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18 Luglio 2023
16:16

La foca monaca è tornata lungo le coste italiane: come comportarsi in caso di avvistamenti

Dal Salento alle Eolie, dall'Alto Adriatico al Golfo di Taranto, lungo le coste sarde o all'isola di Caprera: sono questi i mari dove quest'anno sarà più facile avvistare la foca monaca. Il WWF spiega come comportarsi in caso di incontro, senza infastidirle o metterle in pericolo.

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Giornalista
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L’Alto Adriatico e il golfo di Taranto tra le coste della Calabria; il Salento e le coste albanesi; il canale di Sicilia tra Pantelleria e le isole Pelagie; le isole Eolie e la costa tirrenica della Calabria e poi le isole dell’arcipelago Toscano fino al canyon di Caprera e alle coste orientali della Sardegna. Sono questi i “punti caldi” della costa italiana dove, se sarete fortunati, potrete fare l’incontro ravvicinato con una foca monaca, solo fino a qualche decennio fa condannata all’estinzione e ora invece sempre meno rara lungo le nostre coste, come hanno dimostrato una serie di studi scientifici dell’Università la Bicocca di Milano.

Queste ultime ricerche, coordinate da Elena Valsecchi in stretta collaborazione col Gruppo Foca Monaca con un monitoraggio effettuato lungo le coste italiane e nei tratti di mari limitrofi tra il 2020 e 2021 e pubblicata su Scientific Reports, si sono basate su un sistema di monitoraggio della biodiversità marina che ha utilizzato anche le analisi del DNA ambientale contenuto in campioni d’acqua raccolti da traghetti lungo le rotte commerciali.

«Abbiamo rilevato la presenza di questi mammiferi marini  – aveva spiegato a Kodami la Valsecchi ad aprile in occasione della pubblicazione dei risultati della ricerca – in circa il 50 per cento dei campioni prelevati al largo dell’isola di Lampedusa nell’estate 2020 e in alcuni campioni prelevati tra il 2018 e il 2019 da traghetto al largo dell’arcipelago Toscano nell’ambito del progetto Med for Med, lungo la rotta Livorno-Golfo Aranci (Corsica Sardinia Ferries).

L’analisi di circa 50 campioni di acqua prelevati nei mari italiani sia sotto costa che in alto mare ha anticipato alcune delle più importanti segnalazioni e avvistamenti di foca monaca avvenute di recente in Toscana e in Sicilia e ne hanno svelato la presenza in tratti di Mediterraneo finora inesplorati».

Il manuale del "buon comportamento" redatto dal WWF

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Scienza e curiosità umana in questo caso sono andate di pari passo e così, mentre aumentavano le segnalazioni di questo mammifero marino, che trascorre gran parte del suo tempo in mare aperto, tranne nel periodo di accoppiamento e riproduzione, e quindi molto difficile da avvistare, aumentavano anche conferme scientifiche che le coste italiane e quelle del Mediterraneo si stanno lentamente ripopolando.

«Le osservazioni di foca monaca, ai nostri giorni, sono principalmente di singoli individui o femmine con il cucciolo – spiega il WWF che sulla base di questo aumento di segnalazioni ha redatto un manuale di “buon comportamento” in caso di avvistamento – Questo perché la sua vita si svolge prevalentemente in mare e sott’acqua. Nel Mediterraneo la foca è diffusa in tanti piccoli nuclei familiari con una consistenza stimata in circa 400 individui nel Mare Egeo e stime incerte di presenza in tutto il resto del bacino. Esiste una sola colonia di circa 300 individui concentrata in un breve tratto di costa atlantica tra Mauritania e Marocco».

Cosa fare dunque se ci si trova faccia a faccia con questo animale che da sempre ha accompagnato la storia dell’uomo nel Mediterraneo, tanto che nell’Odissea viene descritta mentre riposa distesa sulla spiaggia e raffigurazioni di foche sono presenti in medaglioni, monete, mosaici? I 10 punti del Vademecum WWF (foto sotto)sono semplici ma risultano efficaci soprattutto per la sicurezza e salvaguardia di questi animali marini: rispetto, osservazione e distanza sono le parole base di queste linee di comportamento.

Tra i consigli ovviamente «mantenere la distanza di almeno 50 metri senza cedere alla tentazione di avvicinare l’animale, osservarlo guardando più dettagli possibile per consentire  una migliore identificazione nel contatto con studiosi e  organi competenti; fare foto o video ma sempre alla giusta distanza, soprattutto se si notano graffi o altre ferite; non provocare rumori, (vocii improvvisi o abbaiare dei cani,) non tentare di toccare gli animali o intervenire anche se l’animale sembra in difficoltà. Lasciare agli esperti l’eventuale decisione di intervento.

Non creare nessun contatto o offerta di cibo, non toccarli se si trovano distesi sulla spiaggia per non rischiare di svegliarli bruscamente (la foca può restare in ‘apnea’ anche per diversi minuti); informare immediatamente gli esperti del Gruppo Foca Monaca (GFM) o se si vede l’animale in difficoltà contatta un centro di recupero della fauna selvatica fornendo loro tutte le informazioni rilevanti e seguendo le loro istruzioni».

Spesso turisti o appassionati combinano guai soprattutto per eccesso di curiosità o per desiderio di rendersi utili senza però conoscere regole fondamentali. I risultati possono essere davvero deleteri: a cominciare dal disturbo recato all’animale he può portare a cambiamenti delle sue naturali attività, ma in casi estremi si può arrivare a quanto accaduto in Norvegia lo scorso anno le autorità norvegesi hanno deciso di abbattere il tricheco di nome Freya che da settimane si aggirava nel fiordo di Oslo salendo sulle navi. L’eccesso di familiarità in quel caso, combinato con la rigidità delle regole, aveva portato all’uccisione di un animale sanissimo e inconsapevole.

Citizen Scienze per il monitoraggio estivo

Il WWF, in collaborazione con gli studiosi dell’Università di Milano Bicocca e con il Gruppo Foca Monaca, ha avviato una vasta azione di citizen science nell’ambito della Campagna WWF GenerAzioneMare, in grado di potenziare la raccolta di campioni con l’aiuto di volontari e turisti. «Si sono svolti nei mesi scorsi seminari online e incontri in presenza per consentire agli attivisti di prendere confidenza con il nuovo metodo di monitoraggio e di candidarsi per svolgere le attività di raccolta campioni e filtraggio, in coordinamento con l’Università di Milano Bicocca». Ora, ovviamente, è il momento di sfruttare l’estate e la grande presenza lungo tutte le coste italiane e a bordo di imbarcazioni di ogni tipo per ripartire con la raccolta dei campioni e quindi dei dati.

«La campagna estiva è già partita sia a bordo delle Vele del Panda, crociere di avvistamento dei cetacei, che in altre attività e vedrà i primi risultati di rilevamento della specie nelle aree di raccolta dal prossimo anno. La tecnologia di identificazione di tracce molecolari dell’e-DNA, a valle dei prelievi, è infatti molto complessa e necessita di laboratori specializzati» A questi dati si potranno aggiungere ed integrare quelli derivanti da osservazioni dirette lungo le coste, sempre più frequenti.

«Solo tra il 2022 e il 2023 sono stati avvistati e ‘validati’, attraverso un protocollo di intervista messo a punto dal Gruppo Foca Monaca, alcune decine di avvistamenti: un esemplare adulto di foca monaca è stato ripreso da alcuni velisti nelle acque dell’isola di Capri, un altro incontrato al largo del porticciolo di Lesina nel Gargano, un esemplare di pochi mesi di vita è stato filmato da un pescatore subacqueo lungo la costa calabrese presso Vibo Valentia, mentre nell’Arcipelago toscano si ripetono gli avvistamenti anche grazie ad un sistema automatico di video controllo attivo nell’isola di Capraia».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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