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20 Gennaio 2023
14:05

La dieta dell’Homo erectus: un vero onnivoro a seconda delle stagioni

Un'equipe internazionale si è dimostrata capace di analizzare i denti dei nostri antenati, per comprendere quale fosse la loro vera dieta e mettere la parola fine ad un dibattito che è sfociato nella produzione di alcune teorie pseudo scientifiche.

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L'Homo erectus è stato una delle specie che ha avuto più successo nella storia evolutiva degli esseri umani. Dai ritrovamenti fossili sappiamo che si è diffuso un po' dappertutto, almeno per quanto riguarda i tre continenti che formano il Vecchio mondo. Lo ritroviamo infatti in Africa – soprattutto nella sua "variante ancestrale" H. ergaster – in buona parte dell'Asia, dell'Indonesia e fino ad arrivare a Giava. Inoltre lo troviamo anche in Europa, attraverso i ritrovamenti di alcune sue forme derivate (H. antecessor) che cominciano ad assomigliare molto di più agli uomini successivi.

Di lui sappiamo molto, come il fatto che fu la prima specie umana a saper controllare il fuoco, ma alcune domande continuano a circolare negli ambienti accademici su cosa si basasse la sua dieta. Lo si è sempre immaginato come un cacciatore ma una nuova ricerca pubblicata su Nature di un team interdisciplinare di scienziati coordinato dalla Goethe University di Francoforte e con la collaborazione anche di ricercatori italiani di Padova e di Roma, ha ora cambiato per sempre la visione classica dei nostri antenati.

Tramite infatti l'analisi minuziosa dei denti di alcuni ritrovamenti con gli isotopi e la ricostruzione paleogeografica della fauna e della flora dell'isola di Giava, gli scienziati sono riusciti per la prima volta ad approfondire la questione inerente la dieta degli erectus vissuti sull'isola da 1,4 milioni di anni fa fino a 110 mila anni fa. E lo hanno fatto anche confrontando le abitudini alimentari della specie con quelle di tanti altri reperti, tra cui quelli di altri primati esistenti oggi sull'isola. I risultati così ottenuti, affermano gli scienziati, non corrono il rischio di essere considerati parziali e descrivono l'antica dieta della specie che più volte nel corso degli scorsi anni è stata chiamata in causa per sostenere o meno l'origine carnivora o erbivora dei componenti del nostro genere Homo.

«I nostri dati suggeriscono che H. erectus su Giava massimizzava le risorse disponibili in habitat a mosaico più aperti ed era meno dipendente dalle variazioni della disponibilità stagionale delle risorse – affermano gli autori – Sebbene sia ancora influenzato dalla disponibilità stagionale di cibo, deduciamo che H. erectus è stato colpito in misura minore rispetto a Pongo sp. (l'orango, n.d.r.) che abitava le foreste pluviali monsoniche a Giava. Suggeriamo inoltre che H. erectus abbia mantenuto un maggior grado di indipendenza nutrizionale sfruttando la diversità regionale delle risorse alimentari attraverso le stagioni».

Da questa conclusione, si può dedurre che gli scienziati ritengono H. erectus una specie onnivora e opportunista, maggiormente capace rispetto all'orango di affrontare le avversità legate alla dieta, approcciando delle scelte molto più varie. Inoltre i risultati ottenuti tramite l'analisi degli isotopi dei denti hanno permesso di scoprire come esistessero dei cicli annuali durante i quali la dieta di oranghi e uomini cambiava.

Tutte le specie fossili dell'epoca presenti a Giava presentano rapporti mutevoli tra gli isotopi dello stronzio e del calcio. I predatori per esempio dispongono di un basso rapporto stronzio-calcio, mentre gli erbivori mostrano alti rapporti stronzio-calcio. Gli onnivori (esseri umani, grandi scimmie e maiali), come ci si poteva aspettare, invece si trovavano nel mezzo. Come detto però per i primati esistevano delle variazioni nel corso dell'anno, con picchi molto più elevati per gli oranghi rispetto all'Homo erectus.

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Uno dei denti di H. erectus analizzati per conoscere la dieta della specie

Gli autori dell'articolo, tra cui Julide Kubat, Wolfang Muller, Luca Bondioli e Alessia Nava, a commento di questa scoperta affermano: «Questi picchi indicano un'abbondante disponibilità di cibo vegetale nella stagione umida, durante la quale la foresta pluviale produceva molti tipi di frutta. Durante la stagione secca, gli oranghi infatti passavano ad altre fonti di cibo, che potevano includere insetti o uova».

I nostri antenati erectus invece in quanto onnivori erano meno dipendenti e sofferenti rispetto all'approvvigionamento alimentare di frutta fresca. Ed è per questo che presentano picchi meno pronunciati di Sr/Ca.

Cosa dunque mangiavano gli erectus di Giava? In realtà un po' di tutto. Qualsiasi cosa fosse disponibile con una certa praticabilità in natura: frutta, carne, verdura, quando possibile un po' di insetti, frutta secca e in alcuni casi persino miele. «Improvvisamente ci si sente molto vicini a questi primi esseri umani che hanno vissuto molto tempo prima di noi. – sottolinea Wolfang Muller Si può percepire cosa poteva significare per loro il cambio di stagione e come interagivano con il loro mondo circostante. È assolutamente affascinante».

Pensiamo dunque alla così tanto di moda "paleo dieta" quanto sia lontana da una ricerca così approfondita e come sia sempre importante non dare peso a teorie pseudoscientifiche sull'origine carnivora o erbivora della nostra specie. I consumi della carne, come quella dei legumi, della frutta e di tanti altri vegetali hanno rappresentato infatti una parte importante del nostro sviluppo, in quanto siamo figli di una condizione onnivora che ci ha permesso di adattarci a qualsiasi condizione ambientale. Questo però non deve illuderci riguardo al nostro futuro. Poiché per quanto alcune teorie siano sicuramente sbagliate, è importante tagliare il consumo giornaliero odierno di proteine animali, in parte per migliorare le nostre condizioni di salute e soprattutto per aiutare noi stessi nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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