Tra le tante leggende e credenze legate al mondo degli animali ce n'è una in particolare, estremamente pittoresca oltre che assurda, che a distanza di molti decenni continua ancora oggi a resistere: quella delle vipere lanciate dagli elicotteri. Sicuramente quelli di voi più appassionati al folklore e alle leggende metropolitane ne avranno sentito parlare, poiché la storia del lancio di serpi velenose dall'alto è talmente tanto radicata che ha persino una sua pagina su Wikipedia.
Ma da dove nasce questa leggenda metropolitana? E cosa racconta? Secondo i sostenitori di questa bizzarra storia ci sarebbe qualcuno che periodicamente organizza ripopolamenti di serpenti velenosi spargendoli in giro con opportuni e mirati lanci aerei, talvolta sfruttando elicotteri, altre con piccoli velivoli leggeri.
Una versione rettiliana identica a un'altra leggenda, quella dei lupi, anch'essi resi dei paracadutisti secondo qualcuno per ripopolare il nostro territorio.
I colpevoli variano a seconda delle diverse tesi: c'è chi punta il dito contro il WWF, gli ambientalisti estremisti, i Verdi o i Carabinieri Forestali, intenzionati a salvaguardare la specie o nutrire i rapaci. Altri invece sostengono siano i cacciatori o i raccoglitori di funghi, troppo gelosi delle proprie montagne e desiderosi di tenere lontani i fastidiosi turisti dalle loro passioni. E perché no, qualcuno ha anche tirato dentro le case farmaceutiche che "come sempre non desiderano altro che arricchirsi sulla salute delle persone", in questo specifico caso aumentando le vendite di sieri e antidoti.
Ma sono soprattutto le modalità con cui avverrebbero i lanci la parte più fantasiosa e divertente della storia. C'è chi è pronto a giurare di aver ritrovato tra i boschi scatole di cartone o casse di legno con tanto di scritta in bella vista: "Attenzione rettili velenosi". E chi invece sostiene che verrebbero lanciate direttamente sfuse o in sacchetti di plastica e altri speciali contenitori che si aprirebbero all'impatto col suolo. Questo giustificherebbe, secondo loro, le foto di serpenti – vivi o morti – inaspettatamente osservati sugli alberi (che quasi mai sono vipere).
La spiegazione a queste apparentemente innaturali osservazioni sono diverse, ma facili da ricostruire. Molti serpenti italiani, per esempio il cervone, sono abili arrampicatori e particolarmente ghiotti di uova di uccelli. Non è raro, quindi, che si avventurino sulle chiome degli alberi in cerca di nidi. Per quanto riguarda i rettili morti trovati e appesi sugli alberi, il motivo è semplice e non di certo legato a paracaduti malfunzionanti.
Molti rapaci, soprattutto il biancone (chiamato anche "aquila dei serpenti"), si nutrono di serpenti. Capita spesso che li perdano mentre sono in volo, magari perché disturbati da altri rapaci o corvi e cornacchie. Oppure che precipitino al suo durante i bellissimi rituali di corteggiamento: le coppie di aquile e falchi spesso si scambiano doni nuziali in aria, compresi i serpenti. Qualche volta, un po' per inesperienza, un po' per distrazione, le prede possono sfuggire dagli artigli, precipitando così al suolo.
Non c'è nulla di vero, quindi, dietro queste storie, se non una sfrenata fantasia tendente al complottismo. Tuttavia, se pensate possa essere sciocco credere a una leggenda simile, sappiate che è stata alimentata per anni, anche dalla stampa.
A partire dalla fine degli anni 70 diverse testate, soprattutto in Nord Italia, raccontavano di questi misteriosi lanci o di inspiegabili invasioni, tant'è che persino la Forestale, i Parchi Nazionali e anche la Societas Herpetologica Italica, l'organizzazione scientifica che unisce gli studiosi italiani di anfibi e rettili, sono stati costretti a diffondere più volte comunicati di smentita, anche di recente. Tra l'altro nessuno in Italia ha mai effettuato ripopolamenti neanche via terra.
Nel 1989 per esempio, La Stampa ha raccontato, con tanto di foto, del ritrovamento in Val Susa di misteriose scatole collegate a mini-paracadute, apparentemente destinate lanciare aspidi in giro per le montagne. La notizia allarmò e preoccupò un po' tutti, ma si scoprì successivamente che fu ovviamente solo uno scherzo ben architettato da qualche burlone. La storia resta comunque ben radicata e documentata nel folklore italiano ancora oggi, tant'è che Paolo Toselli, scrittore e ufologo italiano, ci ha persino scritto un libro dal titolo La famosa invasione delle vipere volanti.
Per quanto riguarda invece la sua origine, come ogni buona leggenda che si rispetti, non è ancora del tutto chiara, nemmeno per i più attenti indagatori di misteri. Secondo diverse fonti pare sia partito tutto dalla vicina Francia negli anni 70. La diceria si sarebbe poi diffusa pian piano prima in Svizzera e poi in Piemonte, per diventare comune un po' in tutta Italia a partire dagli anni 90. Per qualcuno potrà sembrare assurda una credenza del genere, ma gli aspetti culturali e antropologici legati al simbolismo dei serpenti rendono la storia estremamente affascinante.
Se qualcun altro invece nutre ancora dei dubbi sull'infondatezza di queste teorie, rifletteteci: se voleste spargere in giro serpenti velenosi, tra l'altro di nascosto, usereste contenitori con tanto di avvertimento ben impresso sopra? E soprattutto, lo fareste noleggiando un costosissimo elicottero? Siamo sicuri ci siano ben altri modi molto più pratici ed economici per farlo con eguale successo.