Forniscono ai cani liberi un luogo sicuro e asciutto dove dormire e ripararsi proteggendoli dalle forti piogge, dalle ondate di calore e dai pericoli della strada che mettono a rischio la loro vita.
Si chiamano Stand for Stays e sono state ideate da un gruppo di volontari tailandesi che hanno trasformato vecchi cartelloni pubblicitari destinati al macero in cucce per cani. Abbandonati dalle loro famiglie, nati per strada o rifiutati dai rifugi per carenza di posti, in Thailandia sono moltissimi i cani che non hanno una casa, costretti a trovare riparo nei luoghi più disparati e talvolta a vivere di stenti, tra l’indifferenza delle persone. Proprio per aiutarli sono stati ideati i rifugi Stand for Stays, concepiti in modo funzionale non solo per essere installati ovunque e in pochi minuti, mantenendo inalterato il contesto urbano e rendendolo “dog-friendly”, ma anche per consentire ai passanti di aprirli facilmente in caso di pioggia, folate di vento o forti ondate di calore: le istruzioni per il suo utilizzo, infatti, sono indicate nella parte frontale del pannello.
L’ex cartellone pubblicitario viene posizionato contro un muro fissando solo la parte superiore lasciando libera di muoversi quella inferiore, che una volta sollevata, crea la “cuccia urbana”: è qui che grazie a un ripiano ad hoc, il cane riesce a trovare riparo in sicurezza, adagiandosi su un piano rialzato, per proteggersi così dai flussi d’acqua o dagli oggetti trasportati dal vento. Per creare un ambiente ancor più accogliente, sono stati inseriti anche gli spazi per le ciotole consentendo agli abitanti della zona di dare da bere e da mangiare ai cani. Ad oggi il progetto è stato avviato nel distretto di Bangkok e in quello di Nonthaburi riscuotendo un grande consenso da parte dei cittadini e avvicinando i cani in difficoltà che in breve tempo hanno iniziato a occupare queste cucce mostrando di essere a loro agio. «Ogni rifugio riesce a risolvere il problema nel breve termine – sostengono i volontari di Stand for Stays – Solo installando le struttura in altre zone ed espandendo la rete dei rifugi potremmo migliorare le condizioni dei cani nel lungo periodo».