Querele per coloro che offenderanno la memoria di Andrea Papi, il 26enne trovato morto nella sera tra il 5 e il 6 aprile 2023 nei boschi sopra Caldes, in Trentino. L'annuncio è arrivato dagli avvocati Marcello Pair e Maura Cravotto, legali della famiglia del giovane.
«Andrea non ha avuto alcun comportamento imprudente – hanno fatto sapere in una nota – essendosi limitato a fare una passeggiata nel bosco sopra casa percorrendo una strada forestale carrabile e subendo, suo malgrado l'aggressione mortale da parte di un'orsa, poi identificata in JJ4».
La madre Franca Ghirardini, il padre Carlo, così come la sorella Laura e la fidanzata Alessia Gregori si sono stretti intorno alla memoria di Andrea, chiedendo di non trattarlo più come «l'oggetto di una sterile discussione».
«La famiglia – hanno spiegato gli avvocati – sta subendo un secondo dolore derivato dalla moltitudine di commenti aggressivi, sconsiderati e denigratori della memoria di Andrea che così muore per la seconda volta, vittima ora non tanto dell'orso ma dei leoni da tastiera».
Per questo, i legali hanno fatto sapere che si rivolgeranno alla giustizia: «Visto il comportamento degli haters la famiglia ritiene ora di dover tutelare la memoria di Andrea richiedendo all'autorità giudiziaria di verificare la correttezza o meno di ogni singolo commento postato in rete da coloro che senza rispetto alcuno per la memoria di Andrea lo descrivono nei modi più beceri».
Nonostante proprio i genitori del giovane, e la madre in particolare, abbiano più volte sottolineato che «non serve abbattere l'orso», poiché vanno ricercate le responsabilità umane dietro quanto è successo, molte persone, soprattutto in Rete, si sono accanite nei confronti del giovane.
«La famiglia Papi, che ama gli animali e la natura, ha sempre chiesto rispetto e giustizia per sé e per Andrea – si legge ancora – Nel prendere le distanze da chi estremizza l'esigenza di tutela degli animali a discapito del rispetto per la vita umana strumentalizzando le loro dichiarazioni e colpevolizzando il comportamento di Andrea, la famiglia Papi, che non intende più accettare provocazioni, si vede costretta oggi a depositare formali atti di querela a tutela della verità e della memoria di Andrea, sempre più vittima, assieme alla famiglia, di chi ritiene che sui social si possa scrivere qualunque cosa».
Per i familiari, la colpa va ricercata nel progetto Life Ursus, attraverso il quale è stato reintrodotto l'orso bruno europeo in Trentino. «Come madre non posso accettare una morte così orribile – ha scritto Franca Ghirardini nella sua prima lettera aperta – Voglio chiarire una cosa: la colpa non è di mio figlio e neanche dell’orso. La colpa va ricercata nella cattiva gestione fatta da chi ha diretto, nel tempo, il progetto Life Ursus, che ormai è sfuggito di mano. L’abbattimento dell’orso non mi ridarà Andrea».
Nei primi anni Duemila questa specie è tornata a ripopolare l'Italia dopo essere quasi scomparsa. Il progetto europeo era stato avviato dal Parco Adamello Brenta con la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione Europea.
Tra i 10 individui provenienti dalla Slovenia e liberati sulle Alpi c'erano anche i genitori dell'orsa JJ4. Kodami in una intervista esclusiva ha parlato con Andrea Mustoni, il "padre" del Life Ursus e responsabile della comunicazione scientifica del Parco Adamello Brenta. Mustoni aveva sottolineato come «l'errore sia stato quello di gestire, dopo il 2004, in maniera ordinaria una situazione che era ancora straordinaria e richiedeva sforzi economici e di risorse umane».
Nel 2004 il coordinamento del Progetto è passato dagli esperti del Parco alla Provincia autonoma di Trento. È in questo frangente che va ricercato il momento di avvio del conflitto tra le persone e i grandi carnivori. Un'opinione molto chiara, con la quale si sono dimostrati più volte concordi anche i genitori di Andrea Papi.
Durante il funerale del giovane, che Kodami ha seguito sul posto, il padre Carlo ha dichiarato: «Chi ha fatto degli errori, abbia il coraggio: faccia un passo indietro e si tolga la corona». Il presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti era lì ad ascoltare eppure è rimasto sordo e impassibile, continuando a chiedere soltanto la morte di JJ4 e degli altri orsi trentini, come se questo fosse un atto di giustizia nei confronti della vittima, e non un modo per sviare l'attenzione da se stesso.