È una foto che lascia un grande amaro in bocca, un’immagine che nella sua semplicità mostra tutto il male che gli esseri umani stanno facendo al Pianeta e che dovrebbe far riflettere.
È la strage di fenicotteri avvenuta tra gli anni 2020 e 2021 nella laguna di Miankaleh in Iran lo scatto vincitore del concorso The Environmental Photographer of the Year, competizione che premia i più audaci e creativi osservatori della natura e fornisce una piattaforma internazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi che minacciano il nostro mondo.
Lo scatto che si intitola “The Bitter Death of Birds”, ritrae i corpi senza vita di tre fenicotteri rosa, solo una delle tante specie uccise a causa della contaminazione delle acque, portati via dagli operatori ambientali per prevenire un’ulteriore diffusione di malattie.
Secondo quanto dichiarato dall’autore, Mehdi Mohebi Pour, durante la premiazione, la sua priorità fotografica «è mostrare i danni arrecati dall’uomo all’ambiente» e per questo ha voluto «diffondere le immagini di questo evento catastrofico» in modo che «le persone di tutto il mondo possano capire che «se non riconsideriamo il nostro stile di vita e non ci prendiamo cura del pianeta, è ciò che accadrà presto ovunque».
L’allarme in Iran per la moria di circa 6mila uccelli migratori scattò del 2020, ma nessuna autorità spiegò di cosa si trattasse e quali potessero essere le motivazioni reali, tanto che i funzionari del Governo furono molto criticati proprio per la loro mancanza di trasparenza.
Funzionari che non fecero altro che recuperare le migliaia di corpi senza vita rivenute lungo le rive dei villaggi di Galoogah e Qalehpayan, nella cittadina di Behshahr, nell’estrema periferia sud-orientale del mar Caspio, per poi bruciarli tutti in via precauzionale.
Tra le specie più colpite, come riferirono testimoni locali, c’era proprio il fenicottero, ma anche il mestolone comune e la folaga. Chiaramente, essendo nel periodo di allerta massima provocata dall’epidemia di Covid, anche la notizia di questa misteriosa strage di uccelli scatenò polemiche e timori, non essendo la prima moria di animali in quella zona. E non solo in precedenza, ma anche in seguito.
È di solo qualche settimana, infatti, fa la triste notizia di circa 1.700 le foche morte trovate sulla costa del Mar Caspio nella regione russa del Daghestan.
Le autopsie, in questo caso, non hanno mostrato segni di morte violente, tipo reti da pesca, né una condizione degli organi interni che convalidasse l'ipotesi di una intossicazione con metalli pesanti o pesticidi visto il vicino deposito di petrolio. In pratica, secondo gli esperti la morte sarebbe stata provocata da "cause naturali”.
Una strage che, però, ha comunque preoccupato molto, visto che le foche del Caspio sono gli unici mammiferi marini presenti nella fauna di quelle acque e la loro scomparsa avrebbe effetti davvero devastanti.