C'è un gradito, anzi, graditissimo ritorno nelle acque dell'Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, in Calabria, quello della foca monaca, uno degli animali marini più rari e minacciati al mondo. Negli ultimi tempi sono infatti sempre più numerose le segnalazioni da parte delle associazioni e dei volontari che da anni pattugliano le coste crotonesi con l'obiettivo di monitorare la presenza di questi splendidi e rari animali.
L'ultima arriva dal WWF Crotone, che attraverso i suoi canali social ha diffuso un video di un probabile avvistamento di una foca, ma sono sempre più numerose in Italia le segnalazioni del suo ritorno, sancito di recente anche da uno studio condotto dai ricercatori dell'Università Milano Bicocca grazie alle analisi del DNA ambientale raccolto in mare.
Un tempo piuttosto comune nelle acque italiane, la foca monaca mediterranea (Monachus monachus) è scomparsa rapidamente dalle nostre coste a partire dalla seconda metà del Novecento, fino a estinguersi completamente dal nostro Paese nel giro di qualche decennio. Il rapido declino è avvenuto soprattutto a causa della forte urbanizzazione dei litorali, delle catture accidentali nelle reti, il cosiddetto bycatch, e della persecuzione diretta.
Fino agli anni 70 era ancora presente in Sardegna, nelle isole Tremiti e all'isola d’Elba ma è poi scomparsa anche da lì perché "accusata" dai pescatori di rubare pesce dalle reti. Le ultime riproduzioni avvenute in Italia risalgono all'inizio degli anni 80, sulle coste centrorientali e occidentali della Sardegna.
Oggi esistono pochissimi e isolati nuclei riproduttivi nel Mediterraneo, con la popolazione principale localizzata soprattutto nel Mar Egeo, tra Grecia, Turchia e Cipro. Le colonie più vicine alle nostre acque sono invece quelle delle costa ionica tra Grecia e Albania e quelle presenti in Croazia. Le ultime stime parlano di una popolazione in lenta ripresa tra Mediterraneo e costa atlantica nordafricana che conta, però, a malapena 700 individui.
L'aumento degli avvistamenti di foche monache in Italia negli ultimi anni, soprattutto nel Mar Adriatico e nel Mar Ionio, è dovuto principalmente alla vicinanza delle popolazioni balcaniche in lento ma incoraggiante aumento. Queste segnalazioni, seppur ancora sporadiche e isolate, fanno ben sperare per una futura ricolonizzazione delle nostre coste. Nel nostro paese la foca era, non molto tempo fa, una presenza piuttosto scontata ma oggi, con la scomparsa avvenuta appena qualche decennio fa, sembra aver acquisito lo status di visitatore occasionale, quasi esotico.
Proprio come successo col lupo e altri animali la foca potrebbe lentamente riconquistare gli spazi perduti, come ricordano il Circolo IBIS per l'ambiente e l'associazione Gruppo Foca Monaca occorre darle una mano per aumentare l'attenzione e la consapevolezza pubblica e diminuire il disturbo. In caso di avvistamento di una foca monaca in mare è importante ridurre immediatamente ogni potenziale disturbo e allertare immediatamente la Capitaneria di Porto. È buona norma, come per ogni incontro con la fauna selvatica, evitare rumori, mantenere una notevole distanza di sicurezza e allontanarsi lentamente.
Considerando lo scarso tasso riproduttivo e l'elusività di questi animali, la sopravvivenza della foca monaca nel Mediterraneo dipende esclusivamente dalle nostre capacità di preservarne l'habitat e i siti riproduttivi grazie a opportuni e mirati interventi di conservazione. Fondamentale sarà però anche riabituarci alla sua presenza lungo le nostre affollatissime e devastate coste, concedendogli tutto lo spazio e la riservatezza che gli abbiamo avidamente sottratto negli ultimi decenni.