naturale, ma può anche avere ripercussioni sull'economia, sulla cultura e sulla qualità della vita delle persone. Ad esempio, la scomparsa di specie vegetali native potrebbe influenzare le pratiche agricole tradizionali e la disponibilità di piante medicinali.

Gestire il problema delle specie aliene è estremamente difficile. Una volta che una specie invasiva si è stabilita, eradicarla completamente è spesso impossibile o troppo costoso. Le soluzioni includono la gestione del loro impatto, come la promozione della convivenza tra specie aliene e autoctone, o il controllo delle popolazioni invasive attraverso metodi naturali o chimici. Tuttavia, questi interventi richiedono risorse significative e devono essere pianificati con attenzione per evitare effetti collaterali non intenzionali. Ricordiamo che l'ecosistema è una rete complessa di interconnessioni. La perdita di un singolo elemento può innescare un effetto domino difficile da prevedere.

Come riconoscerla

L'adulto di Samia cynthia presenta ali molto grandi, con un'apertura alare che può raggiungere i 16,5 cm. Le ali sono di colore bruno-verdastro o giallo-brunastro, con macchie a forma di semiluna bordate di nero e una caratteristica fascia trasversale violacea, cinerea o biancastra. L’uovo è di forma semisferica e di colore bianco. La larva mostra un polimorfismo in funzione dell’età: inizialmente è di colore giallo-verdastra, con capo e protorace bruni e con addome recante tubercoli bruni; a maturità è di colore bluastro, con capo giallastro e tegumento disseminato di punteggiature nere e tubercoli azzurri.

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La specie completa uno o due cicli riproduttivi all'anno, con gli adulti che compaiono in primavera inoltrata. Le femmine depongono le uova sulle foglie delle piante ospiti, e l'incrisalidamento avviene all'interno di bozzoli di seta bruna, fissati ai rami delle piante. In Italia, il Bombice dell'Ailanto è stato introdotto nel 1854, e si è adattato principalmente all'Ailanto, ma può nutrirsi anche di altre specie vegetali come il Ricino, il Ligustro e il Sambuco.

È raro vederla in Italia?

Le Samia cynthia, sono state allevate per la produzione di una seta particolarmente robusta, superiore a quella del Bombice del Gelso (Bombyx mori). Questa seta, denominata “seta eri,” è rinomata per la sua resistenza e durabilità, caratteristiche che la rendono ideale per la realizzazione di un tessuto chiamato kien cen, un materiale tradizionalmente utilizzato in alcune culture asiatiche per le sue proprietà uniche.

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By Simtastic01

Quando la produzione di seta eri è cessata in Italia, soprattutto nelle regioni subalpine dove l'allevamento era più diffuso, il Bombice dell'Ailanto è passato dallo stato di coltura controllata a quello di popolazione selvatica. Questo cambiamento è stato facilitato dalla presenza della pianta ospite. Oggi, le Samia cynthia continuano a riprodursi in natura e in primavera non è raro vederne alcuni esemplari. Si sono adattate all'ambiente e sfruttato le risorse offerte dall’Ailanto. Nonostante non siano più allevate per la produzione commerciale di seta, queste falene persistono e potremmo definirle ad oggi parte della biodiversità locale.

Foto di apertura gentilmente concessa da Stefania Vizzolini

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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