Minuscoli, paffuti, buffi e lentissimi, gli indistruttibili tardigradi hanno conquistato tutti, guadagnandosi persino il tenero soprannome di "orsetti d'acqua". La loro buffa e lenta andatura ispirò il fisiologo e gesuita italiano Lazzaro Spallanzani, che alla fine del 1700 li chiamò così proprio per questo, unendo due parole: tardus, lento, e gradi, camminare. Ancora oggi però gli scienziati si chiedono il perché animali così piccoli, grandi in media mezzo millimetro, si siano evoluti per camminare e non per strisciare o muoversi senza zampe, come fanno quasi tutti gli animali di quelle dimensioni. In un nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS gli scienziati hanno quindi studiato nel dettaglio la cinematica e la coordinazione della loro locomozione per svelarne tutti i segreti.
Un passo simile a quello degli insetti
Gli animali di piccolissime dimensioni quasi mai possiedono arti per muoversi. Basta pensare a nematodi o altri vermi che semplicemente si dimenano, strisciano o nuotano nel substrato umido per potersi spostare. I minuscoli tardigradi, invece, utilizzano le loro otto zampe cicciotte per camminare sul substrato o muoversi in acqua, in un modo molto simile a quello degli insetti, grandi però almeno 500mila volte rispetto a loro e con una struttura scheletrica del corpo molto diversa. Questa scoperta rafforza le ipotesi di un antenato comune tra tardigradi e insetti oppure evidenzia l'enorme vantaggio evolutivo di questo tipo di andatura.
L'andatura accelerata e irresistibile di un minuscolo tardigrado. Niroby et al., 2021
Queste enormi somiglianze nella locomozione aprono quindi diverse altre domande sull'evoluzione degli orsetti d'acqua, animali indistruttibili che abbiamo persino lanciato nelle spazio aperto oppure sparato come proiettili recuperandoli vivi e vegeti e pronti di nuovo a camminare in maniera goffa. I ricercatori hanno scoperto inoltre che a differenza dei vertebrati e in maniera identica agli insetti, i tardigradi non possiedono andature con schemi e movimenti degli arti differenti, come ad esempio il trotto o il galoppo dei cavalli. Quando camminano sul substrato varia solo la velocità, ma lo schema di movimento di base di tutti gli arti resta sempre lo stesso.
Sebbene i tardigradi siano considerati un phylum a parte e distinto da qualsiasi altra forma animale, secondo i ricercatori la loro locomozione evidenzierebbe una certa parentela con gli insetti, e quindi con gli artropodi in generale. Ipotesi non di certo nuova, già sostenuta infatti da molti altri scienziati che ritengono che artropodi e tardigradi dovrebbe essere inseriti in un'unica categoria tassonomica chiamata Panarthropoda, che includerebbe tra l'altro anche gli onicofori, i cosiddetti vermi di velluto.
Un tardigrado che cammina ripreso dal basso. Niroby et al., 2021
Un'altra possibile spiegazione
Ipotesi alternativa alla discendenza comune sarebbe invece quella della convergenza evolutiva. Gruppi animali differenti possono sviluppare caratteristiche simili in maniera del tutto indipendente, se queste portano vantaggi evolutivi notevoli. Un po' come successo per le pinne di pesci, cetacei e tartarughe, strutture molto simili adatte al nuoto che sono indispensabili in ambiente marino. Questi animali non le hanno ereditate da un lontano parente comune, ma le hanno evolute in maniera autonoma perché sottoposti alle stesse pressioni selettive ambientali.
In maniera analoga insetti e tardigradi potrebbero aver evoluto quindi lo stesso sistema di locomozione perché particolarmente efficace e vantaggioso su substrati molto variabili e accidentati. Secondo gli autori queste scoperte, oltre che ad aiutare a comprendere meglio la biologia e l'evoluzione dei tardigradi, potranno essere utili anche per sviluppare o migliorare piccolissimi robot ambulanti. Ve li immaginate minuscoli tardigradi-robot infilarsi in spazi microscopici?