Una delegazione della comunità aborigena Yuin è arrivata in Italia per chiedere insieme alla Lav lo stop all'import di pelle di canguro. Dall'Australia i due rappresentati sono intervenuti durante un evento organizzato alla Camera dei Deputati per mostrare il sostegno delle comunità locali alla proposta di legge presentata dalla deputata del Partito Democratico Eleonora Evi. Se dovesse essere approvata, la legge introdurrà in Italia (e per la prima volta in Unione Europea) il divieto nazionale all’import e al commercio di prodotti derivanti dalla caccia commerciale ai canguri.
Anche se si tratta di un fenomeno poco noto, l'Italia è il primo importatore europeo di pelle di canguro con 381 tonnellate tra il 2019-2022, per un valore complessivo di 3,8 milioni di euro. È il quinto paese nel mondo, insieme al Vietnam, dopo Turchia, Pakistan, India, Indonesia.
Si tratta di un materiale ancora largamente utilizzato nel settore moda del lusso e per la realizzazione di scarpe sportive. Per limitare l'impiego di questo animale, un anno fa è stata presentata la proposta di legge C.961 che subito ha potuto contare sull'appoggio degli attivisti e delle associazioni di tutela animale come Kangaroo Alive e Lav.
A sostegno dello stop alla caccia commerciale al canguro sono intervenute anche diverse comunità aborigene. Sono queste a subire, insieme ai canguri, lo sfruttamento dell'ecosistema da parte dell'industria. Sul posto sono intervenuti Peter Hewitt della comunità Jerrinja-Yuin e Ricky Buchanan della comunità Gumbaynggirr, su incarico degli anziani di Back To Country, organizzazione che oltre a promuovere l'inclusione sociale e combattere il razzismo porta avanti una campagna di sensibilizzazione nei confronti della fauna australiana. In questa missione rientrano anche i canguri.
«Nella nostra cultura prendiamo solo ciò di cui abbiamo bisogno e lo facciamo in cerimonia – Hewitt Jerrinja-Yuin e Buchanan Gumbaynggirr – Non vogliamo vedere i canguri uccisi in massa dall'industria per la loro carne e la loro pelle; stiamo portando con noi il "Buru" Message Stick [il bastone del messaggio del canguro n.d.r.], per invitare i politici europei ad ascoltare con il cuore, a sentire la storia del Paese e a capire come la mancanza di rispetto e la profanazione di un animale così importante stiano danneggiando la terra e la sua gente».
Quella italiana è solo la prima tappa di un lungo tour di sensibilizzazione. La delegazione passerà anche dal Parlamento dell’Aja e di Bruxelles per sostenere analoghe proposte di divieto nazionale all’import e commercio di pelli e carni di canguro. Si fermeranno infine a Strasburgo in occasione del World Kangaroo Day, il 24 ottobre, dove incontrerà gli eurodeputati dell’Intergruppo sul Benessere Animale del Parlamento Europeo.
Lav: «Urgente l'approvazione del divieto d'import»
Il messaggio lanciato dalle comunità aborigene ha un'ampia platea anche in Italia secondo un sondaggio appena pubblicato. Nel focus dedicato al nostro Paese, il 78% degli italiani è favorevole al divieto di importazione e commercio di pelli e carne di canguro.
Simone Pavesi, responsabile LAV Area Moda Animal Free ha dichiarato: «Con la campagna Salva Canguri avviata da LAV nel 2019 e parte di una campagna globale, abbiamo ottenuto importanti risultati con alcune aziende che, sensibilizzate, hanno subito dismesso le produzioni come: Diadora (per le scarpe da calcio), Prada, Versace, Ferragamo e prima ancora anche Gucci per calzature e accessori di lusso».
L'operazione di sensibilizzazione ha dato i suoi frutti per altri animali, come le foche, ricorda Pavesi: «L’Italia è stato paese guida in Europa per il divieto all’import di pellicce di foca; oggi, con la proposta di legge C.961 l’Italia ha la possibilità di intervenire per contrastare l’uccisione di oltre 1,5 milioni di canguri l’anno ed essere il primo Stato membro a farlo».
Evi: «Nessuna sostenibilità nel massacro dei canguri»
In Italia la politica ha risposto all'appello per salvare i canguri attraverso la deputata Eleonora Evi: «La mattanza di canguri che avviene ogni anno in Australia per vendere carne e pelli di questo bellissimo animale pesa soprattutto sulla coscienza del nostro paese, in quanto siamo il primo importatore di questi prodotti macchiati di sangue, spesso innocente, considerati i tantissimi cuccioli di canguro che vengono sterminati nelle braccate notturne a colpi di fucile».
Secondo gli attivisti intervenuti alla Camera insieme alla deputata, la caccia commerciale ai canguri pur essendo presentata inAustralia come un intervento «sostenibile» rappresenta un vero e proprio massacro che interessa animali non malati o deboli, ma soggetti sani e forti. Avviene di notte, gli animali sono braccati da cacciatori a bordo di pick-up e colpiti brutalmente: oltre 1,5 milioni di canguri adulti sono uccisi ogni anno per scopi commerciali. La maggior parte delle vittime sono femmine con cuccioli, a loro volta vittime “collaterali”.
«Chi parla di filiera tracciata e sostenibile mente sapendo di mentire – aggiunge Evi – come emerge dalle attività della commissione di inchiesta del Parlamento del Nuovo Galles del Sud che fa luce su questa pratica crudele. Cambiare è possibile, lo dimostrano le tante aziende italiane già impegnate a dismettere l’import di questi prodotti. Un divieto nazionale è ciò che serve per completare questo percorso, iniziato grazie al lavoro di instancabili associazioni come LAV, che dal 2019 si batte per ottenere questo risultato. Oggi la testimonianza di rappresentanti australiani della comunità aborigena Yuin deve far riflettere profondamente sul modo in cui trattiamo gli animali, ancora visti come merce ed oggetti invece di esseri senzienti che meritano rispetto».
La proposta di legge ha trovato il sostegno trasversale di gran parte dei partiti, hanno firmato anche Maria Vittoria Brambilla, Ilaria Cavo, (Noi Moderati); Susanna Cherchi (Movimento 5 Stelle); Beatriz Colombo, Mauro Malaguti, (Fratelli d'Italia); Rita Dalla Chiesa, Gloria Saccani Jotti, (Forza Italia); Francesco Gallo (Misto); Simona Loizzo (Lega).