A un anno dal via libera della Commissione Europea, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento di esecuzione (UE) 2023/5 che autorizza l'immissione sul mercato della polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico (Acheta domesticus) quale nuovo alimento, e individua l’azienda che potrà introdurre in Europa la cosiddetta “farina di grillo”.
L’autorizzazione per la Cricket One Co. è arrivata dopo il parere scientifico positivo da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Alla società vietnamita è stata riconosciuta la tutela degli studi e dei dati scientifici di proprietà industriale per un periodo di cinque anni a partire dalla data di entrata in vigore del regolamento, a meno che «un richiedente successivo ottenga un'autorizzazione» dopo avere seguito tutto l’iter previsto dalle norme Ue.
Nel regolamento vengono elencati gli alimenti in cui è possibile trovare la farina di grillo, che potrà essere utilizzata per pane e panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita. La farina di grillo potrà essere impiegata anche nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne. Tutti i prodotti che la contengono dovranno essere però adeguatamente etichettati, con l’indicazione di possibili reazioni allergiche a chi già risulta allergico a crostacei, acari della polvere e molluschi.
Il "novel food" e gli sviluppi futuri
La notizia della pubblicazione del regolamento ha scatenato le proteste dei parlamentari europei della Lega e anche di Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione Agricoltura a Montecitorio: «L’introduzione dei grilli in polvere come alimento in UE, decisa da parte della Commissione europea, fa parte del disegno volto a distruggere le nostre tradizioni alimentari, l’eccellenza della dieta mediterranea e del Made in Italy – ha dichiarato all’Ansa – È sconsolante apprendere che di fronte a crisi economico-energetiche, diplomatiche e politiche, l’Europa riesca a farsi viva unicamente con provvedimenti al limite della follia, vedi la regolamentazione degli insetti come alimenti».
In realtà di “novel food”, e cioè della categoria di alimenti in cui rientra la farina di grilli, si parla ormai da tempo, e nulla ha a che fare con piatti di grilli arrostiti portati a tavola. Si tratta infatti di alimenti che – come spiega la stessa Commissione Europea – non erano stati consumati in misura significativa dall'uomo nell'UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi prodotti alimentari. Prima di questa data, anche se vi erano testimonianze di insetti consumati come cibo, nessuno Stato dell’UE ne aveva confermato un consumo significativo. Eppure in diverse parti del mondo gli insetti sono da sempre mangiati, in diverse forme, perché considerati fonte alternativa di proteine, oltre che un’alternativa sostenibile e meno costosa alle proteine tradizionali.
Il ruolo chiave degli insetti nell'alimentazione del futuro
La questione assume maggiore interesse alla luce delle previsioni della Fao sul futuro alimentare del Pianeta. Per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, gli insetti sotto forma di cibo assumono un ruolo significativo nel ventunesimo secolo a causa dell'aumento del costo delle proteine animali, della crescita demografica e dell’altissimo rischio che non vi siano abbastanza risorse per sfamare l’intera popolazione mondiale.
Secondo la Fao entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà infatti un picco di 9 miliardi di persone, con conseguente aumento della richiesta di proteine animali e incremento esponenziale di pressione sull’ambiente e su acqua, terreni e biodiversità.
A pesare moltissimo sono anche i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e la necessità di contenere e abbassare la percentuale di emissioni di gas serra. Il consumo di proteine animali comporta infatti uno dei più imponenti e dannosi impatti ambientali: secondo le stime di Greenpeace il settore agricolo è responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra, delle quali il 60% è causato soltanto dagli allevamenti intensivi di animali da macello.
Per la Fao gli insetti rappresentano inoltre una fonte di cibo altamente nutriente e salutare, con un alto contenuto di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali, e una fonte proteica alternativa che facilita il passaggio a diete più sane e sostenibili. Non è un caso dunque che nell'ambito di Orizzonte Europa, programma di finanziamento per la ricerca e l'innovazione, le proteine a base di insetti siano considerate una delle aree chiave di ricerca.