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16 Giugno 2022
9:58

La first Lady Coreana dice stop alla carne di cane: «Rispetto per i cani e per la vita»

La first lady sudcoreana Kim Keon-hee in persona ha chiesto ai suoi cittadini di smettere di mangiare carne di cane. Secondo la moglie del presidente Yoon Suk-yeol, la tradizione potrebbe essere motivo di attrito con le altre potenze economiche.

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Una tradizione che per gli occidentali non è accettabile. E che, adesso, sta diventando sempre meno tollerata anche i diversi paesi orientali dove la carne di cane è ancora un piatto della cucina tradizionale.

La first lady sudcoreana Kim Keon-hee in persona ha chiesto ai suoi cittadini di smettere di mangiare carne di cane. Dalle parole riportate nell’intervista al Seoul Shinmun sembra che l'appello sia nato più per motivazioni legate ai rapporti internazionali che etiche, ma è importante che – finalità a parte – un personaggio di tale spessore per la società locale si sia spesa per raggiungere la comunità in modo diretto sul tema.

Secondo Keon-hee, infatti, continuare a mettere nel piatto il miglior amico dell’uomo, potrebbe essere motivo di attrito con le altre potenze economiche e quindi per la first lady sarebbe meglio interrompere del tutto questa consuetudine.

Affrontando il discorso carne e protezione degli animali, la moglie del neo presidente Yoon Suk-yeol, ha voluto parlare di quella che considera una questione di interesse internazionale. «Non consumare carne di cane è in definitiva la maggior espressione di rispetto nei confronti del migliore amico dell'uomo e significa anche rispetto per la vita», ha specificato.

Ha poi aggiunto che «circa 15 milioni di persone hanno animali domestici nel nostro Paese. Se si legiferasse in modo che chi abusa degli animali subisca una punizione credo che potremmo diventare una società più matura. Dopotutto, l'abuso di animali e la violenza domestica sono solo rami diversi della stessa radice».

Negli ultimi anni il consumo di carne di cane nel Paese è calato sensibilmente. Secondo dei dati rilasciati dal governo nel 2021, l'84% dei cittadini non ne mangia più.  Le motivazioni che stanno dietro a questa diminuzione sono dovute, da un lato, all'attività di sensibilizzazione fatta da associazioni e gruppi animalisti. Dall’altro, ad una nuova sensibilità degli stessi cittadini sudcoreani che hanno iniziato a considerare il cane come un animale domestico e non più da macello. Secondo diversi sondaggi, oltre l’80 per cento dei sudcoreani non ha mai mangiato o non intende mangiare carne di cane, mentre quasi il 60 per cento vede con favore un divieto al consumo perché lo ritiene «un abuso sugli animali piuttosto che una tradizione».

Il Ministero dell’agricoltura ha stimato che tra il 2015 e il 2020 il numero di cani e gatti posseduti dai sudcoreani, che in tutto sono circa 52 milioni, sia cresciuto da poco meno di 2,6 milioni a quasi 6,4 milioni.

L’ex presidente Moon Jae-in, conosciuto come un grande amante dei cani tanto da ospitarne diversi nella Blue House, la residenza presidenziale, durante il suo mandato aveva già espresso la volontà di bandire il consumo di carne di cane. Tema che aveva utilizzato anche nella campagna elettorale che precedette la sua elezione nel 2017.

Una legge sulla protezione degli animali, in vigore nel Paese dagli anni Novanta, proibisce l’uccisione “crudele” di animali che non siano classificati come “bestiame” (dunque anche i cani), ma l’implementazione della norma è stata finora molto lacunosa.

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Intanto, a partire dal 21 giugno a Yulin, una città del Guangxi, nel sud della Cina, al confine con il Vietnam, si terrà come ogni anno il “Lychee and Dog Meat Festival”, comunemente conosciuto come Yulin Dog Meat Festival.

Una celebrazione popolare che dura 10 giorni e vede morire tra i 10.000 e i 15.000 cani (ma anche gatti), con lo scopo di essere trasformati in cibo. E, oltretutto, data l’impossibilità di allevare un così elevato numero di animali, moltissimi vengono cacciati tra i randagi o illegalmente sottratti a ignari pet mate.

Gli appelli sono stati tanti, ma il festival non si ferma. Tuttavia la pressione fatta dalle associazioni sull’opinione pubblica internazionale ha portato ad una importante diminuzione del numero di animali uccisi durante le lunghe e sanguinose giornate che precedono e continuano durante i festeggiamenti.

Fortunatamente anche gli stessi cittadini cinesi si stanno mobilitando per richiedere l’abolizione del festival al governo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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