Venne uccisa senza contattare prima un veterinario. Giustiziata nonostante non avesse commesso alcun reato. Oggi si svela la verità attorno alla cerva che, più di un anno fa, venne soccorsa dalla protezione civile ad Auronzo di Cadore, in Provincia di Belluno.
Non è la prima volta che il borgo delle Dolomiti si imbatte in questi esemplari. In ordine di tempo l'ultima è stata Angela, una cerva adottata dai residenti e poi trovata morta (in questo caso, per cause naturali).
Allora, era il 24 gennaio 2021, l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin scrisse su Facebook: «Una piccola femmina di cervo, stremata sull'Ansiei. Soccorsa dal Gruppo di Protezione_Civile di Auronzo, scaldata e rifocillata e successivamente consegnata alla Polizia Provinciale. Sebbene in condizioni critiche, speriamo possa salvarsi».
Oggi arriva (da parte dell'assessore al territorio della Regione, Cristiano Corazzari) la risposta all’interrogazione che era stata presentata il primo febbraio 2021 dal Consigliere regionale del Partito democratico Andrea Zanoni e sottoscritta dai suoi colleghi Anna Maria Bigon (Pd), Cristina Guarda (Europa Verde) e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni.
«Quando mi segnalarono l’episodio, ricordo che i testimoni confermarono come la cerva, recuperata dopo essere finita in un torrente e stremata per fame e freddo, si reggesse sulle zampe da sola», dice Zanoni.
«Ho anche le foto della cerva in piedi con le coperte fornite da alcune persone che l’avevano inizialmente soccorsa nonché accudita. Trovo incredibile – commenta il consigliere – che sia stato abbattuto un animale senza prima chiamare un veterinario che valutasse lo stato di salute e accertasse l’impossibilità di fare diversamente. La Regione – ribadisce Zanoni – deve passare ai fatti e smetterla con le promesse: i soldi per le associazioni venatorie si trovano sempre, ai Cras invece vengono dati col contagocce nonostante le decine di episodi del genere, con animali selvatici feriti e non soccorsi, né tempestivamente né adeguatamente”. Il tema, dunque, è quello dei Centri di recupero per animali selvatici, che nel frattempo avrebbero meno risorse per gestire le emergenze che, quotidianamente, insistono sul territorio.