Con un voto dell'Assemblea Nazionale della Corea del Sud è stato bandito il business della carne di cane. Evento storico nel paese se si considera che ogni anno vengono allevati e uccisi un milione di cani. Il divieto sarà effettivo tra sei mesi con un periodo di transizione di tre anni: l'allevamento, l'uccisione e la vendita di carne saranno ufficialmente illegali dal 2027, con sanzioni fino a tre anni di reclusione o una multa fino a 30 milioni di won sudcoreani (circa 20 mila euro).
La Corea del Sud si unisce, dunque, a una crescente lista di paesi e territori dell’Asia che hanno vietato – con diversa applicazione – il commercio di carne tra cui Hong Kong, Taiwan, Filippine, India, Thailandia e Singapore, oltre alle città di Shenzhen e Zhuhai nella Cina continentale, la provincia di Siem Reap in Cambogia e 45 città, reggenze e province dell’Indonesia.
La notizia è stata accolta positivamente dagli attivisti di Humane Society International/ Corea, forti anche del sostegno pubblico e politico: attualmente la domanda è ai minimi storici. Un sondaggio d’opinione realizzato da Nielsen Korea (ente pubblico di ricerca che si occupa di misurazione dell'audience) del 2023 ha infatti rivelato che l’86% dei sudcoreani non intende mangiare questo tipo di carne in futuro e il 57% è a favore di un divieto.
Le dichiarazioni degli attivisti
JungAh Chae, Direttrice di HSI/Corea, ha dichiarato: «Si sta scrivendo una pagina di storia. Non avrei mai pensato di testimoniare nel corso della mia vita l’introduzione di un divieto all’atroce industria della carne di cane in Corea del Sud. Questa vittoria storica per gli animali è la testimonianza della passione e della determinazione del movimento animalista. Abbiamo raggiunto un punto di svolta: la maggior parte dei cittadini coreani si rifiuta di mangiare cani e vuole vedere questa sofferenza relegata nel passato. Oggi i nostri legislatori hanno agito con decisione per rendere tutto ciò realtà. Anche se il mio cuore si spezza per i milioni di cani per i quali questo cambio di passo è giunto troppo tardi, sono felicissima che il paese possa finalmente chiudere questo capitolo miserabile della propria storia e abbracciare un futuro amico dei cani».
Kitty Block e Jeff Flocken, rispettivamente Amministratrice Delegata e Presidente di Humane Society International, affermano congiuntamente: «Questa è davvero una giornata storica per la nostra campagna e gli sforzi per porre fine agli orrori dell’industria della carne di cane in Corea del Sud. Avendo visitato numerosi allevamenti di cani, conosciamo bene le sofferenze e le privazioni che questi poveri animali devono subire per un business che è finalmente costretto a chiudere la serranda».
Le misure adottate prevedono anche la possibilità per allevatori di cani, operatori di macelli e proprietari di ristoranti di presentare domanda di risarcimento e, qualora accolta, di ricevere supporto governativo per la transizione o la chiusura di queste attività.
Tradizionalisti e conservatori
La storicità di questa giornata è data anche dal fatto che dopo anni di controversie sembra che si sia arrivati ad un punto d'incontro tra fronti che da anni combattevano per raggiungere obiettivi opposti: da una parte gli allevatori che si rifiutavano di cedere il passo alla possibilità di una nuova legge, da tempo voluta nel paese e dall'altra gli attivisti e anche molte figure politiche che sostenevano un cambio di rotta.
Tradizionalisti e conservatori si sono "battuti" l'ultima volta lo scorso novembre: sebbene infatti il governo del presidente Yoon Suk Yeol avesse previsto risarcimenti per eliminare gradualmente l’attività e chiudere i battenti dell’industria della carne di cane, gli allevatori consideravano il provvedimento un abbandono delle tradizioni, un attacco diretto alla cultura del Paese.
Le critiche, in particolare, erano rivolte alla first lady Kim Keon-hee che, in piena campagna elettorale, aveva promesso di mettere al bando la carne di cane.
Il 17 novembre 2023, Yu Eui-dong, capo politico del Partito Power Power al governo, ha dichiarato in un incontro con funzionari governativi e attivisti per i diritti degli animali: «È ora di porre fine ai conflitti sociali e alle controversie sul consumo di carne di cane attraverso l'emanazione di un atto speciale». Chung Hwang-keun, ministro dell'Agricoltura, ha poi dichiarato che il governo avrebbe attuato rapidamente un divieto e fornito il massimo sostegno possibile a chi lavora nell'industria della carne di cane per chiudere le proprie attività.
Un cambiamento culturale
La carne di cane è tradizionalmente considerata come un cibo rinvigorente ed è consumata soprattutto nei mesi estivi più caldi, luglio e agosto. Per quanto ai più possa sembrare assurdo, in Sud Corea c'è una tradizione culinaria in questo senso. Tra i piatti più diffusi ci sono il boshintang – una zuppa di carne bollita – e il gaesoju, una bevanda che si ottiene facendo bollire la carne assieme a varie erbe.
Si stima che ogni anno per realizzare queste ricette in Corea del Sud vengano allevati circa due milioni e mezzo di cani, spesso in condizioni terribili: per lo più sono nureongi – ovvero cani di strada – e mastini coreani ma ci sono anche Jindo (una razza localei) e meticci, a cui si sommano i cani che vengono abbandonati dai loro umani di riferimento e poi introdotti negli allevamenti. Secondo i dati del ministero dell’Agricoltura sudcoreano, nel paese esistono circa 1.100 allevamenti, in cui vengono allevati 570.000 cani. I ristoranti che servono carne di cane sono 1.600.
La scelta del governo, dunque, è di fatto un cambiamento radicale alla cultura secolare di un intero Paese. Sono le nuove generazioni che, con una mutata sensibilità verso questo tema, stanno cambiando il senso di marcia e la vittoria di oggi è un segnale forte.